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    “È ENORME IL DANNO CHE SCHAEUBLE PROVOCA CON LE DICHIARAZIONI SU DRAGHI MOTIVATE DALLA POLITICA INTERNA” - LA STAMPA TEDESCA INFIOCINA IL PRESIDENTE DEL BUNDESTAG, WOLFGANG SCHAEUBLE, CHE HA TUONATO CONTRO L’ALLENTAMENTO DEI VINCOLI DI BILANCIO E IL RISCHIO DEBITO PER L’ITALIA E L’EUROPA: “SI È APPENA INSTAURATA DI NUOVO QUALCOSA CHE SOMIGLIA AD UNA FIDUCIA NELL'UE GRAZIE AL RECOVERY FUND. DRAGHI COME PREMIER A ROMA È UNA FORTUNA. CHE NELLE SUE VALUTAZIONI ELETTORALI SCHÄUBLE METTA QUESTO IN DISCUSSIONE È IRRESPONSABILE”


     
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    Ilario Lombardo per “la Stampa”

     

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    C' è una sottotrama nella storia dell' Unione europea e di questi ultimi turbolenti dieci anni che potrebbe essere scritta raccontando il rapporto franco ma ruvido tra Mario Draghi e Wolfgang Schäuble. Negli stereotipi che facilmente inghiottono le sfumature è stato narrato come lo scontro tra la severità tedesca a guardia dell' austerity e la creatività italiana che deve trovare soluzioni fantasiose per sostenere il suo storico ed enorme debito pubblico.

     

    Oggi la sfida si ripropone con ruoli ed esiti diversi. Perché, come fanno notare fonti di Palazzo Chigi, è dentro lo stesso dibattito in Germania che vengono partorite voci contrarie alle posizioni del falco che oggi siede alla presidenza del Bundestag. Senza troppo girarci intorno, Schäuble, in un editoriale sul «Financial Times», chiede a Draghi di impegnarsi per far tornare l' Unione «a una normalità fiscale e monetaria» e per evitare «una pandemia del debito».

    Draghi e Schaeuble Draghi e Schaeuble

     

     Il tedesco, anima rigorista del partito di governo Cdu, interpreta le paure dell' Europa del Nord rispetto all' allentamento dei vincoli di bilancio scaturito dalla lotta al Covid. Ricorda i lunghi confronti con Draghi, quando uno era ministro delle Finanze in Germania (sempre di un governo di Angela Merkel, ovviamente) e l' altro presidente della Banca centrale europea, di base a Francoforte.

     

    I Paesi liberi di spendere tendono a cadere nella tentazione di incorrere in debiti, sostiene: «Ho discusso di questo azzardo morale in molte occasioni con Draghi. E siamo sempre stati d' accordo sul fatto che, data la struttura dell' unione monetaria, le politiche di sostenibilità finanziaria sono responsabilità degli Stati membri. Sono certo che rispetterà questo principio come premier italiano. È importante per l' Italia e per l' Europa intera. Diversamente avremo bisogno di un' istituzione europea con il potere di imporre il rispetto degli obblighi scaturiti dalle regole».

     

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    Ufficialmente Draghi non replica. Fonti a lui vicine giurano che l' attacco di Schäuble non è stato oggetto della telefonata avvenuta ieri con la cancelliera Merkel in preparazione del G7 di Cornovaglia e del Consiglio europeo. Da Palazzo Chigi invitano a inquadrare l' iniziativa in un quadro interno alla campagna elettorale tedesca che si avvia verso le prime elezioni senza Merkel, rimandando anche a una risposta del quotidiano «Süddeutsche Zeitung».

     

    La difesa di Draghi, a firma della nota giornalista Cerstin Gammelin, è totale, anche sprezzante verso Schaeuble: «Ha appeso il titolo di convinto europeista nel guardaroba della campagna elettorale. Non si può spiegare diversamente che il presidente del Bundestag tedesco minacci il premier italiano Draghi apertamente su un giornale internazionale sul fatto che se non riporta il Paese presto sui binari del risparmio Bruxelles dovrebbe costringerlo».

     

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    E ancora: «È enorme il danno che lo smaliziato politico della Cdu provoca con queste dichiarazioni motivate dalla politica interna. Si è appena instaurata di nuovo qualcosa che somiglia ad una fiducia nell' Ue grazie al Recovery Fund. Draghi come premier a Roma è una fortuna. Che nelle sue valutazioni elettorali Schäuble metta questo in discussione è irresponsabile». Ne è passato di tempo da quando i giornali tedeschi, ma erano altri, soffiavano sulla sfiducia dell' opinione pubblica nei confronti dell' Italia.

     

    Schäuble si è rifatto sotto come ai tempi in cui duellava con Draghi a un passo dal default in Grecia e durante la crisi dell' euro. Il primo - da ministro delle Finanze- l' incarnazione dello spirito dell' austerity, il secondo invece si guadagnò il soprannome di «Draghila» in prima pagina sulla «Bild» per la politica monetaria espansiva della Bce, quando caricò il bazooka del Quantitaive easing.

     

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    Era solo questione di tempo perché lo scontro si riproponesse alla vigilia di un lungo dibattito sul dopo-pandemia quando l' Europa dovrà decidere che fare del Patto di Stabilità ancora sospeso causa Covid. Un dibattito che si intreccia alle complicate elezioni tedesche di settembre e che rende incerto il cammino dei cristianodemocratici, incerti se restare in competizione con i duri dell' ultradestra che tallonano la Cdu (proprio Schäuble nel 2016 disse che la politica monetaria di Draghi stava facendo un enorme favore ai nazionalisti di Afd) o se affidarsi all' idea di una nuova Europa costruita sul germe del fondo Next Generation Ue.

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