Marco Conti per "il Messaggero"
sergio mattarella mario draghi
La coincidenza con il voto sulla piattaforma Skyvote, che dovrebbe lo incoronare leader del M5S, impedisce a Giuseppe Conte di chiudere qualsiasi accordo sulla riforma della giustizia. La melina dell'ex premier ha da tempo innervosito i dem anche perché li ha riportati alla stagione del governo precedente con tante riunioni - spesso notturne - e continui rinvii. Qualche effetto del metodo-Conte inizia a riverberarsi sull'attuale esecutivo che gode del sostegno di una maggioranza molto più ampia del precedente e del costante affievolirsi delle ragioni emergenziali che hanno costretto partiti molto diversi a ritrovarsi dalla stessa parte. Nei giorni scorsi è stato rinviato in Commissione il ddl Concorrenza.
mario draghi marta cartabia 1
Per la giornata di oggi era annunciato un consiglio dei ministri per allargare le attività sottoposte a Green pass, ma è stato rinviato alla prossima settimana «in modo da poter avere più dati», sostiene Matteo Salvini che ieri mattina ha incontrato Mario Draghi a Palazzo Chigi.
In effetti quando si ha a che fare con provvedimenti che riguardano il Covid, numeri e percentuali sono decisivi, ma stavolta il motivo non è solo legato ai numeri quanto alla difficoltà che il governo incontra a fare sintesi. Mancano pochi giorni al semestre bianco, durante il quale il Presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere, e sembra già iniziato il tana liberi tutti che spinge ognuno a sventolare la propria bandierina sapendo di non rischiare di tornare anzitempo a casa.
sergio mattarella e mario draghi
«Meglio affrontare un tema alla volta», sostengono dal Pd interpretando l'indicazione data dallo stesso Draghi. Massimo impegno, quindi, sulla riforma delle giustizia penale che cancella le norme-Bonafede che allungavano sine-die la conclusione dei processi. Anche perché il testo alla Camera è stato messo in calendario per venerdì con tanto di voto di fiducia. Toccherà a Draghi tentare l'ultima mediazione o, in assenza, mettere in votazione il testo approvato all'unanimità dal Consiglio dei ministri.
mario draghi giuseppe conte
D'altra parte è sempre più evidente che i partiti faticano a gestire le decisioni dell'esecutivo. Malgrado lo abbiano votato in Consiglio dei ministri, la Lega non ha ancora digerito il primo - e per ora unico - decreto che introduce dal 6 agosto il Green pass per alcune attività. Stesso problema nel M5S che ha per due volte detto sì in Consiglio dei ministri alla riforma della Cartabia, ma che non è riuscito ancora a convincere i suoi parlamentari della necessità della riforma in chiave Pnrr.
Nel pallone anche Forza Italia che da difensore senza se e senza ma del governo ieri l'altro ha mancato di poco il colpo mortale tentando di rinviare alle calende greche la riforma della giustizia che Bruxelles attende, vito che l'abbiamo inserita nel Pnrr. Il semestre bianco toglie a Draghi l'arma del «tutti a casa», ma è vero anche che non gli toglie l'arma delle dimissioni che diventerebbero automatiche se dovessero mancare i voti sulla mozione di fiducia.
MARIO DRAGHI E GIUSEPPE CONTE
Una prospettiva che farebbe felice buona parte del M5S e quell'ala a sinistra di Leu ma che probabilmente consegnerebbe il Paese al caos proprio quando si è appena avviata la macchina del Recovery. Diradate le cabine di regia e i vertici di maggioranza, Draghi procede con colloqui bilaterali. Prima con Conte, poi con Salvini e ieri sera con Enrico Letta. Ma il gioco a rialzo continua, come è evidente sulla giustizia, e il rischio che alla fine qualcuno resti con il cerino in mano, è reale. Ieri pomeriggio Sergio Mattarella è intervenuto in maniera molto chiara in sostegno a Mario Draghi dicendo che confrontarsi, ascoltare e mediare va bene, ma poi occorre decidere. Il rischio che una situazione di stallo si trasformi in picchiata è però concreto se si considera che dopo la pausa estiva l'esecutivo è chiamato ad occuparsi di come e se rifinanziare il reddito di cittadinanza, di come superare Quota100 e, soprattutto, scrivere la legge di Bilancio. Per poi affrontare, col nuovo anno, l'elezione del nuovo Capo dello Stato.
sergio mattarella e mario draghi
DRAGHI TELEFONA A TUTTI I LEADER "ORA BASTA GIOCHI AL RIALZO"
Ilario Lombardo per "la Stampa"
Forse questa volta Mario Draghi aveva peccato di troppo ottimismo, quando ha pensato con certezza matematica di chiudere entro ieri un accordo sulla riforma del processo penale. Il clima a Palazzo Chigi resta comunque fiducioso, e il presidente del Consiglio è convinto che alla fine prevarrà «il senso di responsabilità di tutti», ma è indubbio che nel corso della giornata di ieri ci siano stati strappi improvvisi e ricuciture a tempo quasi scaduto che hanno messo a dura prova la pazienza del premier e della ministra della Giustizia Marta Cartabia, irritati dal prevedibilissimo gioco di veti e controveti scaricati sul tavolo delle trattative.
