Andrea Tarquini per La Repubblica
Sylvi Listhaug
Ministra per l'Immigrazione in Norvegia e star del "Partito del progresso" (i populisti al governo a Oslo, junior partner dei conservatori della premier Erna Solberg) Sylvi Listhaug voleva darsi un' immagine positiva e decisa, invece è incappata in una figuraccia. In visita all' isola greca di Lesbo per seguire le operazioni di soccorso e accoglienza, si è gettata in mare «per capire cosa prova un migrante in preda alle onde».
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Ma lo ha fatto indossando una sofisticata tuta per la sopravvivenza in mare, quasi un equipaggiamento da palombaro. E contro se stessa ha scatenato una tempesta di attacchi, critiche e dure ironie in rete in Norvegia e in tutto il mondo.
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«Ovviamente non puoi calarti concretamente e appieno nella condizione concreta di un migrante in fuga», ha spiegato la ministra Lysthaug, «però puoi provare a calarti un po' nella sua situazione e nel suo stato d' animo, se ti trovi in balìa delle acque». E così davanti a fotoreporter e telecamere si è gettata in mare da bordo di una nave da soccorso che la marina norvegese ha inviato nel Mediterraneo.
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Protetta però dalla tuta salvavita. Poi ha ammesso: «Certo, è anche vero che i migranti quando cadono in acqua non sono protetti da un equipaggiamento come quello che ho usato io, quindi le loro situazioni concrete e il mio test non sono paragonabili ».
La protesta è esplosa subito. Sui siti, sui social forum, sui media. Prima in Norvegia poi altrove. «È una operazione di pubbliche relazioni da stuntman, di pessimo gusto a dir poco», hanno scritto in migliaia, come riporta il quotidiano Aftenposten. E poi: «Adesso quale altro gesto spettacolare dobbiamo aspettarci dalla ministra?
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Forse chiuderà gli occhi in pubblico per dire che vuol provare come si vive se si è privi della vista?», dice un cittadino su Twitter. Altri incalzano: «Le suggerisco un' altra idea: provi ad aprire la porta di casa e a tenerla aperta, e venga poi a dirci che così ha capito qualcosa della vita dei senza tetto».
Sylvi Listhaug alla fine ha messo nei guai il suo partito e il governo, non solo se stessa. Tanto più che da quando è titolare del dicastero dell' Immigrazione, si è battuta nel modo più duro per introdurre in Norvegia leggi più restrittive sui diritti dei migranti, chiedendo severi limiti al diritto di riunificazione familiare e condizioni molto più dure per ottenere un permesso di soggiorno permanente.
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Nei mesi scorsi, era giunta a ordinare respingimenti verso la Russia dei migranti che avevano raggiunto il territorio norvegese passando il piccolo tratto di confine tra i due paesi, tra Murmansk e Kirkenes.