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    COPPI DEI CAMPIONI - INTERVISTA AL RE DEGLI AVVOCATI ITALIANI, FRANCO COPPI: “ESSERE SUPERSTIZIOSI È DA IGNORANTI, MA NON ESSERLO PORTA JELLA. IL CASO DI SABRINA MISSERI E’ UNA TRAGEDIA CHE MI ANGOSCIA. SONO OSSESSIONATO DALL’IDEA DI NON RIUSCIRE A DIMOSTRARE L’INNOCENZA DI QUELLA SVENTURATA”


     
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    Cristiana Lodi per “Libero Quotidiano

    FRANCO COPPI FRANCO COPPI

     

    Ne ha salvati tanti, questo re della Cassazione. Avanza con l' eleganza di un tight cucito in sartoria e si muove fra i meandri delle norme e dei codicilli con perfezione chirurgica rara. Sempre a caccia dei dettagli oscuri che nelle sentenze, fra i commi e i sottocommi, nascondono il fallimento del diritto e la salvezza dell' imputato. É l' avvocato più celebrato d' Italia: il difensore di Andreotti, di Berlusconi e di Sabrina da Avetrana.

    Professore Franco Coppi: nato a Tripoli nel Trentotto (29 ottobre), ordinario di Diritto Penale con cattedra (quella vera) alla Sapienza.

     

    In udienza, davanti alla Corte, capita di vederlo segnare appunti come il primo della classe. Poi sbirci meglio il quadernone che tiene di sbieco sul banco, e t' accorgi che con quella penna scaramanticamente rossa, lui, in realtà disegna. Disegna le facce dei giudici e tutto ciò che Lor signori gli evocano. Perché il principe dei penalisti, guai a chi non lo sa, è un pittore mancato.

     

    «L' arte è sempre stata la mia vera passione. Il sacro fuoco. Ma ammetto: non ho fatto il pittore per mancanza di coraggio. E mi sono ritrovato a fare l' avvocato». Sempre misurato e controllato, filtra una pignoleria professionale che mette paura perfino ai giudici.

    FRANCO COPPI FRANCO COPPI

     

    Sarà la precisione tipica dello Scorpione, sarà che lei è un solista del diritto: sta di fatto che Franco Coppi come difensore è sempre una mossa indovinata.

    «Questo lo dice lei… Io, invece, riconosco di essere severo e rigoroso verso me stesso proprio come i nativi del mio segno. Mi ci ritrovo nello Scorpione esigente. Forse per questo non ho fatto il pittore: i quadri generalmente piacciono soltanto a chi li fa…».

     

    Nonostante rifugga il pubblico e i salotti, le interviste e le telecamere che da sempre lo corteggiano, il principe degli avvocati accetta la lunga chiacchierata. Lo fa davanti al mare del Conero, col golden retriever che gli siede orgoglioso al fianco e lo guarda senza scomporsi: «Me lo ha regalato Niccolò a Natale».

     

    Niccolò nel senso di onorevole - avvocato di Silvio? Il difensore storico che lei ha sostituito nel caso Ruby, vincendo?

    «Abbiamo un ottimo rapporto. Sa quanto amo i cani e che mi sono sempre circondato di queste creature magnifiche. Non poteva farmi dono più grande. Un cucciolo dolcissimo. Aveva il nome datogli in allevamento: Rocca. Io l' ho ribattezzato. Nome: Rocky. Cognome: Ghedini».

     

    Paolo Cirino Pomicino Franco Coppi e Pellegrino Capaldo Paolo Cirino Pomicino Franco Coppi e Pellegrino Capaldo

    L' 11 marzo 2015, con l' assoluzione per il Ruby uno, lei ha salvato Berlusconi dalla condanna a 7 anni e dall' interdizione a vita. É uscito dall' aula Magna vittorioso, anche se con un braccio ingessato e sei chiodi nella spalla.

    «Sì, dissi che me lo aveva rotto Ghedini mentre passeggiavo a Villa Borghese. Una battuta scherzosa, ovvio. Ma tanto è bastato per costruire congetture inutili e illazioni gratuite. Ripeto: io e Ghedini siamo in ottimi rapporti. All' epoca, lui, era coinvolto nel Ruby ter e per questione di opportunità non ha potuto pronunciare l' arringa nel Ruby uno. Tutto qui».

     

    Vacanza a Porto Recanati. Meta scelta a caso?

    Franco Coppi e la moglie Franco Coppi e la moglie

    «Ci vengo ogni anno con la famiglia. Si va con due macchine: una carica di umani, l' altra di animali».

