Giancarlo Dotto per il Corriere dello Sport
SABATINI PALLOTTA
Per fortuna che ha solo un polmone e ogni tanto si appoggia a un muro o a un’auto per respirare, se no sarebbe impossibile mettergli il sale sulla coda. Gli sto addosso da un pezzo. Ancora prima di sapere che esistesse. Sono attratto da quelli che scappano. Lui scappa, senza una colpa o un nemico visibile. Non si sa bene da cosa. È un uomo che brucia e, infatti, scappa soprattutto dal sole. Lo chiamo alle 8 di mattina. “Scusami, devo vendere un giocatore ai cinesi…Ti richiamo”.
Lo chiamo alla 2 di notte. “Sono in viaggio per Genova... Ti richiamo”. Lo chiamo a qualunque ora. “Scusami, ho una riunione”, “Scusami sono di traverso…”, “Scusami mia moglie mi guarda con occhi taglienti e forse stanotte facciamo sesso… ti richiamo”. “Tanto lo so che non richiami”. “Certo che no, gli eventi mi travolgono”. Poi mi richiama, Walter il Travolto, per chiedermi se so di scrittori americani ebrei.
SABATINI
Io lo chiamo “Il bucaniere” e lo vedo con una benda sull’occhio destro, anche perché ogni tanto si toglie una cataratta e mi scrive: “Adesso sciaguratamente ci vedo bene”. Il mondo, dalla Cina al Brasile, Patagonia inclusa, è la sterminata foresta delle sue scorribande, con la scusa di trattare bipedi calcianti ma solo con passaporto europeo. Claudicante ma imperioso. Fragile e inarrestabile. Lo sguardo da lupo selvatico. Un incessante ossimoro. Ferisce per non essere ferito. Scappa per non dover inseguire. Dal rischio, soprattutto, di essere amato o semplicemente benvoluto. Uomo libero come pochi, perché schiavo di troppe cose. Del suo personaggio. Della nicotina, si sa.
SABATINI ZHANG
Ma anche dell’oppio. L’oppio della parola. Fuma con la stessa voluttà parole e Marlboro, meglio se combinate e dissolte nello stesso incerto respiro, nello stesso fumo e nella stessa tosse. Gli piace ogni tanto spararle grosse, ma solo per necessità estetica e gusto della sfida, tanto poi c’è sempre tempo di fingere di pentirsi. Walter è un esteta sempre acceso, ai confini della nevrastenia, di cui diffidare solo se sei un meschino portatore di palla. Altrimenti amabile, come pochi. Ci mette un attimo il suo occhio da lupo a diventare tenero, di una tenerezza che nemmeno lui sa dove e quando sepolta.
Lo incontro in un bar di Trastevere. Lui e la sua inevitabile camicia bianca. Per farlo sentire a suo agio lo accolgo con una camicia gialla e una ragazza col body rosso. Si fa aspettare. Si fa pregare. “Dammi cinque minuti…devo provare a vendere Zapata in prestito ai cinesi…”. Si consegna solo dopo due caffè, una dozzina di sigarette e un paio di portacenere svuotati.
SABATINI
Hai apprezzato l’accoglienza in giallorosso?
“Mica tanto. Sto cercando di guarire dalla malattia Roma. Non me la posso portare dietro tutta la vita…”.
Non sei quello che s’innamora ogni volta delle squadre per cui lavora?
“Ma la Roma non è una squadra. È uno stato dell’anima. Amore e livore. È il polmone che ho perso. Per non dire il resto. Un caravanserraglio di emozioni”.
Cosa ti porti del passaggio all’Inter dei cinesi?
“I tifosi. Straordinari. In sessantamila a vedere la Spal a mezzogiorno e mezzo. E il prossimo anno saranno ancora di più”.
Cosa non ha funzionato?
