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    “CHE C'È DI MALE IN UNA SEGA? NIENTE MA POI DIVENTANO SEI, DIECI, VENTI AL GIORNO E…” - LA “WEB SEX ADDICTION”, LA DIPENDENZA DA PORNO ONLINE, E’ QUASI SEMPRE INNESCATA DA UN ANCESTRALE BUCO DI AFFETTO MAI RIMARGINATO (TE PAREVA) - GLI EFFETTI SULLA VITA SOCIALE E LAVORATIVA SONO DEVASTANTI: ANSIA E DEPRESSIONE, INSONNIA, AGITAZIONE, OSSESSIONI, IMPOTENZA, LESIONI DELL'APPARATO SESSUALE, ORGASMO…


     
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    Elisabetta Ambrosi per il “Fatto quotidiano”

     

    dipendenza da porno dipendenza da porno

    "All' inizio è così per tutti, penso. Come resistere a una sega ogni tanto? Che c' è di male in una sega, ti chiedi. Niente, di male. Ma poi diventano sei, dieci, venti al giorno". Max, operaio, protagonista del romanzo Uomini fuori posto (Il Seme Bianco), scritto da Attilio Folegatti, è affetto da Web Sex Addiction (o cyber addiction). Una dipendenza dalla masturbazione ossessiva, che deteriora tutti i suoi rapporti sociali e azzera ogni progetto di vita. È sufficiente anche un' immagine - "il culo di Beyoncé" - a scatenare la compulsione. Ma bastano anche "occhi chiusi e cervello aperto", pronti a captare come un' antenna tutte le scene immagazzinate nel corso di una vita, per spingere verso un autoerotismo così assillante da provocare intenso dolore.

     

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    Nel romanzo a un certo punto Max viene convogliato verso un lavoro operaio, perché qualcuno gli spiega che solo il "concreto" potrà guarirlo. Così finisce a fare tappi antisofisticazione per liquori pregiati, a ciclo continuo. Sta in fabbrica tutto il giorno, ma è diventato uno "zombie". E resta una persona malata, perché, come scrive l' autore, "chi ha praticato la propria compulsione fino a dimenticarsi di esistere" può guarire solo attraverso due cose che il protagonista chiede senza ricevere: l'ascolto e l'amore.

     

    E infatti chi cura la cybersex addiction, patologia in continua ascesa - le associazioni sostengono sia la più diffusa -, lo sa: alla base c'è sempre un ancestrale buco di affetto mai rimarginato. Ed è falso pensare che la pornodipendenza sia meno grave della ludopatia o della droga, perché le conseguenze sono tragiche: effetti devastanti sulla vita sociale e lavorativa (come il licenziamento), ansia e depressione, insonnia, agitazione, ossessioni, impotenza, lesioni dell' apparato sessuale.

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    "Il problema della pornodipendenza - spiega la psicoterapeuta Florinda Maione, presidente della Siipac (Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive) Lazio - è che, a differenza delle tossicodipendenze, l'accesso al porno è facilissimo, visto che basta una connessione. E proprio come le altre dipendenze, anche questa è caratterizzata da tre fenomeni: il craving, ovvero l' impossibilità di resistere all' impulso che spinge verso l'oggetto della dipendenza; la tolleranza, ossia la necessità drammatica di aumentare sempre le dosi e infine l'astinenza, cioè il fatto che le persone dipendenti se non soddisfano il loro impulso stanno malissimo".

     

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    Ma la pornodipendenza è paradossalmente anche più difficile da trattare. "Si cura come le altre attraverso la psicoterapia, soprattutto di gruppo, in assoluto la più efficace - continua Maione - ma rispetto alle altre non possiamo avere come obiettivo l' astinenza, perché parliamo di un comportamento che va reintegrato all' interno della vita quotidiana. In altri termini, bisogna ricostruire una sessualità sana in persone che oggi sono bombardate da immagini. Ed è per questo che, forse, possiamo dire che la pornodipendenza è davvero la malattia del nostro tempo".

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