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    ORA FACCIAMO USCIRE PURE I BOSS? LA NORMA CHE VIETA DI LIBERARE I DETENUTI PER REATI DI MAFIA E TERRORISMO CONDANNATI ALL’ERGASTOLO SE NON COLLABORANO E’ INCOSTITUZIONALE – LO HA DECISO LA CONSULTA CHE HA CONCESSO AL PARLAMENTO UN ANNO DI TEMPO PER CAMBIARE LA LEGGE – LA MAGGIORANZA SI SPACCA E SALVINI ATTACCA: “PER I MAFIOSI L'ERGASTOLO NON SI TOCCA” - IN TRINCEA ANCHE IL M5S.MENTRE IL PD..


     
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    Valentina Errante per “il Messaggero”

     

    giovanni riina giovanni riina

    L' ergastolo ostativo, che impedisce ai condannati per reati moto gravi di ottenere i benefici di legge in caso di mancata collaborazione con la giustizia, è incompatibile con la Costituzione. Il varco si potrebbe aprire per criminali del calibro di Giovanni Riina, figlio del capo dei capi di Cosa Nostra, e tra qualche anno per Nadia Desdemona Lioce, esponente delle nuove Br e condannata per gli omicidi di Massimo D' Antona e Marco Biagi, e Giovanni Strangio, ndranghetista organizzatore ed esecutore della strage di Duisburg. Ma la Consulta non esaminerà la questione prima di maggio del 2022: i mafiosi, che abbiano scontato almeno 26 anni, non potranno chiedere sin da oggi di ottenere la libertà condizionale, perché il Parlamento dovrà prima fare una legge.

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    La Corte, attraverso una nota, anticipa l' ordinanza che sarà depositata nelle prossime settimane. Rileva che la preclusione assoluta ai benefici, anche quando il ravvedimento risulti sicuro, è incostituzionale, ma sottolinea che la bocciatura, senza un intervento normativo, rischierebbe di pregiudicare e condizionare il contrasto alla criminalità organizzata.

     

    Per questo la Consulta dà un anno al Parlamento per una nuova legge, ma sembra chiaro che, se il legislatore non provvederà nei tempi previsti, la norma sarà cancellata.

     

    INCOSTITUZIONALITÀ Secondo i giudici, vincolare alla sola collaborazione, come unica via, il recupero della libertà contrasta con gli articoli 3 e 27 della Costituzione e con l' articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell' uomo. Ossia il principio di eguaglianza tra tutti i cittadini, il divieto di pene disumane e il postulato che le pene devono tendere alla rieducazione del condannato. Era stata la Cassazione a sollevare la questione di legittimità sul regime applicabile ai condannati all' ergastolo per reati di mafia, di contesto mafioso e di terrorismo, che non abbiano collaborato con la giustizia e chiedano l' accesso alla liberazione condizionale.

    giovanni e totò riina giovanni e totò riina

     

    UN ANNO «Tuttavia, l' accoglimento immediato delle questioni - si legge in una nota dell' ufficio stampa che anticipa l' ordinanza - rischierebbe di inserirsi in modo inadeguato nell' attuale sistema di contrasto alla criminalità organizzata».

     

    La Corte ha perciò stabilito di rinviare la trattazione delle questioni a maggio 2022, «per consentire al legislatore gli interventi che tengano conto sia della peculiare natura dei reati connessi alla criminalità organizzata di stampo mafioso, e delle relative regole penitenziarie, sia della necessità di preservare il valore della collaborazione con la giustizia in questi casi».

     

    ergastolo ostativo ergastolo ostativo

    MAFIOSI E TERRORISTI Di fatto la questione riguarda per la maggior parte detenuti per reati di mafia. La legge, entrata in vigore, dopo le stragi di Falcone e Borsellino, è stata estesa ai reati di terrorismo nel 2002, all' indomani dell' omicidio del giuslavorista Marco Biagi, ucciso dalle nuove Br. L' ergastolo ostativo non riguarda quindi i condannati per stragi o agguati degli anni di piombo. Attualmente su circa 1.700 detenuti, che scontano in carcere l' ergastolo, sono 1.271 le persone che, per non avere collaborato, si vedono negare i benefici. Tutti condannati per reati particolarmente gravi, come i sequestri di persona a scopo di estorsione. Tra loro ci sono Giovanni Riina, figlio del capo dei capi di Costa Nostra e Leoluca Bagarella, finito in carcere nel 1995. Ma anche Michele Zagaria, capo clan dei Casalesi e Giovanni Strangio, affiliato alla ndrangheta e arrestato nel 2009. Dei pochi terroristi fanno invece parte Nadia Desdemona Lioce, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma scontano una pena ostativa, proprio per l' omicidio Biagi e per quello dell' agente Emanuele Petri, ucciso nel 2003 al momento dell' arresto della Lioce. Ma per loro, che difficilmente chiederebbero di accedere ai benefici, non sono maturi neanche i tempi.

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    LA POLEMICA La questione, però, divide già la maggioranza di governo. «Per mafiosi e assassini l' ergastolo non si tocca», attacca il leader della Lega Matteo Salvini. In trincea anche i parlamentari M5S della commissioni Antimafia e Giustizia (nessun «passo indietro» sull' ergastolo ostativo, chiedono). Mentre il Pd apprezza la «scelta saggia» della Consulta di dar tempo al Parlamento di intervenire, già compiuta in due altre occasioni, sul suicidio assistito cioè sul caso del Dj Fabo, e sul carcere per i giornalisti condannati per diffamazione. Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni, si augura che il legislatore intervenga «presto» ma «in modo da non pregiudicare l' efficacia di una normativa antimafia costata la vita a tanti uomini delle istituzioni». Per Antigone invece «l' incostituzionalità è accertata e non si potrà tornare indietro». La decisione critica della Consulta sull' ergastolo ostativo non giunge però inaspettata: anche in due pareri resi dall' ufficio legislativo del ministero della Giustizia, quando ancora a guidarlo era Alfonso Bonafede, si evidenziavano le «notevoli possibilità» che la questione di costituzionalità fosse accolta.

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