GIORNALISTA EGIZIANA EPURATA
Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, di certo è a dir poco grottesca la decisione della televisione di Stato egiziana di buttar giù dalla conduzione del telegiornale alcune giornaliste perché grassottelle. E per giunta di negar loro la paga per il tempo in cui non saranno utilizzate. Detto questo mi fa vomitare l’ipocrisia dei tanti commentatori italiani (uomini e donne) i quali si dicono scandalizzati del fatto che venga “rimarcato” il corpo di una donna che fa la giornalista televisiva, ossia di qualcuno che prima lo “guardi” e poi lo “ascolti”.
E poi c’è, e solo un idiota lo può negare, che qualsiasi donna al mondo prima la guardi, prima “rimarchi” il suo corpo e poi tutto il resto. Io lo faccio sempre, e non è atteggiamento che abbia il minimo rapporto con il “ridurre” una donna al suo corpo, robaccia da idioti. Che le donne abbiano un corpo è una prova dell’esistenza di Dio, e lo dice uno che sa distinguere benissimo tra il corpo di Alexa May (pornostar da me prediletta) e il corpo di Marguerite Yourcenar. (Ma ci sono donne fantastiche che stanno in mezzo a queste due sponde, la scrittrice Colette o la fotografa Lee Miller per dirne due tra le tantissime.)
GIORNALISTA EGIZIANA EPURATA 2
Ma veniamo all’Italia e alle sue giornaliste televisive. Voi ne conoscete una sola che faccia quel mestiere benché grassottella? Nemmeno una che sia una. Nemmeno una che non sia acchittata, che non vesta a suadere gli ascoltatori, che non abbia fatto qualche visitina veloce al chirurgo plastico, che rinunci ai tacchi formato 12 e benché quei tacchi troneggino al di sotto del desco televisivo.
ALEXA MAY
Nelle trasmissioni Mediaset non c’è una presentatrice o meteorologa che non potrebbe partecipare quel giorno stesso alle gare per Miss Mondo e che non vi guardi al modo birichino di quelle belle fanciulle cui si accostano le auto in via Salaria. Grassottelle? Mai viste.
Ottime giornaliste e curatissime nel loro aspetto e nella loro femminilità, da Lilli Gruber in poi. Cappello a tutto quello che sono, ma non sono grassottelle. No, e benché non si sia in Egitto. Nell’epoca del culto dell’immagine, nell’epoca in cui diventa celebre e “rimarcato”persino un bagnino riuscito e tatuato come quello cui Dagospia ha dato così tanto spazio in questi giorni di agosto, ovvio che chi siede al desco di un telegiornale debba avere una presenza suadente. Non c’è niente di male. E’ così e basta, razza di bigotti e di ipocriti che straparlate il nullaLa mia più completa solidarietà alle donne-giornaliste egiziane.
Giampiero Mughini