Claudio Antonelli per “la Verità”
RENZI MACRON GOZI
Nella lunghissima intervista con cui Matteo Renzi annuncia la scissione del Pd ci sono tante sfumature psicologiche, tutte riconducibili alla sua necessità di rimanere sempre al centro dell' attenzione. Mancano invece reali motivazioni politiche. Spinte ideologiche nemmeno a parlarne: si tratta solo di potere. E non ci vuole un esegeta per capirlo: è lo stesso Renzi a svelarlo in corso d' intervista.
«Non sono interessato a mettere il naso nelle nomine, ma voglio dire la mia sulle strategia», ha detto a Repubblica. «Perché continuiamo a tenere divise Leonardo-Finmeccanica e Fincantieri? Che senso ha? Non rischiamo di farci mangiare da partner europei che investono più di noi sullo spazio e sulla difesa?». Come i cani che appena usciti di casa marcano il territorio, l' ex sindaco di Firenze aveva troppa fretta di definire il proprio perimetro di competenza che non è nemmeno riuscito ad attendere l' evento della Leopolda previsto per ottobre.
cassa depositi e prestiti 3
Dal momento che in ballo non ci sono scelte politiche, per il suo nuovo schieramento è importante fissare già da ora i paletti di competenze che riguardano le nomine. Perché solo di questo si tratta: gestire le partecipate e individuare i propri uomini di fiducia. E nella grande abbuffata di poltrone (che si apre da oggi fino alla nomina del successore di Sergio Mattarella) ciò che conta per Renzi è essere sempre al centro.
La frase estrapolata dall' intervista a Repubblica fa specifico riferimento a quello che comunemente viene chiamato piano Capricorn. Cioè l' idea che Cdp possa riacquistare alcune partecipate direttamente dal Tesoro, con il duplice obbiettivo di ridurre il perimetro del debito pubblico e al tempo stesso accentrare dentro Cdp la cabina di regia delle nomine. Nello specifico questa non è un' idea partorita da Renzi ma dai 5 stelle, e potrebbe essere appoggiata pure dal ministro dell' Economia Roberto Gualtieri.
FINCANTIERI MONFALCONE
Tesoro e Cdp si appresterebbero a fare i calcoli per vendere a Cassa depositi e prestiti le quote del 30,2% che il Mef detiene nel colosso della Difesa con sede in piazza Monte Grappa. Il progetto sarebbe di incassare a spanne una cifra che si aggirerebbe sui 2,3 miliardi di euro. In questo modo il controllo resterebbe pubblico, ma il governo riuscirebbe a scambiare patrimonio contro debito.
Infatti il Tesoro lo scorso giugno ha incassato circa 800 milioni da Cdp perché necessitava di una riduzione del deficit. Incassando la vendita delle azioni, porterebbe a casa direttamente una riduzione del debito, come promesso all' Ue. Dal punto di vista contabile sarebbe più una partita di giro. Inutile dire che non si tratterebbe di una privatizzazione. Cassa gestisce infatti i risparmi dei pensionati e la raccolta di Poste, oltre a fungere da tesoreria per lo Stato.
cassa depositi e prestiti
Una volta incamerata Leonardo, per Cdp - che già adesso detiene Fincantieri - sarebbe poi semplice avviare una fusione. Un progetto che Giuseppe Bono sostiene da molto tempo. Ne abbiamo discusso sulle colonne della Verità anche in occasione dell' accordo tra la stessa Fincantieri e la francese Naval group. Su questa idea molti analisti continuano ad avanzare dubbi, per via della diversità dei due business. Ma soffermarci troppo sulla fusione in sé significa cadere nel tranello dello storytelling renziano. La citazione dei due colossi della Difesa è strumentale. Renzi non ha alcuna idea precisa in merita e nemmeno sarebbe stato imbeccato dall' amico Sandro Gozi che ora fa il consulente del governo francese.
RENZI TAMIN AL THANI QATAR
Si tratta piuttosto di un messaggio cifrato rivolto a tutti i manager pubblici. Un invito abbastanza palese a convertirsi tutti (di nuovo) al renzisimo. La stanza dei bottoni la gestisco io - sembra dire l' uomo di Rignano - e solo io deciderò le strategie e gli accordi con i Paesi esteri, che contano. Ad esempio il Qatar o l' Arabia Saudita. In questo modo Renzi punta all' Eni e a coordinare le altre partecipate dell' energia come Enel (anch' essa citata nell' intervista).
Stavolta al fianco di Renzi ci saranno gli uomini che in passato hanno collaborato con Silvio Berlusconi. Lo si capisce dai viaggi portati avanti dal senatore semplice di Scandicci e dalle relazioni internazionali. A Renzi non basterà far entrare nella sua casa un plotone di esponenti di Forza Italia: per trasformare il suo progetto nella vera Casa delle libertà dovrà disporre anche della massa critica dei manager e dell' appoggio delle grandi partecipate pubbliche. Solo così Berlusconi potrà trovare il suo delfino, e la schiera di Forza Italia potrà fuoriuscire.
RENZI SALZANO PRIMO MINISTRO QATAR
Uno schema indipendente dagli esiti elettorali (anzi), ma in ogni caso estremamente pericoloso. L' incognita si trova al Colle. Come reagirà Mattarella? Il presidente della Repubblica scenderà a patti o farà muro? La spregiudicatezza di Renzi rischia di far saltare il banco e quindi di spezzare il piano filoeuropeista imbastito dalle parti del Quirinale, che ora comincia a scarseggiare di assi nella manica.
Nelle prossime settimane ci sarebbe anche da divertirsi, se in ballo non ci fosse il nostro Paese.