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    NON SOTTOVALUTATE LA CARTA IGIENICA - PRIMA DELLA SUA INVENZIONE, E DI QUELLA DEL BIDET, PULIRSI IL CULO ERA PIÙ DIFFICILE, MENO PULITO E SI DOVEVA FARE ALLA LUCE DEL SOLE - I ROMANI, QUANDO ANDAVA BENE, USAVANO IL 'TERSORIUM': UNA PASSATA DI SPUGNA E VIA - I GRECI I PIU' HARD: SI PULIVANO CON SASSI E COCCI


     
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    Ogni epoca ha le sue storie, la sua cultura, i suoi miti. Ma sempre e da sempre, quando arriva il momento, l’uomo ha dovuto trovare il modo di espletare i propri bisogni fisici. Accade oggi, nonostante la tecnologia e l’intelligenza artificiale, accadeva durante il medioevo e nell’antica Roma. In quanto italiani sottovalutiamo spesso il piacere di un bidet, un piacere negato alla gran parte dei nostri predecessori e alla maggioranza delle popolazioni del mondo che preferiscono la pulitura “a secco”. Ma che succede se manca la carta igienica? E’ questo il punto di partenza di Stephen Nash, che su sapiens.org ha fatto un’analisi antropologica e storica di come fosse andare in bagno  - e pulirsi - per un antico romano.

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    La carta igienica - e il bidet - sono una routine che diamo per scontata, tanto da non farci pensare quanto sia indispensabile. Finché non proviamo a farne a meno. Dell’antica Roma tendiamo a incensare le istituzioni, a vedere quell’epoca come un mondo ideale. Se conoscessimo le abitudini igieniche dell’epoca però, forse saremmo più inclini a cambiare idea. I bagni all’epoca dei romani innanzitutto erano pubblici e comuni.  Alcuni di questi luoghi erano molto belli, affrescati e pieni di opere d’arte. I bagni romani avevano una caratteristica che li rendeva molto diversi dai nostri: non avevano lo sciacquone. Spesso c’era soltanto un rivolo d’acqua che scorreva a getto continuo sotto i posti a sedere.

    BAGNI PUBBLICI ROMA -3 TERSORIUM

    Una volta fatto quello che doveva fare, un romano non poteva afferrare un rotolo di carta igienica, ma doveva ricorrere a un tersorium una specie di spazzolone artigianale costruito attaccando una spugna a un bastone di legno. Con quello ci si dava una passata e via. A quel punto l’utensile veniva sciacquato sotto l’acqua e lasciato a disposizione del “cliente” successivo. La tesi però non è condivisa, secondo alcuni storici infatti lo Xylospongium (altro nome del Tersorium) veniva utilizzato per pulire le latrine e anzi, il suo uso era consigliato dall’amministrazione pubblica.

     

    UN TERSORIUM O XYLOSPONGIUM

    La pipì invece veniva accumulata in delle pentole che si tenevano a disposizione a casa e nei luoghi pubblici. Quando si riempivano, venivano svuotati in dei vasi più grandi nelle strade, e poi venivano riutilizzati per lavare i vestiti. L’urina, con il suo alto contenuto di ammoniaca, era infatti considerato un detergente naturale eccellente. Nonostante tutto, ai Romani andava meglio rispetto ai greci, che ricorrevano a sassi, ciottoli o cocci di ceramica.

     

    I Romani hanno continuato a usare il tersorium e a lavare i loro vestiti nella pipì per secoli. Un periodo molto più lungo rispetto a quello che l’umanità ha passato utilizzando carta igienica, inventata soltanto nel 1857 da Joseph Gayetty. Nel frattempo, però, nel 1700, era comparso anche il primo bidet. Senza rimpianti per il tersorium.

     

    i greci usavano sassi come carta igienica

     

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