“Una scelta sbagliata. Sono entrato con un presupposto che è venuto subito a mancare. Pensavo di costruire un network internazionale, non è stato possibile. È cambiata la politica governativa sul calcio. Troppe restrizioni. I cinesi non mi ascoltavano più”.
SABATINI ZAMPARINI
Mi dicesti un giorno che fuori dalla Roma avresti smesso.
“Quando l’ho detto lo pensavo. La Roma produce questo effetto nefasto. Ti entra nelle ossa. A seguire, ho lavorato per Suning non per l’Inter. Poi si torna alla realtà. Solo ora, dopo due anni, riesco a parlare della Roma con un po’ di distacco”.
Fantastichi un clamoroso ritorno?
“Mai. Sarebbe irrealizzabile e anche sbagliato”.
Perché porti due fedi allo stesso dito?
“L’altra è di mia madre Lina”.
Ti trovo bene, meglio dell’ultima volta.
SABATINI
“La prova che so simulare bene. Con questa grottesca abbronzatura. Ho preso un po’di sole in una terrazza a Como, in realtà sto a pezzi. Ho un solo polmone e non funziona nemmeno tanto bene. Penso mi sia venuto anche un herpes. Mi sa che prendiamo un caffè e ci salutiamo”.
Una settimana fa eri entusiasta di farti intervistare da me.
“Vivo stati d’animo repentini. Si accendono e si spengono. Non li custodisco. Sono uno scolapasta.
Negoziamo… Dammi cinque giorni. Ora non la posso fare l’intervista. Sono un bidone della spazzatura vuoto. Non ho niente da dire. E poi il calcio non mi sopporta”.
Perché non ti sopporta?
“Non sopporta la mia normalità. Sono loro gli anormali con la loro prosa del nulla. A me sembra d’insultare una persona se gli propino una banalità. Io parlo con te come con mio figlio Santiago, che infatti mi prende per il culo”.
Tu normale? Tu sei un patologico grave. Oggi, però, hai due occhi belli vividi.
“Il colore degli occhi è stata la mia dannazione per 21 anni. Sono cresciuto in una famiglia modesta, mio padre un operaio della Perugina, quando i dolci erano veri e Frank Sinatra che faceva la pubblicità dei baci”.
SABATINI
E tu?
“Io ero immensamente orgoglioso di questo padre che tornava a casa con la tuta e profumava di cioccolata e io e mia sorella lo annusavamo inebriati”.
Dicevi degli occhi.
“Se nascevi povero, non ti restava che essere biondo con gli occhi azzurri. Io mi specchiavo e li vedevo verdi. Mi sentivo un minus, anche perché mio fratello più piccolo li aveva blu. Una sera stavo a Varese a cena con Carlo Tresoldi, giocatore favoloso e lui mi guardava in modo strano”.
E tu?
icardi inter juve
“Io, anche un po’ preoccupato, pur sapendolo etero, gli faccio: “Carlino, che cazzo vuoi?”. “Hai un taglio di occhi incredibile”, mi fa lui. Finita la cena, zitto, sono andato in bagno a specchiarmi. Quella sera a 21 anni ho scoperto i miei occhi”.
Grazie a Tresoldi?
“Nessuno me li aveva segnalati prima. Mi sono trovato irresistibile guardandomi con gli occhi di Tresoldi”.
Vorrei essere un coleottero per spiare un tete-à-tete tra Sabatini e Ferrero, il Bucaniere e il Viperetta.
“Ferrero è una maschera. Un teatrante incredibile. Ti fa abbassare la guardia, ponendosi come un giullare disarticolato, ma sa bene quello che vuole. Persegue i suoi obiettivi. Fatto sta che Ferrero ha due cantieri aperti a Genova, la ristrutturazione di Bogliasco e casa Sampdoria”.
A Roma nessun cantiere. Lo stadio, un casino senza fine…
“A Roma è difficile fare qualsiasi cosa. Ma se, dopo otto anni, si parla ancora della prima pietra, qualcosa di sbagliato ci sarà stato”.
