Pierluigi Panza per il “Corriere della Sera”
SCALA MILANO
Per Francesco Lattuada, rappresentante Cgil del Teatro alla Scala, ieri i lavoratori e orchestrali «hanno bloccato una tournée del teatro in Egitto», legando questa loro scelta al caso Regeni.
Ma per la Scala non esiste nessun caso Egitto. La Scala non ha mai programmato e nemmeno formalizzato l’ipotesi di alcuna tournée nella terra dei faraoni, il Consiglio di amministrazione non ha discusso di una tournée in Egitto e il sovrintendente e direttore artistico Dominique Meyer, unico che dispone delle deleghe autorizzative, non ha ricevuto i sindacati per presentare o discutere con loro di una tournée in Egitto.
Stando, anzi, al parere di un rappresentante di altro sindacato, «c’è stato un po’ di protagonismo in Francesco Lattuada» che, partendo forse da voci non ufficiali né formalizzate, sentiti certamente alcuni lavoratori e sindacalisti presenti ieri in teatro, ha dichiarato tout-court che lavoratori e orchestrali hanno bloccato una tournée.
REGENI SCALA
Sebbene sia da ritenere che la stragrande maggioranza dei dipendenti Scala sia d’accordo a non svolgere trasferte in Paesi non democratici, non c’è stata assemblea sull’argomento, né agitazione nel giorno di ieri (è andata normalmente in scena la «Thais» con successo e nessun intoppo) anche perché non c’era nessuna tournée in Egitto stabilita.
REGENI FAMIGLIA
Lo conferma all’Ansa il sovrintendente Dominique Meyer: «C’è stato tanto rumore per nulla». Si è trattato solo di una proposta e «non c’è stato alcuno scontro con i sindacati. Due o tre giorni fa ho saputo che c’era una sensibilità forte da parte di alcuni. Capisco la famiglia Regeni e l’attenzione dopo un disastro del genere, la cosa peggiore che possa succedere a un genitore. Ma noi — ha ribadito — abbiamo rinunciato a fare qualcosa che non volevamo fare».
C’è, invece, una richiesta dei sindacati di incontrare il sovrintendente anche sul tema delle tournée. Tema che può essere delicato perché, Egitto a parte, la Scala è solita frequentare anche Paesi oggi al centro di controversie politiche, primo fra tutti la Russia e il suo Bolshoi. Tanto che, come mero pourparler, un esponente sindacale ha finito con il commentare: «Bisogna stare attenti, perché se non andiamo più in tutti i Paesi dove la democrazia è in bilico…».
È dunque possibile che possa nascere una autentica discussione sulle modalità di condivisione delle trasferte che, ricordiamolo, generano anche introiti necessari che evitano di ricorrere a ulteriori finanziamenti pubblici.
MEYER SCALA
bolshoi 2