     

    Come quella volta in cui s' è portato la cornacchia?

    «Era una gazza ladra».

     

    Scusi.

    «Io viaggiavo davanti. Col cane, due gatti e lei: la gazza ladra. Mia moglie e gli altri umani marciavano invece sulla macchina dietro. A un tratto, paletta! Mi ferma la Finanza. Gli agenti non credono ai loro occhi. Presento loro il mio zoo. Col cane che abbaia.

    La gazza ladra che li guarda diffidente e punta i distintivi incollati alle giubbe. "Non c' è niente di illegale e non sto facendo commercio clandestino di animali…", spiego. Non fosse stato per mia moglie arrivata a testimoniare, sarei ancora là a discutere».

    FRANCO COPPI E NICCOLO GHEDINI FRANCO COPPI E NICCOLO GHEDINI

     

    A proposito di discussioni. Da difensore di Berlusconi, lei è riuscito a imporgli se non la regola del silenzio, quella della temperanza. La moderazione pubblica e il divieto d' attacco ai magistrati. É stata dura farsi obbedire?

    «Guardi, io sono abituato a discutere della linea difensiva con i miei assistiti. E con il Presidente è stata la cosa più semplice e costruttiva. Essendo lui un uomo d' intelligenza straordinaria, abbiamo confrontato le nostre vedute e adottato insieme le indicazioni più idonee. Nessuno ha avuto bisogno d' imporsi all' altro».

     

    Un trionfo la sentenza Ruby. Ma il vero trionfatore (l' artefice del cambio di scena in Appello) è stato Franco Coppi. Spariti i giudici, sparito perfino l' imputato.

    «Era sotto gli occhi di tutti: Ruby dimostrava un' età diversa da quella reale. La stazza fisica e tanta disinvoltura non facevano neanche lontanamente pensare che all' epoca dei fatti potesse avere meno di 18 anni. Che le cene ad Arcore non fossero eleganti, era un fatto acclarato dalla sentenza di primo grado.

     

    Quello che invece interessava fare capire ai giudici era che, cene eleganti oppure no (posto che il peccato non è reato), il Presidente non ha pagato rapporti sessuali a una minorenne nelle consapevolezza della minore età della stessa. Farlo capire, significava provare la verità: cioè che non esisteva concussione né prostituzione».

    FRANCO COPPI IN CASSAZIONE FOTO LAPRESSE FRANCO COPPI IN CASSAZIONE FOTO LAPRESSE

     

    Si dice che lei sia l' unico capace di non limitare la difesa alle carte.

    «Per carità. La dottrina e lo studio delle carte sono la base per ogni processo. Bisogna conoscere gli atti dal primo all' ultimo. Le conclusioni si posso tirare solo dopo averli studiati tutti. Nel caso Ruby erano migliaia di pagine, troppe per ritenere che le tesi dell' accusa fossero convincenti».

     

    Berlusconi condannato per Mediaset il primo agosto 2013?

    «Sentiamo quel verdetto come profondamente ingiusto. Chiaro che le sentenze vanno rispettate, ma questo non significa che uno le debba per forza accettare come giuste. Abbiamo consegnato del materiale alla corte di Strasburgo. Quegli atti possono sì cambiare tutto. Ma gli anni persi non ce li restituisce nessuno. Il Presidente è stato emarginato. Gli hanno tolto la possibilità, se non di fare politica, di esercitarla. Abbastanza, direi».

    franco coppi franco coppi

     

    Niente tentazioni mondane. Non ama le cene e si vergogna a dire ogni volta «no». Ma a parte le cravatte, si conoscono altre sue debolezze?

    «In effetti di cravatte ne ho una quantità mostruosa. Mi danno gioia e vivacità su quegli abiti grigi. Sotto la toga metto sempre la "bavetta" bianca, toglie quel senso di funereo…».

     

    Cornetto e penna rossa, sono i suoi amuleti?

    «Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta jella… Non crederci è da folli, diceva Benedetto Croce. Uso le mie precauzioni».

     

    Nelle sue mani sono passati fascicoli che sono pezzi di storia d' Italia. Dal processo per il golpe Borghese del '70, allo scandalo Lockheed col ministro Luigi Gui uscito sano e salvo. Poi il processo del secolo: Giulio Andreotti assolto dall' accusa di mafia. Antonio Fazio per il caso Antonveneta, Nicolò Pollari per il sequestro Abu Omar. Francesco Totti e Vittorio Emanuele di Savoia, per citarne alcuni.