Tu e Ferrero insieme.
SABATINI
“Una simulazione magnifica, nel rispetto dei ruoli. Lui simula di avere per me un rispetto sovrannaturale, il che naturalmente non è vero, io fingo di crederci…”.
(arriva un sms di Ferrero)
Vi date del lei?
“Certo… Lui sa che prendermi lì alla Samp è stata un’impresa. Per ora c’è molta leggerezza tra noi, vediamo quando arriveranno le prime sconfitte… E comunque so bene che i miei rapporti professionali sono tutti a scadenza”.
Contratto annuale?
“Sì, certo. Il problema è che non riesco mai a finire un incarico. Questo con la Samp lo voglio portare in fondo. La gente non dice che le mie sono scelte di libertà lavorativa, che perdo soldi e privilegi, ma che sono inaffidabile”.
A Roma cambia tutto, dirigenti, allenatori, preparatori, calciatori. Solo Mauro Baldissoni non cambia.
“Uomo per bene, ma anaffettivo. Lui è intelligenza pura, più analitica che sensibile. Bravo a sistemare le cose, ma carente in quanto a disponibilità. Il suo guaio è che ha avuto una vita perfetta. Gli dico sempre: “Quanto soffri Mauro con questa capoccia che ti ritrovi?”.
In quanto a capocce complesse, anche Luciano Spalletti non scherza.
“Uomo generoso come pochi. Impossibile pagare un conto con lui, cosa rarissima in un allenatore. I suoi comportamenti sono spesso deviati da paure preventive e complessi che lo fanno vivere male. Ma è un ottimo allenatore e una bravissima persona”.
Ne hai passati tanti di allenatori.
TOTTI SABATINI
“Almeno una ventina. Tipi strani gli allenatori. Insicuri, ansiosi. Maturano tutti un sentimento d’inadeguatezza, si sentono sempre sotto scacco, giudicati e confrontati”.
Eri sincero quando hai fatto tutti quei complimenti a Giampaolo?
“Certo. Però, lo devo correggere. Deve derogare sui comportamenti. È troppo chiuso. Gli ho scritto: “Il tuo calcio è come il cinema d’essai, bello ma intransigente. Non ce lo possiamo permettere”. Deve imparare ad essere più capiente. Così, mi riduce troppo la scelta dei giocatori”.
Ti ascolta?
“Sembra di sì. Credo sia una sorta di rispetto per l’età”.
Esce Sabatini, entra Monchi. Dal bucaniere al cerimoniere.
nainggolan spalletti
“Siamo molto diversi. Lui ha un metodo, io no”.
Solo questo?
“Diciamo che lui è più sensibile di me alla benevolenza del mondo. Devo comunque dargli atto d’aver sempre pubblicamente riconosciuto il mio lavoro”
Vi piacciono gli stessi giocatori. Kolarov, Pastore.
“Mi ha sbalordito Kolarov. Non mi aspettavo trovasse ancora la voglia di correre sulle fasce. Ma lui è come Strootman, un guerriero invincibile”.
Strootman. Tornerà mai quello di prima?
“Non toccatemi Kevin. È il mio eroe. E lo sarà per sempre. Perché si gioca calcio tutta la settimana, non solo la domenica”.
Pastore si è offeso?
“Perché avrebbe dovuto?”.
Hai detto che ha accettato di perdere i duelli con i campioni che arrivavano a Parigi. Non mi sembra un riconoscimento di personalità.
spalletti
“Sono un provocatore. Pastore è un figlio mio, gli dico quello che voglio. Nel primo anno al Paris ha fatto cose inenarrabili, poi si è seduto. Lo sa anche lui e gliel’ho detto in privato. Ma è un genio del calcio e ha orgoglio argentino. A Roma vi farà divertire”.
Monchi, come te, stravede per Ricky Massara.
