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    LA FED SA QUALCOSA CHE NON SAPPIAMO? IL TAGLIO DRASTICO DEI TASSI IERI HA FATTO CALARE LE BORSE INVECE DI GALVANIZZARLE: GLI INVESTITORI SI ATTENDEVANO UNA RIDUZIONE DI 0,25, INVECE POWELL HA ANNUNCIATO IL DOPPIO (0.5), CON TRUMP CHE CHIEDEVA ANCHE DI PIÙ. SEGNO CHE GLI EFFETTI DEL CORONAVIRUS SARANNO PIÙ PESANTI DI QUANTO PREVENTIVATO FINORA, CON L'ECONOMIA  CHE RISCHIA LA RECESSIONE - ANCHE LA BCE SI DA' UNA MOSSA?


     
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    1.LA FED TAGLIA E LE BORSE CALANO PROPRIO PERCHÉ TAGLIA (TROPPO)

    DAGONOTA - La cosa clamorosa che è successa ieri? Che la Fed ha abbassato i tassi di mezzo punto mentre i mercati si aspettavano un taglio solo di 0,25, e nonostante questo ieri le borse americane sono andate giù. Come mai? Proprio per l'incisività dell'intervento: i mercati non hanno brindato per il denaro più cheap, ma hanno tremato all'idea di cosa sappia davvero Jerome Powell, sugli effetti del coronavirus sull'economia americana. Una misura così drastica può voler dire solo una cosa: recessione. Ed ecco le vendite…

     

    DONALD TRUMP JEROME POWELL DONALD TRUMP JEROME POWELL

    La verità è che negli USA brancolano nel buio peggio che in Italia, perché in un paese federale senza sistema sanitario nazionale, dove i tamponi costano 3mila dollari l'uno, gestire un'epidemia è praticamente impossibile, figuriamoci ricostruire eventuali movimenti di persone e nascita di focolai.

     

     

    2.CORONAVIRUS:BANCA MONDIALE STANZIA 12 MILIARDI AIUTI

     (ANSA) - La Banca Mondiale stanzia 12 miliardi di dollari per far fronte all'emergenza coronavirus. Le risorse saranno a disposizione dei paesi in via di sviluppo. Lo annuncia il presidente della Banca Mondiale, David Malpass. "L'obiettivo è offrire un'azione rapida ed efficace ai paesi che ne hanno bisogno" spiega Malpass.

    effetto sorpresa ma opaco

     

    3.EFFETTO SORPRESA MA OPACO

    Donato Masciandaro per ''Il Sole 24 Ore''

     

    Per essere certi di vincere una scommessa è sufficiente lanciare una moneta a due teste. È quello che ha fatto la Fed; abbassare i tassi di interesse è oggi una mossa che può piacere a tutti: al cittadino già preoccupato del coronavirus, a Wall Street mai sazia di liquidità, al presidente Trump in campagna elettorale.

    Che sia una mossa utile per l' economia americana è tutto da dimostrare; ma non per Powell ed i suoi colleghi, che un guadagno lo avranno comunque.

    CHRISTINE LAGARDE CHRISTINE LAGARDE

    La decisione presa ieri dalla banca centrale americana di ridurre i tassi di interesse colpisce per almeno tre ragioni, tra loro intrecciate: l' effetto sorpresa, l' effetto anticipo e l' effetto opacità.

     

    I tre effetti sono subito evidenti se si confronta il modo di agire «normale» che dovrebbe seguire una banca centrale con quello che invece ha fatto la Fed.

    L' esistenza e la rilevanza di un effetto sorpresa si verifica quando la decisione di una banca centrale non rientra nel suo comportamento standard. Il comportamento standard implica che il banchiere centrale reagisce quando le variabili che deve tener d' occhio per statuto si muovono in modo non desiderato.

     

    Nel caso della Fed, le sue variabili obiettivo sono la variazione dei prezzi al consumo e l' occupazione. Se leggiamo il comunicato stampa con cui Powell ha reso pubblica la riduzione dei tassi, troviamo che «i fondamentali dell' economia degli Stati Uniti sono robusti», a conferma che né l' andamento dell' inflazione né quello del mercato del lavoro mostrano alcun segno di debolezza.

     

    JEROME POWELL JEROME POWELL

    Vero è che nessuna banca centrale - Fed inclusa - rinuncia per principio alla possibilità di utilizzare l' effetto sorpresa. In gergo appena tecnico, si dice che ogni regola di comportamento di una banca centrale ha un margine di imprevedibilità, che consente al banchiere centrale di esercitare la sua discrezionalità, per far fronte ad un andamento - imprevisto e negativo - delle sue variabili obiettivo. Ma qui manca il presupposto, in quanto - come sopra rilevato - non c' è nessuna variabile macroeconomica rilevante chè ha registrato un shock negativo. Nonostante ciò, la Fed ha invece messo in atto un forte effetto sorpresa, sotto almeno due punti di vista: la tempistica - la decisione di ieri pomeriggio non era attesa; la dimensione - una riduzione di cinquanta punti base è il doppio di quella usuale.

     

    Ma l' effetto sorpresa potrebbe essere spiegato da Powell dicendo che la Fed sta accentuando quella strategia già in atto di anticipare gli andamenti negativi dell' economia americana, invece di attenderne i segnali premonitori. Di solito le banche centrali curano gli squilibri macroeconomici: osservano gli indicatori, e, se serve, reagiscono.

    La Fed dallo scorso anno ha invece messo in atto una inversione della sua politica monetaria - prima fermando la normalizzazione dei tassi di interesse, poi riducendoli - giustificandola proprio con un approccio preventivo. Può una banca centrale avere un approccio preventivo? Certo, purchè sia trasparente. Non è difficile: la banca centrale annunzia che reagirà non ai cambiamenti dei dati macroeconomici, ma alle sue previsioni su tali cambiamenti.

    Concretamente: non riduco i tassi di interesse perché vedo l' economia rallentare, ma perché le mie previsioni sull' economia sono cambiate. Ai numeri reali sostituisco i numeri delle mie previsioni. Ma sempre su numeri mi impegno. La Fed non fa nulla di tutto questo: la sua politica di anticipo è basata sulla completa opacità.

     

    È questa la terza caratteristica - ormai endemica - della politica monetaria statunitense. Ieri una decisione così importante come una riduzione improvvisa e rilevante dei tassi di cinquanta punti è stata annunziata con un comunicato di quattro righe, privo di alcuna motivazione, citando il coronavirus.

    Christine Lagarde Christine Lagarde

     

     Eppure tutti sappiamo che l' effetto macroeconomico dell' epidemia - su ciascuna economia - e tutt' altro che scontato. Sappiamo che un evento improvviso può distorcere sia le filiere produttive che le scelte di chi consuma e risparmia; come pure sappiamo che il canale principale che porta dalle scelte di politica monetaria alle decisioni di famiglie, imprese e mercati è quello delle aspettative, il cui funzionamento è tutto meno che scontato; come ha dimostrato la prima reazione di Wall Street.

    Chi semina opacità non si può meravigliare. C' era però l' elenco di quali membri del consiglio della Fed hanno votato a favore: tutti.

     

    Perché tutti sanno che nessuno si lamenterà; anzi tanti applaudiranno, a partire dalla Casa Bianca anche se Trump finge di arrabbiarsi. Questo per ora alla Fed può bastare. A nessuno interessa (per ora) che la moneta sia a due teste.

     

     

    4.BCE CAMBIA PASSO CONTRO IL VIRUS

    Francesco Ninfole per ''MF - Milano Finanza''

     

    La Bce cambia passo nella risposta al coronavirus.

