Lorenzo Cremonesi per il "Corriere della Sera"
beni di prima necessita distribuiti nel donbass 2
«I russi non avanzano di un centimetro, però bombardano da lontano con missili e artiglierie pesanti. Qui hanno sparato cinque giorni fa contro la stazione di benzina, forse pensavano ci fosse un deposito di carburanti. Intanto però gli ultimi civili rimasti se ne sono andati, la sera non vedo più neppure una luce accesa nelle finestre dei condomini qui attorno».
Il poliziotto 28enne che dice di chiamarsi Gregory procede a fatica sul retro della stazione di servizio, tra i sassi e le zolle di terra che circondano l'enorme cratere: un buco profondo oltre sette metri e largo almeno dieci.
truppe russe nel donbass
«Uno spreco assurdo, il missile costava almeno dieci volte ciò che ha distrutto. Però loro fanno così, visto che non riescono ad ottenere vittorie militari rilevanti, mirano a devastare le infrastrutture, costringendo la gente ad andarsene. Ovvio che non intendono finire domani, questa è una strategia per la lunga durata», aggiunge e le parole di questo giovane agente, a sua volta timoroso che un secondo missile possa colpire se i droni dovessero intercettare troppe persone assembrate nell'area, confermano dal campo ciò che l'intelligence americana va ripetendo ormai da giorni.
carri armati russi nel donbass 4
La fase due Putin non intende affatto bloccare l'offensiva, anzi, Mosca si sta organizzando per una guerra di lunga durata e a bassa intensità, dato che ha perso subito in partenza quella agile dei blitz veloci.
La stessa massima responsabile dei servizi d'intelligence Usa, Avril Haines, ha ribadito ieri di fronte al Congresso che Putin in persona «prepara un conflitto prolungato in Ucraina».
Torniamo nelle regioni del Donbass prospicenti Donetsk per verificare come, a circa sei settimane dal suo inizio, la «fase due» dell'invasione russa risulti sostanzialmente in stallo e le posizioni dei due eserciti siano le stesse che vennero determinate dal cessate il fuoco seguito al conflitto del 2014.
carri armati ucraini in donbass
La cittadina di Kurakhove è spettrale: negozi chiusi, pochissime persone per strada, i campi coltivati tutto attorno sono stati abbandonati, soltanto qualche camion militare passa veloce con al traino le artiglierie di lunga gittata appena arrivate dagli alleati americani e si dirige verso la prima linea del fronte, una quindicina di chilometri più a est.
Combattimenti più intensi si verificano invece a nord, verso le zone a ovest di Lugansk, oltre a Izium e Kramatorsk. E proprio qui in alcuni punti gli ucraini sono stati costretti ad arretrare un poco. I successi più rilevanti continuano invece ad ottenerli attorno a Kharkiv (la seconda città del Paese), dove ormai i netti ripiegamenti russi hanno allontanato la loro artiglieria pesante che adesso sembra non riuscire a colpire il centro città.
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Ma se ormai la guerra è soprattutto di logoramento non possono essere ignorati i danni enormi che sta procurando alla struttura sociale ed economica dell'intera Ucraina. Le Nazioni Unite osservano che ormai oltre 6 milioni di civili sono profughi all'estero e gli sfollati interni sfiorano quota 8 milioni.
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Ciò significa che oltre un terzo della popolazione ha abbandonato le proprie abitazioni e quasi sempre anche le attività lavorative. Secondo le stime della European Bank for Reconstruction and Development, l'economia nazionale è destinata quest'anno ad un tonfo superiore al 30 per cento rispetto ai valori del 2021.
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La classe media
Sono dati che testimoniano dell'enorme crisi strisciante: molti liberi professionisti cercano lavoro all'estero, la classe media rischia di venire messa in ginocchio. Putin mira così a vincere l'Ucraina per esaurimento interno. Un conflitto che si alimenta anche di paure e propaganda.
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L'Onu tende adesso ad ascoltare con attenzione le denunce ucraine contro i crimini ai danni della popolazione commessi dalle truppe russe nelle regioni a nord di Kiev e parla di circa 300 civili uccisi senza alcun motivo e addirittura torturati.
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I portavoce militari ucraini raccontano inoltre di decine di cadaveri di soldati russi chiusi dentro sacchi bianchi che sarebbero stati trovati ammassati in un vagone refrigerato dopo il ritiro del loro esercito a fine marzo.
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Il canale inglese della tv qatariota Al Jazeera ne ha fatto un servizio raccontando tra l'altro che in uno dei sacchi sarebbero stati trovati anche gioielli, forse refurtiva rubata alla popolazione.
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«La Russia non vuole questi corpi, ognuno rappresenta la prova di un crimine di guerra», spiega il colonello Volodymyr Liamzin. Inoltre, a detta del capo dell'amministrazione militare di Kharkiv, Oleg Sinegubov, numerosi altri soldati morti sarebbero stati trovati «per le strade, nelle case e nelle discariche delle zone appena abbandonate dal loro esercito».