di Alessandro Oppes per "la Repubblica"
mariano rajoy 3
Tutto come previsto: con 180 no e 170 sì il Parlamento spagnolo boccia la candidatura di Mariano Rajoy alla presidenza del governo. Era la prima votazione, per la quale occorreva raggiungere la maggioranza assoluta di 176 seggi. Il voto si ripeterà venerdì prossimo ma, pur essendo in quel frangente sufficiente la maggioranza semplice, le cose non cambieranno.
Oltre al sostegno del suo Partito Popolare, il premier ad interim ha potuto contare solo sull'appoggio del partito liberale di centro Ciudadanos, ottenuto grazie a una complessa trattativa conclusa a tempo di record nell'ultima settimana.
RAJOI FELIPE
Ma la speranza di Rajoy di ampliare la base del consenso per ottenere l'investitura è stata frustrata dal secco "no" dei socialisti di Pedro Sanchez, compatti nel rifiutare qualsiasi apertura di credito verso il leader di un partito invischiato da anni in una lunga serie di casi di corruzione.
Dalla tribuna delle Cortes, Sanchez ha ripetuto che Psoe e Pp sono antitetici e che la prima formazione della sinistra non accetterà mai di trattare con il presidente che considera responsabile di una politica che ha smantellato importanti conquiste dello stato sociale.
RAJOI CIUDADANOS
I socialisti non chiariscono ancora, tuttavia, quali saranno le loro mosse a partire dalla prossima settimana. Se Rajoy sostiene che non si tirerà indietro neppure dopo il quasi certo secondo no del Parlamento (c'è tempo sino a fine ottobre per evitare il secondo scioglimento delle Camere del 2016, dopo le elezioni di dicembre 2015 e di giugno 2016), il numero uno di Podemos Pablo Iglesias ha lanciato un appello a Sanchez affinché accetti di esplorare la possibilità di una maggioranza alternativa.
Impresa comunque molto complessa. Sembra esclusa l'eventualità (sollecitata in questi giorni anche con un manifesto firmato da 400 intellettuali e persone dello spettacolo) di unire Psoe, Podemos e Ciudadanos in un progetto che avrebbe l'obiettivo di sloggiare definitivamente Rajoy dalla Moncloa.
SANCHEZ IGLESIAS RE FELIPE VI
Per Sanchez sarebbe la soluzione ideale, ci provò nella precedente legislatura fallita quando ottenere l'incarico da re Felipe VI, ma non fu possibile. E ora questa strada sembra ancor meno praticabile, visto il durissimo scambio dialettico di cui sono stati protagonisti in Parlamento Iglesias e il numero uno di Ciudadanos Albert Rivera.
Resterebbe l'ipotesi di un'intesa Psoe-Podemos, aperta al sostegno delle forze nazionaliste e indipendentiste basche e catalane. Le quali sembrano pronte a dare una disponibilità di massima, ma non a costo zero: il nuovo governo dovrebbe garantire ai separatisti il diritto di convocare un referendum. E su questo i fragili equlibri su cui si basa l'unità interna del Partito socialista andrebbero sicuramente in frantumi.