     

    FRANCO COPPI FRANCO COPPI

    Ne ha salvati tanti e di grossi, avvocato. Conosce storie e segreti, verità e bugie di ognuno. Pesa?

    «No. Un processo caccia l' altro. Si dimentica. Questione di economia nell' archivio del cervello».

     

    Quando parla lei capiscono tutti. I giudici ascoltano. Non dormono durante le sue arringhe. Il segreto?

    «L' ho imparato a scuola. Finita la lezione, i professori costringevano i più bravi o i meno peggio a ripetere quanto da loro spiegato. Ci appioppavano libri e libri di letteratura latina.

    Da Cicerone alla satira di Seneca, passando per la storiografia di Tacito. Mi sono allenato così: ripetendo i testi di Paratore».

     

    Mai perso una notte di sonno precedente un processo. Ma è vero?

    «Non dormire la notte prima di un processo sarebbe deleterio e io, semplicemente, non lo faccio. Ma questo non significa non avere preoccupazioni. O non provare angoscia per la responsabilità che t' investe, specialmente in certi casi».

     

    Esempio?

    «Sabrina Misseri».

     

    Scusi, a lei si sono rivolti capi di governo, ministri, banchieri, 007.

    Il re. Poi, di colpo, la vediamo a Taranto con la cugina di Avetrana. Cosima e zio Miché seduti dietro.

    FRANCO COPPI E COSSIGA FRANCO COPPI E COSSIGA

    «Guardi che io non ho accettato di difendere Sabrina Misseri per solidarietà umana. Quel caso è una tragedia che mi angoscia. Sono ossessionato dall' idea di non riuscire a dimostrare l' innocenza di quella sventurata.

     

    Condannata due volte a una pena mostruosa anche se avesse commesso il delitto, che invece non ha commesso. Vittima delle accuse calunniose del padre… Un dramma, ci vorrebbe Euripide… Perché ci sto? Perché credo all' innocenza. In gioco c' è la vita di una ragazza che rischia di essere distrutta per sempre. Tremo al pensiero di non farcela a salvare dall' ingiustizia quella poveraccia. Ci penso ogni giorno. Un chiodo fisso da cui devo liberarmi col terzo grado di giudizio».

     

    Perché è innocente Sabrina?

    «Tre ragazze, la sera prima del delitto, si accordano per andare al mare l' indomani. Il resto si sviluppa quel pomeriggio, quando Sarah va all' appuntamento e (qualche minuto prima di vedere Sabrina) s' imbatte nello zio Michele che le fa delle avances.

    SABRINA MISSERI SABRINA MISSERI

     

    Era già successo in precedenza. Sarah stavolta si ribella e muore. Fin da subito, gli elementi sulla base dei quali la responsabile sarebbe Sabrina anziché suo padre, si sono rivelati congetture e argomenti privi di consistenza logica».

     

    Michele Misseri ha cambiato versione infinite volte. Come può essere credibile nell' incolparsi del delitto?

    «Certo che lo è. Lui confessa il delitto, ritratta e poi ritratta la ritrattazione.

    Ma non è un cambiare versione. Michele Misseri ha sempre dato spiegazioni in linea con un suo interesse. Un obiettivo. E quando s' accorge che quel che ha architettato non raggiunge il suo scopo, ritratta. Ma cosa si vuol credere? Che io difenda Sabrina per la parcella? O per dimostrare cosa? Potevo tirare i remi in barca, bellamente.

     

    SABRINA MISSERI SABRINA MISSERI

    Ma in questo processo, si pone anche un problema morale. Io ho una responsabilità enorme, perché l' innocenza di Sabrina passa attraverso la colpevolezza di suo padre. E cosa mi si vuol dire? Che per vincere una causa, faccio incolpare un innocente?».

     

    A un anno dalla condanna in Appello, mancano ancora i motivi.

    SABRINA MISSERI SABRINA MISSERI

    «Questo è, a dire poco, scandaloso. Ci dicono che la prossima settimana potrebbero arrivare in cancelleria. Ma sentenza depositata o no, chiederemo la scarcerazione immediata di Sabrina, senza aspettare la scadenza dei termini di custodia in carcere previsti per il 15 ottobre. Quella ragazza ha già perso sei anni. Sua madre anche. Non ci posso pensare».

     

    Dentro la sentenza, ci sono pieghe nelle quali potersi inserire per provare l' innocenza?

    «Pieghe? In quella sentenza ci sono delle autostrade. Serve solo che i giudici di Cassazione ascoltino».

     

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