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    LA MOSSA DEL CAVALLO DI RENZI: “PRONTI A VOTARE UN CANDIDATO DI CENTRODESTRA DI ALTO PROFILO CHE NON SIA BERLUSCONI” – UNA MOSSA CHE AFFOSSA IL CAV, GARANTISCE IL PATTO DI UNITÀ NAZIONALE SUL QUALE SI FONDA IL GOVERNO DRAGHI E SCONGIURA IL RISCHIO DI ELEZIONI ANTICIPATE CHE TANTO AVEVA MESSO IN ALLARME I PEONES - LETTA E CONTE POTREBBERO ACCETTARE PUR DI SALVARE L'ESECUTIVO. SE FINISSE COSÌ, CI SAREBBE UN SOLO GRANDE SCONFITTO: SILVIO BERLUSCONI. CI SAREBBE UN VINCENTE: SALVINI. E UN EFFETTO POLITICO DIROMPENTE:  RENZI SI PRENDEREBBE IL CENTRO DEL CENTRODESTRA…


     
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    ALBERTO GENTILI per il Messaggero

     

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    L'altra notte Matteo Renzi, all'assemblea dei grandi elettori di Italia Viva, ha fatto una mossa ai più passata inosservata. Ma che potrebbe sbloccare la trattativa del Quirinale, arenata sulla candidatura divisiva di Silvio Berlusconi, incanalandola verso una soluzione che farebbe la gioia di Matteo Salvini e potrebbe scongiurare la fine del governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi.

     

    «Siamo pronti a votare un candidato di centrodestra credibile e di alto profilo che faccia gli interessi dell'Italia e degli italiani. Ma non voteremo mai Berlusconi», ha annunciato Renzi. Ebbene, visto che il Cavaliere ha dalla sua sì e no 450 voti e che per essere eletto alla quarta votazione il 27 gennaio ha bisogno di arrivare ad almeno 505 consensi tra i grandi elettori, i 45 voti di Renzi e i 31 dei centristi di Coraggio Italia guidati da Giovanni Toti e Luigi Brugnaro con i quali l'ex premier sta lavorando a una federazione, sono decisivi. Il centro, come previsto da tempo, diventa...centrale e determinante.

     

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    L'ago della bilancia. Renzi, con questa apertura al centrodestra, affossa da una parte Berlusconi, dall'altra apre la strada a una soluzione meno dirompente nel Grande Risiko del Quirinale: un presidente di centrodestra sbiadito, con una qualche caratura istituzionale e non smaccatamente di parte. Insomma, non un sovranista o un populista e neppure un esponente della destra ruspante. Ma un europeista e un simil-tecnico di area. I nomi più accreditati: il nuovo presidente del Consiglio di Stato ed ex ministro degli Esteri ed ex commissario europeo Franco Frattini, l'ex ministra dell'Istruzione ed ex presidente Rai Letizia Moratti, l'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini. «E' vero che ultimamente Casini si è spostato nel centrosinistra, ma in passato ha militato nel centrodestra», osserva un alto esponente renziano.

     

    In più, visto che una volta tramontato Berlusconi il patto di unità nazionale sul quale si fonda il governo di Draghi non verrebbe del tutto stracciato, l'ex presidente della Bce potrebbe restare al suo posto. Per la gioia di tutti, tranne del diretto interessato che chiede precise garanzie ai leader di maggioranza. In primis, la possibilità di poter governare nei prossimi 14 mesi dignitosamente, senza dover soddisfare tutte le richieste dei partiti com' è avvenuto per il superbonus del 100% nella legge di bilancio e come sta avvenendo in queste ore sull'intervento per mitigare il caro-bollette con uno scostamento di bilancio invocato da Lega, M5S e Pd, ma inviso al premier.

     

    House of Crucci - Berlusconi, Meloni, Salvini, Renzi, Mattarella House of Crucci - Berlusconi, Meloni, Salvini, Renzi, Mattarella

    LO SCONFITTO E I VINCENTI Se finisse così, ci sarebbe un solo grande sconfitto: Silvio Berlusconi. Ci sarebbe un vincente: Salvini, che da tempo predica il diritto del centrodestra a esprimere il nuovo capo dello Stato.

     

    E Renzi, che con il leader leghista ha ottimi rapporti, potrebbe vantare di essere ancora il kingmaker come accadde con la nascita del governo rosso-giallo guidato da Giuseppe Conte nell'estate del 2019 e un anno fa quando affossò il premier grillino spianando la strada all'esecutivo di unità nazionale di Draghi. Inoltre, cosa non da poco nella dinamica del pallottoliere, i peones di ogni colore potrebbero tirare un sospiro di sollievo: con l'ex presidente della Bce a palazzo Chigi, il rischio di elezioni anticipate verrebbe sventato. E il corpaccione di Forza Italia, al pari di FdI di Giorgia Meloni, potrebbero comunque vantare di aver incassato un capo dello Stato indicato dal centrodestra.

     

    SALVINI - DI MAIO - BERLUSCONI - RENZI SALVINI - DI MAIO - BERLUSCONI - RENZI

    LA GABBIA DI PD E M5S C'è da dire, che perfino il Pd di Enrico Letta e i 5Stelle guidati da Conte, pur dovendo ingoiare la delusione di non indicare un loro nome super partes («il centrodestra non vanta alcun diritto», ha ripetuto il segretario dem), da questo epilogo potrebbero trarre qualche vantaggio.

     

    O perlomeno limitare il danno. Nella Direzione del partito, Letta ha detto che Draghi «va preservato». E pur di non stracciare il patto di unità nazionale su cui si fonda e regge il governo dell'ex capo della Bce, Pd e 5Stelle potrebbe fare buon visto a cattivo gioco. Evitare lo strappo, votando un candidato di centrodestra il meno divisivo possibile. Rilanciare e blindare l'esecutivo di Draghi con il «patto di legislatura», appena riproposto dal leader del Pd. «Vedrete, pur di salvare Super Mario, Letta sarà costretto a venirci dietro», ha confidato ai suoi il leader di Iv.

     

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    C'è anche un aspetto squisitamente politico dietro la mossa renziana. Se al senatore di Rignano l'operazione riuscisse, porterebbe a compimento la metamorfosi del suo partito spostandolo stabilmente al centro del centrodestra. E incasserebbe un ulteriore risultato, in vista delle elezioni del 2023: marcare stretto e azzoppare Forza Italia, la principale competitor nell'area moderata, che proprio negli ultimi giorni sta vivendo una leggera ripresa nei sondaggi grazie alla candidatura di Berlusconi al Quirinale.

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