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    LA GERMANIA HA ROTTO IL WURSTEL - L’EUROPA GODE PER IL FLOP DELLA NAZIONALE TEDESCA AI MONDIALI: E’ L’INSOFFERENZA COLLETTIVA PER L’EGEMONIA ASFISSIANTE DI BERLINO - DAI SOCIAL AI GIORNALI FINO ALLE TRASMISSIONI TV: E’ UN GODIMENTO PER LE SCIAGURE DELLA “MATRIGNA” CRUCCA - E SE TUTTI DETESTANO LA GERMANIA UN MOTIVO CI DEVE PUR ESSERE…


     
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    1 - GERMANIA ÜBER ALLES... MA DE CHE! E IL MONDIALE FLOP UNISCE L' EUROPA

    Mario Ajello per “il Messaggero”

     

    germania corea germania corea

    Germania uber alles? Maddeché, è il tormentone popolare qui in Italia. Ma anche nel resto d'Europa. Tutti sempre più insofferenti per l'egemonia tedesca che ha strozzato le altre nazioni, e tutti felici, entusiasti, euforici («Ho la Corea nel cuore», o cose così si leggono dappertutto) perché la Germania è finita fuori dai Mondiali di calcio. Non era mai accaduto che venisse eliminata nella fase a gironi, questa è la prima volta e in tutte le altre lingue, eccetto quella della patria di Angela Merkel e dell'allenatore Joachim Loew, di grida «evvvaiiii» e si fa la ola.

     

    GERMANIA MERKEL MEME 3 GERMANIA MERKEL MEME 3

    Nessuno aveva dimenticato la maledetta Corea che sconfisse l'Italia, ma ora la Corea è beniamina da queste parti. E c'è sempre stato il detto secondo cui agli Europei e ai Mondiali gli altri giocano e la Germania vince (in effetti spesso è arrivata prima o tra le prime), ma stavolta il flop è così rovinoso e ben augurante, secondo chi crede che il declino calcistico coincide con il declino complessivo di una nazione, in questo caso non amata, che impazza sui social la gara a chi beve più birre in onore del tracollo della «matrigna d'Europa».

     

    Il filosofo giallo-verde Paolo Becchi twitta a più non posso: «La Germania esce dai Mondiali di calcio, ora bisognerebbe che uscisse anche dall'euro e sarebbe una bella cosa per tutti». Massimo Boldi e Christian De Sica fanno ciaone e poi il gesto dell'ombrello in una scena di un cinepanettone, ed ecco quella sequenza di Vacanze di Natale 95 - adattata alla sconfitta tedesca - che spopola on line. E il pernacchio di Eduardo? Pure quello.

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    IL GOVERNO NEL PALLONE

    Il governo della Merkel a rischio (la sua Corea rischia di essere il ministro dell' Interno, Horst Seehofer, ma è una spina nel fianco anche il partito destrorso Alleanza per la Germania che dà la colpa del disastro calcistico ai due turco-tedeschi in nazionale: Oezil e Guendogan) e la figuraccia ai Mondiali finiscono per essere accomunati in un gioco di specchi che racconta un Paese in difficoltà e prossimo alla crisi.

     

    «Non li fare più i maestrini, dentro e fuori dal campo?», ecco come vengono trattati ormai i tedeschi. E se «Senza parole» è il titolo disperato sulla copertina della Bild, il tabloid più venduto del Paese, di parole ne hanno tante e tanto gioiose tutti gli altri.

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    Al punto che la Frankfurter Allgemeine Zeitung si è offesa, stigmatizzando il sentimento dello «schadenfreude», cioè il piacere che gli altri provano per la cadute degli Dei teutonici. E se la Merkel dice «siamo molto tristi» per questo storico fallimento calcistico, in centinaia le rispondono con uno smile che significa: noi, no. Il direttore di un altro giornale, Die Zeit, è Giovanni Di Lorenzo, italo-tedesco. Non vuole infierire: «Ho sofferto di più quando l'Italia non ce l'ha fatta a superare la Svezia, perché la prima squadra del cuore non si scorda mai. E per me, è quella italiana. Però devo dire che tutte e due le squadre fuori, gli azzurri e i tedeschi, è un po' troppo». Ma adesso non è l'Italia al centro dell' attenzione generale, perché il suo disastro l' ha compiuto a suo tempo, bensì i tedeschi. E sembra proprio che l' eliminazione della Germania sia diventato il momento che ha maggiormente unito l'Europa, negli ultimi 50 anni.

     

    2 - IL RANCORE ANTITEDESCO, LO SPETTACOLO ASSURDO DEL NOSTRO TRIONFO

    Paolo Di Stefano per il “Corriere della Sera”

     

    GERMANIA KIM MERKEL MEME GERMANIA KIM MERKEL MEME

    Alla tradizionale rivalità sportiva si è aggiunto, stavolta, il veleno della politica. E così l'eliminazione della Germania dal Mondiale russo è diventata il trionfo degli italiani. Alquanto patetico, a dire la verità, come tutte le euforie che si fondano sulle disgrazie altrui.

     

    Mettiamoci pure l'arrogante egemonia tedesca nell'economia europea, con l' estenuante austerità che la Germania impone da anni, mettiamoci l' umiliazione del ricorrente sfoggio tedesco di stereotipi antitaliani (mafiosi e mangiaspaghetti), mettiamoci la coincidenza con la crisi del governo Merkel, mettiamoci la linea dura, annunciata proprio quel giorno, sui migranti.

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    Mettiamoci tutto, ma che c'entra? Va bene, non siamo sempre noi gli sfigati ed è giusto che ognuno abbia la sua Corea. Ma al netto dell' esultanza caciarona degli ospiti di «Balalaika», il dopopartita di Italia 1, assistere mercoledì sera allo sfogo degli ospiti di un Tg Rai (il 3 notturno), tradizionalmente compassato e riflessivo, è stata un'esperienza spaesante nel senso letterale dell'aggettivo.

     

    Va bene che l'understatement non appartiene al carattere italico, però ne emergeva il siparietto di una frustrazione collettiva e becera. Non il solito sfottò da web, divertente e comprensibilissimo, ma quel rancore bilioso che qualche mese fa il Censis segnalava come un sentimento nazionale ormai diffuso: lo spettacolo di un Paese che esulta al motto «Siamo tutti coreani», con un «finalmente!» in aggiunta e magari scomodando la legge del contrappasso (a onor del vero il solo Pietro Del Soldà di «Tutta la città ne parla» ha mantenuto l' aplomb spezzando una lancia per il Mondiale, privato di una squadra prestigiosa).

     

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    E non consola per nulla che nell' abisso che separa il nostro populismo dalla pacatezza snob di Macron un tweet ci abbia provvisoriamente avvicinati alla Francia. Quello di Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra radicale con venature populiste, che ha inveito contro gli odiati «bosch» chattando, dopo l' eliminazione della Germania, un delicato «gioia pura».

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