“Certo che stravede per Ricky. È un dirigente che risolve i problemi. Come li risolveva a me. Uomo intelligente e leale come pochi”.
“Complicato separarti dal tuo pupillo?
“No. L’ho spinto io. Non volevo si caratterizzasse troppo addosso a me. E poi Ricky, come me, ha la Roma nella pelle”.
La senti ancora come la tua Roma?
“Dalla cessione di Radja in poi non più. Era giusto cambiare tanto. I cicli finiscono e bisogna capirlo per tempo”.
Ti è piaciuto sin qui il mercato della Roma?
“Stravedo per Kluivert. Una grande operazione. Forte anche il francesino dietro. Si stanno strutturando per essere forti a oltranza”.
GARCIA SABATINI
Alisson lo vendono?
“Secondo me sì, per 70 milioni al Chelsea. A quelle cifre un portiere si vende. Altrimenti devi essere in grado di sopportare un rinnovo del contratto a 5, 6 milioni netti. Non mi sembra il caso della Roma”.
Cristiano Ronaldo alla Juventus.
“Una lucida follia che arricchirà tutto il calcio italiano e rafforzerà incommensurabilmente la Juve. Ci voleva un coraggio sconsiderato solo a pensarla questa operazione”.
La Juve ha preso anche Cancelo. Da ex interista avevi detto: “Se succede, m’incazzo”.
“È successo. Se perdi un giocatore come Cancelo t’impoverisci molto. Facilità di corsa, tecnica sublime. Ho visto solo Maicon di quel livello”.
Da ex romanista, ti sei incazzato anche per Nainggolan all’Inter?
“Due motivi spiegano questa cessione. I 38 milioni in cassa prima del 30 giugno, di cui 14 restituiti per Santon e Zaniolo. E poi alla Roma erano spaventati. Non ce la facevano più a sopportare i suoi eccessi. Spalletti lo controlla abbastanza bene”.
C’è un metodo Spalletti?
GARCIA SABATINI
“Lo faceva dormire con sé a Trigoria. “Radja, stanotte ci fermiamo qua io e te”. Ognuno nella sua stanza con la porta aperta. Spalletti in queste cose è un genio. Un figo della Madonna. A uno come Radja poi gli vuoi bene, ti affascina come ragazzo”.
All’Inter darà il meglio o il peggio di sé?
“Il meglio di sé come giocatore l’ha dato alla Roma. Ma all’Inter farà cose che neanche si aspettano. Perché lui attinge le sue energie dai nervi, non dai muscoli. Giocatore unico, irripetibile”.
Grande invenzione portarlo alla Roma.
“Una trattativa estenuate fatta e conclusa alle 5 del mattino, l’ora di Cellino”.
Icardi va venduto a certe cifre?
SABATINI
“Quasi impossibile trovare uno del suo valore con i soldi della clausola. E poi Icardi è un ragazzo eccezionale, con un’etica sbalorditiva, come padre, marito e calciatore. Incredibile che uno così, con tutto quello che gli gira intorno, non sia uno squilibrato”.
Il tuo De Rossi.
“Una grande anima. Uno che per la Roma si amputerebbe un braccio”.
Il tuo Totti
“Gli voglio bene. Un monolite intangibile. Se lo tocchi sei morto. Non è colpa sua. Già a vent’anni, tutti lo hanno indotto a pensare “La Roma sono io”. Uomo divertente, campione incommensurabile. Gli ho visto fare cose inaudite in campo”.
CRISTIANO RONALDO CR7 JUVE
Il tuo acquisto più eccitante?
“Il diciottenne Marquinhos. Prenderlo e vederlo affermarsi così rapidamente. Merito anche di Zeman che ha avuto il coraggio di farlo esordire titolare”.
Sei più istinto che algoritmo. Non sempre, però, l’istinto ti guida bene. Due grandi toppate le hai prese.
“Anche più di due”.
Due per tutte. Iturbe e Gerson.
