Marco Antonellis per Dagospia
conte renzi
Anche Maria Elena Boschi si è resa conto delle recenti mosse del Premier Conte di cui aveva ampiamente dato notizia Dagospia nei giorni scorsi tanto da dichiarare stamattina a Repubblica che "se Conte e il Pd vogliono farci fuori, come hanno provato a fare in questo fine settimana, devono solo dirlo e prendersi la responsabilità". Un fine settimana caldissimo in cui le chat di Italia Viva sono state bollenti per tutto il tempo, contenenti persino la "promessa" di lasciare il governo se il Premier si fosse rivolto ai "responsabili".
Ma altri fronti di lotta all'interno della maggioranza di governo stanno per essere aperti. Ora nel Pd suona un altro campanello dall'allarme: quello delle regionali di maggio. "Italia Viva punta a farci a farci perdere tutte le Regioni a parte la Toscana", si ragiona nei capannelli di deputati Pd in Transatlantico. "Così Renzi darebbe un colpo alla segreteria Zingaretti, terremoterebbe il Pd, il centrosinistra e quindi il governo".
MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE
E tornerebbe al centro della scena politica. Il piano è piuttosto semplice: candidare un proprio esponente contro quello del centrosinistra. "Hanno poco, il 2 o il 3%, ma in una elezione testa a testa a un turno solo, con la destra così forte, anche pochi punti percentuali possono essere determinanti". In Puglia il piano è già in campo, contro Emiliano. Ma anche nelle altre regioni c'è il rischio che vada a finire così. "Fanno problemi su tutto, anche incomprensibili. È una strategia".
MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE
Anche l'autocandidatura di Calenda (ora alleato di Renzi) a sindaco di Roma è vista in questa prospettiva. "Con tutto quello che ha detto e fatto Calenda contro il Pd in questi ultimi tre mesi, siamo al limite della provocazione. Anche qui puntano a fare casino. Per fortuna che almeno nelle comunali c'è il doppio turno.
Quindi queste forzature si recuperano nel ballottaggio, quando noi andremo allo scontro col candidato della destra", ragiona un deputato piddino romano molto influente. Intanto, dalle parti di Palazzo Chigi non è di certo passato inosservato l'ultimatum lanciato stamattina da Matteo Renzi al Ministro della giustizia Bonafede e quindi a tutto il governo: "Gli diamo due mesi di tempo. Se le cose cambiano, bene. Altrimenti ci vediamo in Senato". Mesi che saranno fondamentali anche per il grande risiko delle nomine pubbliche.