Estratto dell'articolo di Daniele Sparisci per il “Corriere della Sera”
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Montecarlo, casa Leclerc. II brusìo delle voci su un corteggiamento a Lewis Hamilton fa sognare gli inglesi più degli italiani. E questo già la dice lunga. Far quadrare i conti, altro che 45 milioni di ingaggio, quelli in pista. I conti con la fortuna, che a Charles davanti alla sua gente ha sempre voltato la faccia.
Due pole — di fila — e zero vittorie, su una pista dove se parti davanti vinci anche con un motore azzoppato (Ricciardo, 2018). Una specie di maledizione. Nel Principato, questo weekend, la Ferrari ha la più concreta occasione per prendersi il bottino grosso. Fila in qualifica e soffre in gara, ma a Montecarlo alla domenica — se non piove — c’è poco da soffrire se stai in testa. Da perderci la testa con un successo rosso. Darebbe la scossa a Maranello, anche a questa F1 targata Red Bull. Già, ma poi? Se la Ferrari del presente è un’incognita, quella del futuro è un mistero. Dà l’idea di un cantiere bloccato, o che quantomeno procede a rilento. Il tourbillon su Hamilton rischia di alzare una nebbia su un altro fronte.
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Dove sono i tecnici che dovrebbero portare nuovo sapere e gettare le basi per il ritorno al vertice? Le trattative proseguono, ma finora i tentativi di soffiare ingegneri di punta alla Red Bull non sono andati in porto. Gli interessati sono stati trattenuti, e hanno ottenuto aumenti. Magari perché le proposte del Cavallino non erano così favolose, si dice in giro.
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