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    VITA, OPERE E MIRACOLI DI TONINO DI PIETRO, IN UN LIBRO SCRITTO CON LA MOGLIE DI FUNARI - “L’IDV CON L’UDC NON CI AZZECCANO” - “GRILLO VUOLE BUTTARE GIÙ IL PALAZZO, IO INTENDO OPERARE ALL'INTERNO DELLE ISTITUZIONI PER RIMETTERLE IN PIEDI” - “BERLUSCONI È COME LA VOLPE: AMMAZZA TUTTI I POLLI CHE TROVA NEL POLLAIO, ANCHE QUELLI CHE NON MANGIA” - “ANDREOTTI: UNA PERSONA DI POTERE ESTREMAMENTE INTELLIGENTE, IMPERSCRUTABILE, CHE "LA GIRA MA NON LA TOCCA"…


     
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    Aldo Cazzullo per il "Corriere della Sera"

    BERSANIBERSANI

    «Mi sento di poter dire che non è possibile un'alleanza strutturale tra l'Idv e l'Udc. Sono due partiti che non ci azzeccano. Bersani deve decidere se stare con l'uno o con l'altro, perché con entrambi è impossibile. Casini, alla fine, andrà da solo alle elezioni, e il Pd finirà per scoprire di aver solo perso il proprio tempo. Se l'Udc si è sempre macchiata di opportunismo, l'Idv è una moglie severa, che fa rigare dritto il marito agitando il mattarello in aria, ma fedele, che la sera sei sicuro di ritrovare a casa».

    PIER FERDINANDO CASINIPIER FERDINANDO CASINI

    Antonio Di Pietro tenta un ultimo aggancio a Bersani, rinfaccia a Casini di avergli in passato proposto candidature e alleanze, e ha una parola per ognuno dei leader che ha conosciuto. Il suo ultimo libro - «Politici», che Ponte alle Grazie pubblica giovedì prossimo - è appunto una raccolta di ritratti, scritta con Morena Zapparoli Funari, la vedova del personaggio tv. Eccone i punti più significativi.

    Silvio BerlusconiSilvio Berlusconi

    CASINI
    «Ha bussato a tante porte, anche alla mia, pur di trovare alleanze utili ai suoi scopi. Casini bussò alla mia porta subito dopo Mani Pulite. Il suo gruppo era composto da gente come Giovanardi e Buttiglione, che ora mi criticano ma all'epoca hanno cercato di costruire la propria carriera basandosi sul fatto che loro rappresentavano il nuovo. L'Italia è piena di preti spretati alla Casini e lui approfitta di questa ipocrisia nostrana».

    VITTORIO FELTRIVITTORIO FELTRI

    GRILLO
    «Nel sito fa il suo mestiere: non stando dentro le istituzioni, protesta. Con lui vedo qualche vicinanza, ma anche differenze profonde. Grillo intende buttare giù il Palazzo, mentre io intendo operare più all'interno delle istituzioni, per rimetterle in piedi». Altre differenze: infrastrutture, rigassificatori. Ma «ormai il grillismo è diventato una pratica politica, con militanti e una vita propria da analizzare a prescindere dalla personalità di Grillo». E il Vaffa-Day «è stata una grande manifestazione di democrazia. Parteciperei ancora mille volte».

    NICHI VENDOLANICHI VENDOLA

    MONTI
    «Ha un curriculum d'eccellenza, ha una credibilità internazionale diversa rispetta a Berlusconi. È senz'altro un bene non doversi più vergognare del presidente del Consiglio. Però contesto il merito dei provvedimenti del suo governo, che premiano i furbi e gli speculatori e sono iniqui per la parte più debole della società».

    BEPPE GRILLOBEPPE GRILLO

    BERLUSCONI
    «È come la volpe: ammazza tutti i polli che trova nel pollaio, anche quelli che non mangia». Di Pietro racconta la telefonata con cui Scalfaro gli annunciò nel '94 la richiesta di Berlusconi di entrare nel suo governo. «Mi diede appuntamento in via Cicerone 40, a Roma. Arrivai accompagnato dal colonnello dei carabinieri Gallitelli, e vi trovammo i fotografi già piazzati fuori dal palazzo. Scoprimmo che quello era lo studio legale di Previti (...). In quei giorni contattarono anche Piercamillo Davigo, al quale il Msi propose il ministero della Giustizia. Forse avremmo fatto bene ad accettare entrambi: se io fossi diventato ministro degli Interni e Davigo Guardasigilli, le leggi ad personam non sarebbero mai state emanate e Berlusconi avrebbe dovuto rispondere ai magistrati prima che scattassero le prescrizioni».

    DIPIETRO GIOVANEDIPIETRO GIOVANE

    FELTRI
    «Considerarlo uno yes man al soldo della famiglia Berlusconi sarebbe un'offesa alla sua intelligenza e alla sua autonomia».

    VENDOLA
    «È un politico molto capace. Ed è un predicatore. I nostri elettorati sono diversi e complementari. Non siamo rivali, ma possibili collaboratori. Sia io sia lui potremmo candidarci alle primarie del centrosinistra».

    DIPIETRO GIOVANEDIPIETRO GIOVANE

    VELTRONI
    «Avrebbe voluto che l'Idv confluisse nel Pd, mentre noi - e i fatti ci danno sempre più ragione - ritenemmo quel partito troppo acerbo, instabile e frammentato. A causa del suo modo morbido di condurre l'opposizione, Veltroni è stato definito da Grillo, con una modalità d'espressione adeguata al personaggio, "il miglior alleato di Berlusconi". Io penso che Veltroni sia un personaggio positivo della nostra politica».

    ANDREOTTI
    «Una persona di potere estremamente intelligente, imperscrutabile, che "la gira ma non la tocca". Questa espressione la usavamo tra poliziotti di marciapiede, quando indagavamo sui traffici di droga. C'era sempre quello che "la gira ma non la tocca", ovvero colui che, pur tenendosi a distanza dai reati, ne gode dei benefici». Di Pietro scrive di credere che alcuni conti trovati allo Ior fossero di Andreotti, ma non di aver mai trovato le prove.

    DIPIETRO GIOVANEDIPIETRO GIOVANE

    SE STESSO
    «Il ricordo più antico che ho è un ricordo tragico. Una mattina, avevo quattro anni, mi svegliai accanto a mia sorella gemella. Dormivamo insieme, sempre abbracciati. Quella mattina mi svegliai perché lei era fredda. Questa è la prima immagine di cui ho memoria. La mia sorellina morta». «Mio padre morì cadendo dal trattore. Io entrai nel seminario di Termoli. Mia sorella si era già fatta suora. Ma io non avevo la vocazione. A 13 anni sono andato a Roma alla scuola di perito industriale. Ho fatto il gelataio, il cameriere, il garagista notturno, il lavamacchine.

    DIPIETRO GIOVANEDIPIETRO GIOVANE

    Mangiavo una volta al giorno: due panini da 5 lire ciascuno e un cioccolatino che ne costava 15. Poi sono emigrato a Böhmenkirch, in Baviera. Fu un'esperienza bellissima: dalle 5 di mattina all'una di pomeriggio lavoravo in fabbrica come lucidatore di metalli, dalle 3 di pomeriggio alle 8, 9 di sera lavoravo in una segheria. Alla catena di montaggio c'erano un turco, un albanese, un greco, un serbo. Ero l'unico italiano. Il sabato sera, a mezzanotte, stremato dal lavoro salivo su una collinetta e tentavo di captare il segnale della trasmissione Notturno italiano, per sentire qualche parola che mi facesse sentire a casa».

     

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