DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI - VIGNETTA BY ALTAN
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Lo sciagurato festone salviniano – sciagurato perché la cultura del potere prevede un sacro comandamento: l’opportunità – ha visto brillare la presenza di Flavio Cattaneo, affiancato dalla sua Ferilli. Invitato alla festa da Salvini (Sabrina Ferilli è nelle grazie di Francesca Verdini, nel suo ruolo di producer cinematografica), la presenza di Kit Cat ha fatto rumore tra tutti coloro che son sospesi in attesa che il governo licenzi la lista delle nomine delle aziende partecipate dallo Stato prevista tra il 20 e il 25 marzo.
Al fine di lasciare un’impronta del suo genio manageriale al comando dell’Enel, società che è gravata di 70/80 miliardi di debiti ed ha urgente bisogno di un nuovo corso, Cattaneo ha riannodato i fili con il suo mentore Ignazio La Russa, ha poi incontrato Giorgia Meloni. Risultato: zero.
A quanto si vocifera tra gli “addetti ai livori”, la Ducetta lo reputa “inaffidabile” in quando, un anno fa, alla Convention milanese di Fratelli d’Italia, Cattaneo dette buca impegnato com’era sul fronte Generali Assicurazioni per conto di Caltagirone. Quindi ha allacciato un rapporto con il capo leghista che ormai fa da portavoce anche di Berlusconi, e insieme stanno fronteggiando, con successo, le voglie pigliatutto di “Io sono Giorgia”.
Basta vedere come è terminata la battaglia per la giunta lombarda, con Salvini che è riuscito a farsi dare 5 assessori alla Lega, ai quali però si aggiungono 2 in quota Lista Fontana, 2 a Forza Italia, contro i 7 ai Fratelli d’Italia. Eppure nelle urne il risultato del centrodestra ha dato come primo partito Fratelli d'Italia col 25,18%, la Lega al 16,53%, Lista Fontana 6,2, Forza Italia al 7,23. Non solo, il Capitone ha pure messo il veto a Romano La Russa come vice-presidente.
ignazio la russa e daniela santanche a cortina foto chi
Un successo, quello di Salvini, che ha origine dal fatto che viene riconosciuto come supremo capo della Lega (solo Zaia si può permettere di contraddirlo ma unicamente per ciò che riguarda il Veneto). Mentre il monolite di Fratelli d’Italia, epoca via della Scrofa, non esiste più diviso tra varie correntine (La Russa-Santadeché, Rampelli, Fazzolari, Donzelli), ognuno con il proprio orticello da preservare.
Tornando a Mister Ferilli. Dopo che l’improvvida Meloni ha annunciato mesi fa la scelta di voler nominare a capo dell’Enel il fidato Stefano Donnarumma al posto di Starace (con Paolo Scaroni presidente in quota Lega/Forza Italia), Cattaneo avrebbe rivolto le sue attenzioni verso la poltrona di Del Fante alle Poste, dove però non c’è bisogno di alcun piano di rilancio perché l’azienda va bene ed è stato lanciato recentemente “Poste Energia” su luce e gas.
sabrina ferilli flavio Cattaneo
Più drammatiche si presentano le nomine di Leonardo, dove troviamo una folla di pretendenti all’incarico di Ad al posto di Alessandro Profumo: Cingolani (by Meloni), Mariani (by Crosetto), Cutillo (by Salvini). Si rincorrono poi le voci che insieme all’amministratore delegato cambierà anche il presidente, cioè Carta. Ed uno dei papabili è un altro generale delle Fiamme Gialle, Giuseppe Zafarana, il cui mandato è in scadenza.
GIORGIA MELONI E LE NOMINE BY MACONDO
Come finirà la battaglia delle nomine? Finirà come per le recenti giunte regionali lombarde e laziali: si apriranno vari tavoli, si prenderanno tutti a cazzotti, ma si capirà finalmente su quali nomi si attestano i tre partiti di maggioranza. Dopodiché si incontreranno i tre caballeros Meloni-Salvini-Berlusconi ed uscirà la fatidica fumata bianca.
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