DAGOREPORT
Estratto dell’articolo di Claudio Tito per la Repubblica
GIORGIA MELONI PNRR
L’Italia avrà la terza rata di finanziamenti del Pnrr. I 19 miliardi previsti sono in partenza verso le casse del Tesoro. Ma sarà l’ultima volta che il raggiungimento degli obiettivi sarà valutato dalla Commissione Ue in maniera tanto elastica.
(...) Ma è come se Palazzo Berlaymont avesse voluto concedere un ultimo “bonus” al nostro Paese. Una promozione sotto embargo. Che non si può ripetere. Soltanto la volontà di non aprire un contenzioso politico e di non trasmettere un messaggio di debolezza ai mercati, ha indotto gli uffici di Bruxelles ad ammorbidire il test.
«Noi – ha detto proprio Giorgetti alla fine della riunione con i ministri finanziari - ci aspettiamo la risposta positiva. Crediamo di essere nei tempi, ne ho parlato ancora ieri sera con il ministro Fitto. Siamo a posto, per quanto riguarda quello che dovevamo fare. Quindi siamo ottimisti rispetto allo sblocco di questa rata. È questione di ore ma penso che la situazione sia definita». In effetti anche il commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, si è mostrato ieri fiducioso: «Stanno lavorando le autorità italiane e i nostri servizi in modo credo molto positivo».
meloni draghi
Ora, però, la partita riguarda le prossime tranche. In particolare quella con gli obiettivi che si concludono il prossimo 30 giugno. Il “disco verde” europeo si accenderà con una esplicita citazione relativa alle future scadenze: «Non sarà più come questa volta». Un avvertimento che tiene conto dell’idea che l’Italia appare molto in ritardo su diversi fronti del NextGenerationEu. Non solo sui target del semestre in corso, ma anche sulla rimodulazione dell’intero Piano che Palazzo Chigi ha previsto per il prossimo agosto.
Un allungamento dei tempi, rispetto al caldo invito della Commissione a presentare le modifiche entro oggi, che ha fatto storcere il naso e soprattutto sta facendo temere una spirale terrificante nell’attuazione di riforme e opere. «Quello che forse si fa fatica a capire – ha osservato il ministro dell’Economia – è che l’Italia ha preso l’intera allocazione, mentre altri hanno piani molto più ridotti e fanno meno fatica di noi, ma per un problema di tipo oggettivo, di quantità». Nello stesso tempo Giorgetti ha confermato che il governo non rinuncerà a parte dei “prestiti” del NextGenerationEu. Il tasso di interesse applicato è talmente vantaggioso che è ormai considerato antieconomico non prenderli.
GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI
Resta il fatto che la Commissione si aspetta un cambio di passo nella gestione del Pnrr. Il dossier inevitabilmente si intersecherà con le discussioni più delicate da affrontare nei prossimi mesi. A cominciare dalla Riforma del Patto di Stabilità. Perché la proposta di Palazzo Berlaymont è tutt’altro che definitiva. La Germania, anche ieri al vertice dei ministri finanziari, ha ripetuto che giudica necessario introdurre una quota certa di riduzione del debito per chi sfora il tetto del 60 per cento nel rapporto con il Pil. Avevano avanzato l’idea di un taglio annuale dell’1 per cento. Una ipotesi spalleggiata dai frugali del nord, come Olanda e Svezia (non più i baltici i quali temono che le spese per sostenere l’Ucraina contro la Russia possa creare anche a loro difficoltà) e respinta da Francia e Spagna. Anzi, il governo italiano insiste per scomputare dal calcolo del deficit alcuni tipi di spesa: ad esempio quelle sulla Sanità e la Difesa. Quest’ultima sempre in riferimento agli aiuti rivolti a Kiev. Il braccio di ferro, dunque, continua è andrà avanti almeno fino al prossimo ottobre.
giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini
meloni sunak giorgia meloni 3
GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI