Marco Giusti per Dagospia
L’ordine delle cose di Andrea Segre
sul set di l ordine delle cose
Aspettando i quattro film italiani in concorso (troppi) vediamo i tanti film italiani sparsi al Lido anche come proiezioni speciali come L’ordine delle cose di Andrea Segre. Come l’Alberto Sordi di Finché c’è guerra c’è speranza, che vende armi italiani in Africa, anche il dottor Ranieri di Paolo Pierobon, che tratta per conto del nostro governo con corrotti libici in quel di Tripoli il flusso dei migranti, cercando di intercettarli prima che sbarchino e di rimandarli nei cosiddetti campi di accoglienza che sembrano invece dei campi di prigionia, sa perfettamente come va il mondo.
Sa che per mantenere appunto L’ordine delle cose, come da titolo, è meglio che la sua famiglia in quel di Padova nulla sappia né dei suoi tormenti umanitari né dei suoi traffici pieni di compromessi con criminali e corrotti compiuti per il bene del paese. Solo in questo modo potrà proseguire come se niente fosse nella comodità della vita quotidiana.
l ordine delle cose
Del resto gli ordini dei suoi superiori, sottosegretario e ministro, vanno nella direzione risaputa di vedere rapidamente dei risultati, cioè la diminuzione di sbarchi per doveri elettorali. Ci si mette di traverso, magari, la coscienza del protagonista, un perfetto, freddo e misurato Paolo Pierobon, che in qualche modo è anche un Alberto Sordi di oggi, soprattutto quando tocca con mano la sofferenza dei profughi in mano ai carcerieri libici che li vendono regolarmente agli scafisti, o la doppiezza della guardia costiera che dovrebbe bloccare i barconi.
l ordine delle cose
Il governo italiano, come quello francese, tratta con i piccoli ras libici per allontanare il problema piuttosto che risolverlo e mantenere l’ordine delle cose a casa nostra. Film estremamente attuale, benissimo interpretato da Paolo Pierobon, Giuseppe Battiston e Fabrizio Ferracane, L’ordine delle cose prosegue il discorso iniziato da Andrea Segre con Io sono Li, che venne presentato proprio a Venezia, su serissime problematiche di immigrazione e responsabilità individuali. Stavolta si sposta dal Veneto in Libia e prende di petto il cuore del problema degli sbarchi e dei rapporti fra Italia e Libia. Fatelo vedere subito a Minniti.
l ordine delle cose