Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”
orlando renzi
In una separazione che non ha niente di consensuale, si litiga su tutto. E gli strascichi durano giorni.
Così, ancora ieri, Andrea Orlando è dovuto tornare a spiegare che le sue parole sugli ultimatum, che non vanno bene né dal Papeete né dalla Leopolda, non volevano in alcun modo paragonare Renzi a Salvini. «Io ho detto una cosa semplice, persino banale - ha scritto su Facebook il vicesegretario pd - a suon di ultimatum cadono i governi. Ho precisato (c' è il video) che questo prescinde dal merito dell' ultimatum. E ho aggiunto, che questo prescinde dal luogo in cui lo lanci, incongruo come il Papeete o congruo (e assolutamente rispettabile) come la Leopolda ». L' ex guardasigilli se la prende con chi «ha voluto» interpretare male le sue parole.
matteo renzi andrea orlando
«Si è fatto finta di capire che io abbia detto che Papeete e Leopolda sono la stessa cosa. Si è alimentata una mini campagna strumentale, basata su una fake news e corredata da tanto di cards, simili ad altre già viste in passato ». Orlando denuncia «commenti con insulti e contenuti diffamanti », e informa di aver dato mandato ai suoi legali per difendersi.
È un ulteriore attacco a chi, nel campo renziano, gli ha rimproverato di non sapere cosa sia la Leopolda, per non esserci mai stato (lo ha fatto il sottosegretario di Italia Viva Ivan Scalfarotto).
Allo stesso Matteo Renzi, che ancora ieri scriveva nella newsletter settimanale: «Fanno la guerra al Matteo sbagliato». Ma soprattutto a chi sui social lo ha attaccato in modo scomposto. Tanto da far intervenire perfino il segretario pd Nicola Zingaretti, che parla di «gigantesco equivoco». E chiede di cogliere il senso delle parole del suo vice: «Andrea ha invitato tutti, e ha fatto bene, a cambiare i toni e ritrovare uno spirito di maggiore collaborazione nei confronti di un governo da tutelare per il bene dell' Italia ».
ANDREA ORLANDO MATTEO RENZI
Bene supremo per il quale, a parole, sono tutti impegnati. Con fibrillazioni continue però, che mettono a rischio l' intera operazione. Alla Leopolda, dal 18 al 20 ottobre a Firenze, Renzi presenterà il nuovo simbolo e porterà un notaio per sancire la nascita del partito. Si parlerà «di Family Act, di Piano Verde, di un nuovo Piano Industriale per tornare a crescere », ha annunciato ieri l' ex premier.
Nel frattempo, però, i suoi lanciavano una nuova miccia nel campo del Pd. Dopo la battaglia sui numeri in Parlamento (che Italia Viva continua a dare in crescita, con la possibilità di arrivare a 50 ancor prima della Leopolda), si apre il fronte delle elezioni regionali. Il governatore emiliano Stefano Bonaccini ringrazia Renzi per la disponibilità (finora inedita) a fare una lista in suo supporto. Il deputato di Italia Viva Gennaro Migliore, da Napoli, dice che Vincenzo De Luca è il candidato naturale per la rielezione in Campania. E Raffaella Paita, altra deputata Iv, da Genova manda a dire a Pd e 5 stelle: «Stiamo ancora decidendo cosa fare, ma ci siamo anche noi: cominciamo a parlare dei programmi per la Liguria». Un nuovo fronte, appunto. Con tutti gli altri ancora aperti.
renzi zingaretti