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    LA TRAGEDIA DI FERRAGOSTO - 40 MORTI SULL'IMBARCAZIONE AL LARGO DELLA LIBIA - NON AVEVANO ABBASTANZA SOLDI PER PAGARSI UN POSTO SUL PONTE E UN SALVAGENTE: UNO ATTACCATO ALL’ALTRO NELLA STIVA, SENZA ARIA, SENZA LUCE, SENZA NIENTE


     
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    Ansa.it

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    Sono 312 i migranti soccorsi sull'imbarcazione al largo della Libia che trasportava anche circa 40 cadaveri. Tra i superstiti assistiti dal pattugliatore della Marina Militare Cigala Fulgosi anche 45 donne e tre minori. Sono ora in corso le operazioni di trasbordo dei migranti sulla nave norvegese Siem Pilot che fa parte della missione europea Frontex.

     

     corriere.it

     

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    Non avevano abbastanza soldi per pagarsi un posto sul ponte e un salvagente. Ma pur di fuggire da miseria e carestie hanno scelto di salire su quel barcone partito dalla Libia, uno attaccato all’altro nella stiva, senza aria, senza luce, senza niente. Con quei pochi soldi messi da parte gli uomini hanno preferito pagare il «biglietto» con sovraprezzo ponte per le loro donne, le stesse che ora piangono disperati i loro uomini. Perché sì, la stiva, come troppe volte accade è diventata una tomba e per nessuno c’è stata la salvezza tanto sperata. Sono tutti morti soffocati: là sotto non c’era aria

     

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    L’ultima tragedia del mare è ancora una volta accaduta al largo di Lampedusa, a 21 miglia dalle coste libiche. La tragedia di Ferragosto. Come sempre l’allarme è arrivato attraverso una telefonata da un cellulare satellitare. E come un copione si è avvicinato al barcone in difficoltà il pattugliatore della Marina Militare Cigala.

     

    All’equipaggio si è presentata una scena apocalittica, da girone dell’inferno che ha sconvolto i soccorritori: «Una scena terribile, decine di cadaveri ammassati nella stiva, le donne che piangevano i loro uomini», ha raccontato il capitano di fregata Massimo Tozzi, comandante del pattugliatore che ha soccorso i migranti.

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    La richiesta d’aiuto e i soccorsi

    La nave della Marina è stata così dirottata sul posto dopo che un elicottero militare ha individuato il barcone. «Era - spiega il capitano Tozzi - un’imbarcazione di 14 metri stracarica di persone: in pochissimi avevano il salvagente. Non è chiaro se a bordo c’erano scafisti o qualcuno che la governava. Il barcone era comunque fermo quando siamo arrivati noi».

     

    I migranti soccorsi sull’imbarcazione al largo della Libia - spiega la Marina militare - sono 312. Tra i superstiti assistiti dal pattugliatore della Marina Militare Cigala Fulgosi anche 45 donne e tre minori. Solo a notte fonda è poi terminato il trasbordo dei migranti soccorsi dalla nave della Marina Militare sulla norvegese Siem Pilot al servizio di Frontex. Con i sopravvissuti sono state trasbordate anche le salme finora recuperate.

     

    Morti nella stiva

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    Quando gli uomini della Marina sono intervenuti sui gommoni i passeggeri hanno subito parlato di morti a bordo. E quando i militari sono saliti ed hanno ispezionato la stiva si sono trovati di fronte a qualcosa che non dimenticheranno facilmente. Nessuno dei corpi presenta ferite, segni di bastonate o altro. Sarà l’autopsia fatta a campione su uno dei cadaveri a chiarire le cause del decesso, ma è molto probabile che a uccidere i migranti sia stata l’inalazione del combustibile: sono morti asfissiati. Il barcone era partito presumibilmente da poche ore, non era in mare da tanto. Ma era talmente carico che la sua sorte era segnata.

     

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    Cadaveri, donne che urlavano, gente in mare. Sono stati tremendi i primi attimi in cui sono intervenuti i soccorritori «Una scena a forte impatto emotivo, c’erano diversi cadaveri immersi in acqua, combustibile ed escrementi umani - ha detto ancora Tozzi - questo il quadro che si è presentato ai nostri uomini quando sono saliti a bordo». L’intervento della Marina ha evitato che la tragedia fosse ancora più pesante. «Ma è questo che facciamo - ha osservato il capitano Tozzi - prestare soccorso a chi è in difficoltà in mare è il nostro compito».

     

     

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