Estratto dell'articolo di Elena Dusi per “la Repubblica”
bosco
Scambiano la notte con il giorno. Di andare a dormire non vogliono saperne. […] La vita notturna di orsi, cervi, camosci, caprioli, tassi, volpi, lepri e faine nasce dalla necessità di sfuggire all’«uomo cattivo»: il superpredatore di boschi e montagne italiane.
La prova è stata fatta sulle Dolomiti. I ricercatori del Muse, Museo delle scienze di Trento, e dell’università di Firenze, con il servizio faunistico della provincia di Trento, hanno piazzato 60 fototrappole in un’area di 220 chilometri quadri in parte all’interno e in parte fuori dal parco dell’Adamello-Brenta. […] Altro che parco, hanno osservato i ricercatori nell’articolo sulla rivista scientifica Ambio . Il 70% dei 70mila scatti medi di ogni anno ritraggono uomini. […]
cervo
[…] Agli animali non resta allora che allontanarsi nello spazio, come fanno soprattutto i più grandi (cervi, camosci e orsi), che prendono le distanze dai centri abitati e salgono di quota, popolando anche pendii molto ripidi e allontanarsi nel tempo, evitando la tarda mattinata e le prime ore del pomeriggio, quando i turisti sono in piena attività. […]
Spiega Francesco Rovero, professore di ecologia all’università di Firenze, […] «Non sappiamo quali siano le conseguenze, ma sospettiamo che ci siano problemi per alimentazione, regolazione della temperatura, vita sociale e riproduzione».
cervo
Gli unici animali in controtendenza sono le volpi, che vedono l’uomo più come risorsa che come nemico. Anche le altre specie sarebbero in buona salute, se non fosse per il fuso orario sregolato. «Le superfici ricoperte dai boschi sono in aumento e le popolazioni selvatiche sono in leggera crescita», spiega Rovero. […]«Nuove specie come lo sciacallo dorato e il gatto selvatico stanno ripopolando le Alpi orientali. Segno che la natura ce la mette tutta ad adattarsi, nonostante la presenza dell’uomo».
orsa
Sempre però a debita distanza. «Gli orsi da specie diurna si trasformano in crepuscolare e notturna, specialmente le femmine con i cuccioli» racconta il naturalista. «Identico comportamento hanno altre specie di taglia grande, più visibili e quindi più a rischio in caso di incontro con l’uomo, come cervi e camosci. […]». «La nostra voglia di natura potrebbe avere delle conseguenze sugli animali. Forse è giusto porle qualche limite ».