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    “MIA MADRE ANDAVA PUNITA, CI HO PENSATO IO” - LAURA TARONI, L’INFERMIERA KILLER DI SARONNO, HA UCCISO ANCHE SUA MADRE CON L’AIUTO DELL’ANESTESISTA LEONARDO CAZZANIGA - LE HANNO SOMMINISTRATO FARMACI LETALI, HANNO RITARDATO L’INTERVENTO DEL 118 E POI HANNO PROVATO A CREMARE IL CORPO PER CANCELLARE OGNI PROVA


     
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    Andrea Galli e Roberto Rotondo per il “Corriere della Sera”

     

    LORENZO CAZZANIGA SARONNO LORENZO CAZZANIGA SARONNO

    Maria Rita Clerici, madre dell' infermiera amante assassina, aveva 61 anni ed era in buone condizioni di salute. Ma la figlia Laura Taroni l'odiava di un odio cieco che sfogava in macchina con il figlioletto, non sapendo d'essere intercettata: «Come faccio a fidarmi della nonna? Come ca... faccio!». Maria Rita Clerici doveva essere eliminata.

     

    L'anestetista Leonardo Cazzaniga, il nuovo uomo «ufficiale» nella vita di Taroni dopo la scomparsa del marito Massimo Guerra (ucciso), non le piaceva. Un giorno s'erano picchiati. E invadenti erano considerate le visite della madre nella casa dell'infermiera a Lomazzo, in provincia di Como: pensava di aiutarla dopo che era rimasta vedova.

    Non ci sono solo le morti sospette dei pazienti all'ospedale di Saronno sulle quali indaga la Procura di Busto Arsizio. L'inesorabile, diabolico piano della coppia vedeva «ostacoli» anche fuori. La soluzione era una: l'uccisione.

    ospedale di saronno ospedale di saronno

     

    Non improvvisata bensì pianificata. Nelle settimane antecedenti il 4 gennaio 2014, il giorno del decesso della povera Maria Rita, Taroni aveva continuamente informato i parenti dell'aggravarsi delle condizioni della donna, anche se nessuno aveva notato niente. Anzi. Il 3 gennaio la 61enne era stata vista in un negozio di giocattoli per comprare regali ai nipoti; e il mattino di quel 4 gennaio aveva chiamato il compagno per cenare insieme.

    lorenzo cazzaniga laura taroni lorenzo cazzaniga laura taroni

     

    Eppure, a causa di farmaci letali somministrati di nascosto (come confermato da testimoni, in precedenza Cazzaniga aveva fatto incetta di medicinali in ospedale), alle 19.30 era entrata in coma. Nell'abitazione c'era l'infermiera. Cazzaniga era tornato alle 20. Entrambi, nonostante l'agonia, avevano tardivamente chiamato l'ambulanza, arrivata alle 21.27 quando Maria Rita era in arresto cardiocircolatorio.

     

    Gli istanti finali della sua esistenza confermano la bestialità della coppia. Né Taroni né Cazzaniga si erano preoccupati di attuare pratiche rianimatorie e ai lettighieri avevano impedito di toccare il corpo della donna. Del resto, aveva ripetuto l'anestesista, «io lavoro al pronto soccorso e sono abituato a gestire un'emergenza». Al medico del 118 Cazzaniga aveva parlato di una paziente affetta da diabete, patologia di cui non c'è mai stata traccia: non una visita, un ricovero, un referto.

    lorenzo cazzaniga laura taroni lorenzo cazzaniga laura taroni

     

    E infatti di un eventuale diabete i famigliari erano all'oscuro, come ignoravano un'altra fandonia messa in circolo da Taroni e relativa a un tumore appena diagnosticato. L'ennesima bugia. Come quella di un presunto foglio scritto da Maria Rita per testamento, «visionato» dalla figlia e contenente la volontà di essere cremata. E per quale motivo la cremazione?

     

    Per impedire alla Procura di disporre l'autopsia ed esaminare il cadavere. In una telefonata con la cugina Filomena Pistidda (che sapeva), Taroni aveva confermato la scelta di una «punizione necessaria» per marito e madre (addirittura accusati di avere avuto una relazione), una punizione «dettata dai loro comportamenti». E siccome dovevano pagare, «c'ho pensato io».

     

    laura taroni laura taroni

    Del resto «guarda che bisogna difendersi da soli». Nel primo interrogatorio col pm Cristina Ria, l'infermiera non aveva risposto. L'identica strategia adottata ieri dal primario del pronto soccorso Nicola Scoppetta, uno dei componenti della Commissione istituita per indagare su Cazzaniga che nemmeno s'era riunita, avendo deciso da subito di coprire l'anestetista e l'ospedale.

     

    Un altro membro era Fabrizio Frattini, direttore del dipartimento rianimazione di Saronno: pure lui ha taciuto. Ha invece parlato, per oltre due ore e per difendersi, la dottoressa Elena Soldavini, indagata per omessa denuncia e nel contempo autrice di una denuncia contro Cazzaniga. La denuncia era stata anonima.

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