    Lunedì in tarda serata, dopo una riunione del comitato esecutivo, la presidente Christine Lagarde ha pubblicato una dichiarazione, precisando che la Bce «è pronta a prendere misure appropriate e mirate». L' esplosione del virus, ha aggiunto, è «una situazione in rapida evoluzione, che crea rischi per lo scenario economico e per il funzionamento dei mercati finanziari». Lagarde ha così abbandonato le formule di prudenza (sull' effetto del virus nel medio termine) che erano state utilizzate soltanto quattro giorni prima con il Financial Times. La Bce ha ammesso che il contesto è cambiato, poche ore prima che la Fed annunciasse il taglio dei tassi Usa.

     

    Cosa ci si può aspettare ora per il consiglio direttivo Bce del 12 marzo? La dichiarazione di Lagarde evidenzia che qualcosa si sta muovendo nei comitati tecnici di Francoforte. Molti analisti hanno dedotto che quel riferimento a misure «mirate» («targeted») fosse un richiamo alle Tltro (acronimo che sta per «Targeted Longer-Term Refinancing Operations»). Non c' è un legame così diretto nelle parole di Lagarde, ma la Bce starebbe valutando operazioni finalizzate ai prestiti alle piccole e medie imprese, quelle più colpite dal coronavirus, che hanno grandi difficoltà a raccogliere liquidità.

     

    WALL STREET BORSA NEW YORK STOCK EXCHANGE WALL STREET BORSA NEW YORK STOCK EXCHANGE

    Altre possibili azioni riguardano il taglio dei tassi (stimato all' 80% dagli operatori di mercato), l' estensione del Quantitative easing (per esempio per categorie di titoli anch' esse «mirate»), una modifica del tiering (l' esenzione sui tassi negativi pagati dalle banche sui depositi) o della forward guidance (l' indicazione sull' andamento dei tassi) o dei collaterali in garanzia.

     

    Ci sono però due ostacoli da superare. A livello tecnico, Francoforte vuole verificare che ci sia uno strumento in grado di raggiungere l' obiettivo, come quello di sostenere le pmi, dopo anni di politiche accomodanti. A livello politico, poi, ci deve essere una maggioranza di governatori disposti a varare l' intervento già a marzo. Nei giorni scorsi si sono detti contrari a misure immediate i banchieri centrali di Germania, Francia, Olanda, Austria e Belgio. Ieri, dopo la dichiarazione di Lagarde, l' austriaco Robert Holzmann ha detto di non essere d' accordo con un taglio dei tassi, ma che valuterebbe «senza urgenza» condizioni più favorevoli sui prestiti mirati alle imprese.

     

    Anche il governatore slovacco Peter Kazimir ha detto che «non c' è bisogno di azioni immediate dalla Bce».

    Sono sembrate più sfumate, invece, le considerazioni del francese Francois Villeroy de Galhau, secondo cui la Bce è pronta ad agire, ma i governi (innanzitutto quello tedesco) devono fare la loro parte.

     

    Al di là degli ostacoli, sta salendo sempre di più la pressione per un intervento della Bce. Da giorni gli economisti tagliano le stime di crescita e i mercati mostrano agitazione. Da ieri c' è anche da considerare l' effetto Fed, che ha più ampi margini di manovra rispetto alla Bce: la banca centrale Usa ieri ha ridotto i tassi dello 0,50% e altri tagli sono in vista. Francoforte dovrebbe farlo al massimo dello 0,10% (da -0,50 a -0,60%): l' Eurozona paga il minore stimolo fiscale, che ha obbligato la Bce a esaurire quasi tutte le munizioni già prima del coronavirus.

     

    Altre banche centrali globali sono pronte a scendere il campo. Nel frattempo anche l' inflazione nell' Eurozona si sta allontanando dall' obiettivo di Francoforte: a febbraio è scesa all' 1,2% (da 1,4%). Le dichiarazioni di Lagarde dicono che adesso anche la Bce potrebbe anticipare il sostegno all' economia per contrastare gli effetti del virus. 

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