“Gerson, qualche segnale l’ha dato. Giocatore indolente. Non ha capito che deve sfruttare le sue enormi qualità fisiche. Non sfida mai l’avversario. Si accontenta. Gli dicono di giocare semplice ma esagera. Una volta gli ho scritto: “Mi corri in verticale con la palla e mi dribbli un uomo una volta ogni tanto?”
Te lo porti alla Sampdoria?
“No”.
Iturbe? Mistero indecifrabile.
“Iturbe ha avuto un problema che abbiamo tenuto nascosto. Lui partì fortissimo con la Roma. Poi si è probabilmente rotto il crociato posteriore e noi non l’abbiamo operato. Abbiamo scelto la terapia conservativa. Da allora non è stato più lui”.
cancelo
Non andò troppo bene nemmeno con Stekelenburg.
“Lì siamo stati sfortunati. Un gran portiere, ma anche un gran presuntuoso, un olandese umanamente friabile. Una delusione enorme. Cosa che non è Alisson. Non dimentichiamo poi il calcione in testa che prese da Lucio a San Siro. Da quella sera perse sicurezza”.
sabatini de sisti
Decisamente meglio con Alisson.
“Me ne hai parlato tu la prima volta con grande enfasi. Mi sembrava complicato avvicinarlo. Poi mi arrivò uno spiffero che si poteva prendere con sette milioni e mezzo. Non ci pensai un attimo. Con il dubbio della bellezza”.
Troppo bello?
“Troppo bello per fare il calciatore. Per fortuna è un ragazzo intangibile, un evangelico, con una famiglia esemplare alle spalle”.
Sei anni a Roma e un addio insopportabile.
“Ho mal sopportato che non abbiano riconosciuto come siamo riusciti in quegli anni a combinare le plusvalenze con la ritrovata credibilità della squadra. Sono vittorie anche queste. Qualcuno, corroso da un odio funesto, è riuscito a dire che sono costretti a vendere Alisson per colpa mia”.
L’allenatore con il feeling più grande?
“Mi sono molto divertito con Beruatto alla Triestina. Aveva una passione sanguinolenta, una smania di lavorare contagiosa”.
Cinese con Fabio Capello. Come ti sei trovato?
“Alla grande. Capello è di una simpatia e una voglia di convivialità inaspettate”.
Allegri lo volevi alla Roma.
“L’altro giorno l’ho minacciato: “… Siccome mi accusano di essere un direttore bravino ma che non ha vinto mai niente, adesso tiro fuori dal cassetto il contratto che hai firmato con la Roma”.
Quanto pesa nelle vittorie della Juve?
“Tanto. È un grande allenatore. Un fine stratega. Una volta mi ha detto: “Io sono scarso, però i giocatori li so riconoscere”. Vero. Guarda il Pjanic regista”.
Il tuo Rudi Garcia.
pardo sabatini
“Gli voglio bene. Nel primo anno di Roma è stato un soffio benefico di leggerezza. Al terzo anno è andato un po’ sott’acqua. Io con lui. Con Rudi il presidente è stato maleducato. Non c’è bisogno di sputtanare un uomo che ti ha portato due volte di seguito in Champions”.
Il tuo James Pallotta.
“Un uomo insicuro. Di lui si ricordano solo le smentite”.
Nient’altro?
“Anche troppo. Non voglio svegliarmi un giorno e ricordarmi d’aver parlato di Pallotta”.
Il non tuo Eusebio Di Francesco?
“Mi è piaciuto per come ha gestito la rosa della Roma. Ha dato spazio e possibilità a tutti. Poi ha fatto una semifinale di Champions e quasi una finale. Ha inorgoglito i romanisti dopo tanto tempo”.
ferrero
Ti sei sorpreso a tifare Roma in Champions?
“Non mi sorprendo. Ho tifato Roma spudoratamente”.
Lotito. Gli sei sempre grato?
