DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Marco Giusti per Dagospia
Non è un cinema semplice, ma è di forte impatto, quello di Dea Kulumbegashvili, regista georgiana, ma con studi a New York, già autrice del corto “Lethe”, presentato a Cannes nel 2016 e del primo lungometraggio, premiatissimo, “Beginning” che a San Sebastian nel 2020 fece impazzire il direttore di giuria Luca Guadagnino al punto che decise di darle tutti i premi possibili e di produrre il suo nuovo film.
Che è appunto “April”, appena passato in concorso, ritratto di una curiosa ginecologa-abortista con qualche problema di identità sessuale, Nina, interpretata con grande intensità da Ia Sukhitashvili, già protagonista di “Beginning”, che gira per una Georgia lontana sotto tutti i punti di vista cercando di aiutare le donne incinte in difficoltà. In un paese dove non solo è vietato l’aborto, ma è complicato anche far capire alle donne l’uso della pillola.
Costruito come un puzzle da ricostruire, un po’ sul modello di “Under the Skin” di Jonathan Glazer, alterna delle scene quasi fantasy con un mostro nudo a riprese decisamente realistica della Georgia nel mese di Aprile. Nina è al centro di polemiche, accusata di non aver fatto tutto per salvare un bambino, accusata di praticare aborti clandestini nelle campagne e lei stessa incapace di vivere con naturalezza una sessualità che scopriremo piano piano non proprio normale, sta cedendo su tutta la linea. Raccatta gente dalla strada pronta a fare pompini, ma uno la mena quando lei chiede a sua volta “leccamela”.
Ovviamente c’è qualcosa che non torna. La situazione scoppia quando dopo aver praticato un aborto a una ragazza sordomuta, che si scoprirà essere stata violentata a più riprese dal rozzo marito della sorella, scoppia un temporale e lei si ritrova con la macchina in panne ospite a casa della ragazza. La violenza della situazione è tangibile.
Dea Kulumbegashvili ha grande carattere e stile nel riprendere paesaggi, ambientazioni, un temporale primaverile, ma anche nel costruire dialoghi con inquadrature e movimenti di macchina articolati e innovativi. Ottimo film che arriva, magari, quando il pubblico veneziano è ridotto allo stremo dal caldo e dalla gran quantità di film visti e mal digeriti, ma un film e una regista di questo spessore potrebbe anche rilevare sorprese interessanti per i premi finali.
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