Clemente Pistilli per www.repubblica.it
MARIA GRAZIA DI DOMENICO
È stato un errore chirurgico a uccidere Maria Grazia Di Domenico. A distanza di un anno dalla morte della 27enne, originaria di Cava de’ Tirreni, in provincia di Salerno, e romana d’adozione, se ne è convinto il sostituto procuratore Daniela Cento, che ha chiesto il rinvio a giudizio del ginecologo Vincenzo Campo.
A decidere se disporre un processo per il medico della casa di cura Santa Famiglia di via dei Gracchi, accusato di omicidio colposo, sarà il prossimo 9 novembre il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Mariaclementina Forleo.
casa di cura santa famiglia
Impegnata nel sociale, con l'Associazione nazionale protezione animali natura, e consulente software presso un'azienda leader del settore, Maria Grazia Di Domenico, a causa di un papilloma, il 17 maggio dell’anno scorso si è sottoposta a un piccolo intervento della durata di 15-20 minuti, che solitamente si effettua in day-surgery, la conizzazione uterina, finalizzato a rimuovere del tessuto dal collo dell'utero.
La 27enne ha scelto la casa di cura Santa Famiglia, trattandosi di una clinica gettonatissima per l'ostetricia e la ginecologia nella capitale. Subito dopo l'operazione sarebbe dovuta tornare a casa, ma è invece stata immediatamente vittima di forti dolori addominali.
CONIZZAZIONE UTERINA
I familiari hanno sostenuto di aver ricevuto rassicurazioni dai medici, che avrebbero ipotizzato "una possibile allergia all’antibiotico o a una banale influenza intestinale". Oltre agli antibiotici, alla giovane sarebbero stati così prescritti dei semplici fermenti lattici.
I dolori, col trascorrere del tempo, si sono però fatti sempre più intensi, e dopo tre giorni, salita pure la febbre, Maria Grazia Di Domenico è stata trasferita d'urgenza presso l’ospedale San Pietro di Roma, dove le è stato riscontrato un addome acuto per sospetta lesione uterina.
Vista la gravità del quadro clinico, caratterizzato da shock settico e addome acuto da peritonite, la ragazza è stata sottoposta a un intervento chirurgico d'urgenza. I medici del San Pietro hanno suturato la perforazione, ma l’intervento si è rivelato tardivo. E non è servito neppure un ulteriore trasferimento, questa volta presso il policlinico Gemelli, dove la 27enne è arrivata in coma ed è morta dopo soli tre giorni, il 24 maggio 2021.
maria grazia di domenico 3
Alla luce delle indagini svolte, partendo da una consulenza medico-legale effettuata dal dott. Matteo Scopetti, dell'Istituto di Medicina Legale dell'Università La Sapienza, e dal dott. Pantaleo Greco, prof di Ginecologia e Ostetricia, il sostituto Cento ha ritenuto il ginecologo Campo responsabile di omicidio colposo.
Secondo gli inquirenti, il medico, “per colpa professionale consistita in imprudenza, negligenza ed imperizia”, ha causato la morte della giovane, perforandole durante l’intervento l’utero e il sigma distale e omettendo di “valutare adeguatamente la sintolatologia derivante da tali perforazioni”.
virginia raggi alla casa di cura santa famiglia
Tanto che la 27enne è deceduta per “sindrome da disfunzione multiorgano”, come conseguenza “di uno stato settico complicante una peritonite acuta stercoracea da perforazione iatrogena del sigma”.
La famiglia della vittima, che presentando una denuncia-querela tramite gli avvocati Carlo e Damiano Carrese ha portato all’apertura di un’inchiesta, si prepara ora a costituirsi parte civile.
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