“Assolutamente. Mi volle quando ero un uomo a terra per la squalifica e stavo malissimo, rovinato. Poi cercò di trattenermi alla Lazio quasi con la forza”.
I tuoi mondiali.
“Me li sto godendo, anche se non c’è stato il campione abbagliante da ricordare. A parte, forse, Hazard e aggiungo Mbappé. Un miracolo calcistico. Metti insieme l’età, la sfrontatezza al confine della maleducazione e un fisico imponente”.
sabatini giannini
Dimmi di tua moglie Fabiola. A quando la beatificazione?
“La donna della mia vita. Dissimulatrice anche lei, come tutti. Sorride sempre, anche se piena di paure. È stata fragorosa, bellissima, divertente, fino a quando non è stata attaccata dal panico della mia morte. Oggi mi fa più da infermiera. Mi riconcorre con le medicine”.
Sei stato vicino a morire?
“Più volte. Una su tutte, quattro anni fa. Faccio il solito controllo da sofferenza respiratoria, trovano noduli nei polmoni e anche uno sullo spalla. Sembrano maligni. Probabile metastasi. Ho invitato quattro volte a cena mia moglie per dirglielo, senza riuscirci”.
Come reagisce in questi casi Walter Sabatini?
sabatini nero foto mezzelani gmt
“Fatalista e terrorizzato, la notte soprattutto. Mi opero a Padova dal più grande chirurgo polmonare. Gli chiedo: “Quante possibilità che non sia così malefico?”. “Il dieci per cento”. Cinque ore d’intervento, mi sveglio, lo cerco con lo sguardo e lui: “Ha vinto il 10 per cento”. Però, mi ha sfasciato un polmone”.
Ti sei almeno riposato un po’ tra anestesie, terapie e recupero.
“Sono andato in terapia intensiva con l’iPad perché giocava la Roma con il Torino. Gol di Florenzi al ‘92. Vedevo solo ombre, ma capii che la Roma aveva vinto”.
E tua moglie non ride più come prima.
“Questo mi strazia. Ma il mio vero problema non è l’intervento, quanto un enfisema molto evoluto”.
Non sembri uno che arretra.
“Mi spaventa solo la morte reale, perché non so come verrà. Anzi sì lo so”.
Come verrà?
“Smetterò di respirare”.
sabatini
Vale per tutti.
“A me capiterà in modo patologico e drammatico. Il mio sogno ricorrente da bambino era una pallina di ferro che scendeva dall’alto, dal settimo cielo, incombeva su di me e mi soffocava. Cinquant’anni dopo è tornata”.
La cosa che ti fa star peggio, enfisema a parte?
“Essere colto in flagranza d’ignoranza. Ho provato un briciolo di risentimento nei confronti di Sergio Rubini qualche sera fa a Genova, cazzeggiando a cena con lui e altri attori. Parlavamo di cultura ebraica, del mio amore per Saul Bellow. Lui mi fa: il più grande di tutti è Isaac Singer”.
E tu?
“Non lo conoscevo. Ho mandato subito la mia assistente a comprare l’opera omnia”.
moana toujours 2
Commensali ideali di una tavola senza tempo.
“Rigorosamente donne. Vorrei sempre solo donne attorno a me. Mi rassicurano. Nilde Iotti, il suo stile, Anna Magnani, la sua risata, e Moana Pozzi, la sua intelligenza”.
C’è qualcosa che ti dà pace?
“L’etere sotto anestesia. Ma poi cos’è la pace? Un’invenzione che non ci riguarda”.
Walter Sabatini. Una volta per tutte da cosa scappi?
“Non lo so. Di sicuro sono un fuggiasco. Ho sempre quest’ansia di andarmene. Patemi incredibili. Non riesco a stare seduto a tavola con le persone addosso. Sarà un segno di senilità. E non posso avere amici. Non sopporto le conseguenze dell’amicizia”.
SABATINI
sabatini pensieroso foto mezzelani gmt