MATTEO SALVINI DOPO L'INCONTRO CON MARIO DRAGHI
Il giro di telefonate che in serata Draghi fa ai leader della maggioranza, il segretario della Lega Matteo Salvini, il leader del Pd Enrico Letta e anche il presidente in pectore del M5S Giuseppe Conte, dà l'idea quanto intenso e complicato si sia fatto il confronto. E del messaggio che ha recapitato a tutti: «Da questo momento in poi basta giochi al rialzo».
Un accordo è possibile ma ancora non c'è perché i singoli partiti non stanno rinunciando a fissare a favore di telecamera le loro bandiere. Draghi ha sondato le intenzioni dei leader, ha voluto capire fino a che punto non sono disposti a cedere, ma rimane sua intenzione fare una scelta già oggi, se ci riuscirà. Una scelta di sintesi che, per forza di cose, scontenterà qualcuno. Va subito premesso che, tutto sommato, il racconto delle convulse ore di confronto è abbastanza speculare tra le fonti delle parti coinvolte.
salvini draghi
Per Draghi non ci sarebbe alcun problema a chiudere subito sui reati di mafia e terrorismo, come chiede Conte, e cioè escludendoli dalla tagliola della improcedibilità. E di fatto il governo sembrava ormai orientato in quella direzione. In mattinata, il colloquio con Salvini serve a ottenere garanzie in questo senso, dopo che già martedì il premier aveva lavorato per fermare il blitz parlamentare di Forza Italia sull'estensione della riforma all'abuso d'ufficio (un tentativo evidente di neutralizzare il processo Ruby-ter a carico del leader azzurro Silvio Berlusconi).
Enrico Letta
Il compromesso con il leghista tra Green Pass e giustizia diventa evidente quando Salvini annuncia di voler evitare che «possano andare in fumo i processi per mafia, traffico di droga e violenza sessuale». Per il M5S è un'apertura evidente, ma anche insidiosa, come spiegano fonti del ministero della Giustizia. I 5 Stelle chiedevano di rendere imprescrittibili tutti i reati di mafia, terrorismo e corruzione. La Lega conferma il primo reato ma aggiunge droga e violenza sessuale, il che complicherebbe non poco la riscrittura del testo e, secondo i tecnici, costringerebbe a rivedere l'impianto della legge.
Al ministero della Giustizia sono furibondi con il Movimento e con il Pd, accusati di aver riaperto il dossier dopo averlo votato all'unanimità in Consiglio dei ministri. Il segretario dem Letta assicura a Draghi di voler favorire in tutti i modi una mediazione «per una riforma attesa da anni».
mario draghi e sergio mattarella all altare della patria
Conte invece appare più perplesso quando fa filtrare che accetterà che i reati di mafia non vengano considerati fuori dal perimetro della prescrizione: «Non è una nostra battaglia, ma dell'Italia per bene, che vuole contrastare efficacemente le mafie, il terrorismo, la corruzione, che vuole processi più veloci, ma che non accetta che i processi finiscano al macero lasciando mortificate le vittime del reato». Durante la riunione di Cartabia con i rappresentanti dei partiti di maggioranza i 5 Stelle avevano portato un elenco di sette punti. Sette richieste, non tutte irrinunciabili ovviamente. Il Movimento chiede, per esempio, di non vincolare alle decisioni del Parlamento le priorità dell'azione penale.
marta cartabia mario draghi.
Un tema sul quale è intervenuto pesantemente anche il Consiglio superiore della magistratura, evocando la possibile incostituzionalità del testo. Al ministero di Via Arenula trattengono a stento l'irritazione. Parlano con Palazzo Chigi, sostengono che il Movimento voglia ampliare ancora le richieste e che lo stesso sono pronti a fare nella Lega. L'accordo che appare a portata sembra sfumare.
ENRICO LETTA GIUSEPPE CONTE BY OSHO
Ma è evidente che, nel moltiplicarsi dei tavoli, il tatticismo si fa esasperato. Per Draghi basta poco, pochissimo, per migliorare la riforma, inserire quegli «aggiustamenti tecnici» che anche a suo avviso - non più così certo della bontà del testo già approvato in Cdm e affossato da gran parte della magistratura - sono necessari. Ma vuole che siano inseriti senza ulteriori tentennamenti. «Abbiamo preso un impegno preciso con l'Europa sulle scadenze - è la risposta che continua a offrire a tutti - Non accetterò rinvii».