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    CORRI, PER ALLAH! – NADIA BATTOCLETTI, L’AZZURRA ARGENTO ALLE OLIMPIADI NEI 10 MILA, NATA DA MADRE MAROCCHINA, PARLA DELLA SUA FEDE MUSULMANA: “PREGO SPESSO. MI HA AIUTATO NELLA FINALE DI PARIGI. HO PRATICATO IL RAMADAN ANCHE NELL'ANNO DELLE OLIMPIADI, È UNA COSA CHE DEVO FARE” – “LE ATLETE AFRICANE ORA MI TEMONO. SE NON MI HANNO VISTA ARRIVARE, POI MI HANNO VISTA SFRECCIARE. DI AFRICANO HO L’ECONOMICITÀ DEL GESTO TECNICO, DI ITALIANO L’ESSERE STRATEGA. PENSO DI PIÙ DELLE AFRICANE, SONO MENO ISTINTIVA MA INTELLIGENTE TATTICAMENTE”

     


     
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    1. NADIA BATTOCLETTI “HO VINTO DI TESTA MIA MI ISPIRO A FEDERER”

    Estratto dell’articolo di Mattia Chiusano per “la Repubblica”

     

    Nadia Battocletti Nadia Battocletti

    Roger Federer, Allah, i genitori, i dispositivi della laserterapia. La visione di se stessa da bambina. Molte immagini hanno accompagnato Nadia Battocletti nella notte che ha cambiato l’atletica. Dimostrando dopo 16 anni che il podio olimpico dei 10 mila non è solo di proprietà dell’Africa. Quando tutte le certezze sono andate in pezzi per le fitte a un tendine, Nadia ha trovato l’armonia per andare alla partenza e conquistare un argento storico.

     

    Nadia, lei è musulmana, quanto l’ha aiutata la fede in Allah in una finale così logorante?

    «Tantissimo. Prego spesso, è qualcosa che accompagna le mie giornate e si ripete anche in corsa».

     

    Ha praticato il Ramadan anche nell’anno delle Olimpiadi?

    «Certo, trovo che sia giusto, è qualcosa che devo fare. Lo praticava anche mio padre da atleta, con carichi di allenamento molto più pesanti. Perché non dovrei io? Ovviamente abbasso i carichi in quel periodo, che per fortuna quest’anno è caduto verso marzo, lontano dalle Olimpiadi».

     

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    Nadia Battocletti Nadia Battocletti

     

    Lei è una mezzofondista ma il suo idolo è un tennista: Roger Federer.

    «Ho da sempre una racchetta firmata Roger Federer, non da lui direttamente, magari. Ci giocavo da piccola e continuo ancora adesso, lo so che è da bambini ma in fondo il mio fisico non è cambiato molto, sono ancora minuta come allora».

     

    In assenza di Roger chi la ispira?

    «Ho scelto come miei idoli papà e mamma».

     

    Sua padre Giuliano, allenatore ed ex azzurro di mezzofondo e maratona, e sua madre Jawhara, campionessa del Marocco degli 800: perché ha disubbidito ai suoi genitori?

    «Perché ho quasi vinto facendo di testa mia, e sono felice».

     

    Ricostruiamo cosa è successo.

    Nadia Battocletti Nadia Battocletti

    «Mamma e papà cercano di salvaguardare la mia salute, non vogliono vedermi soffrire. Gli ultimi giorni sono stati tosti, dopo i 5 mila ho fatto una risonanza ed è venuto fuori un affaticamento con edema al soleo. Ho fatto crioterapia, laser. Nel riscaldamento è tornato il dolore, quando papà mi ha visto rientrare dopo 10 minuti, con la faccia sbiancata seguita dai medici si è preoccupato, mi ha detto “basta, non andare, la salute è più importante”».

     

    Lei è entrata in pista, e non ha dato ascolto nemmeno a sua madre.

    «Mamma ha saputo dei dolori prima della gara, povera, immagino il suo cuoricino come batteva. Mi diceva “non stare all’interno perché con tante atlete ci possono essere cadute, puoi rimanere bloccata”. Però io ho giocato il mio gioco».

    Nadia Battocletti Nadia Battocletti

     

    Cosa significa un’italiana argento nei 10 mila?

    «Contare in una gara in cui il trono appartiene all’Africa. C’erano tre keniane, tre etiopi, le ugandesi, poi le rifugiate che hanno cittadinanza europea o americana. Parti già in svantaggio con le prime dieci posizioni occupate».

     

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    Come si descrive?

    «Molto metodica, prima delle gare dico: “A quest’ora si mangia, a questa si va dal fisio, si prende il bus”. Non un minuto prima, non uno dopo».

     

    Nadia Battocletti Nadia Battocletti

    È iscritta a ingegneria edile, ha dato l’esame di architettura del legno: lo studio è un peso o un vantaggio preparando l’Olimpiade?

    «Mi fa vivere con leggerezza. Nella mia vita non c’è solo l’atletica, mi dico che sono una 24enne come le altre, che studia, si impegna. Non pensare solo allo sport aiuta l’agonismo».

     

    Jacobs negli States, Ceccon andrà in Australia: lei si allenerà sempre con suo papà che la segue in bici?

    «Quando gli stranieri mi chiedono se vogliono allenarmi con loro rispondo: “Il mio gruppo ce l’ho”. Ho mio papà e sto benissimo così».

     

    2. “HO APERTO NUOVI CONFINI”

    Estratto dell’articolo di Gaia Piccardi per il “Corriere della Sera”

    nadia battocletti parigi 2024 nadia battocletti parigi 2024

     

    L’argento dei 10 mila al collo, gli occhialoni da nerd, un sorriso (dolcissimo) grande così. Il giorno dopo l’impresa dell’Olimpiade, Nadia Battocletti da Cavareno (Trento), la ragazza che si è messa alle spalle l’Africa sul suo terreno, l’endurance, cammina — anzi, corre — sopra una nuvola.

     

    Sogni d’oro, Nadia?

    «Macché, dopo la gara non ho chiuso occhio. Ho provato a buttarmi nel letto ma avevo addosso troppa adrenalina. Ho avuto tante ore per pensare, riflettere, capire».

     

    Capire cosa?

    «Arrivare sul podio nel mezzofondo, alle Olimpiadi, è qualcosa di allucinante. Mi ricordo i 10 mila di Tokyo, tre anni fa: ero davanti alla tv, pensavo quanto sarebbe stato bello essere lì. Oggi ci sono e dico wow...».

     

    nadia battocletti parigi 2024 1 nadia battocletti parigi 2024 1

    Da 24 anni un’europea non vinceva una medaglia sulla distanza. Che sensazione dà battere l’Africa?

    «Non so spiegare bene, ci provo. Mi piace pensare di aver capito come si muove il gioco. Ero abituata a entrare in gara con mille aspettative, venerdì sera invece l’ho presa con leggerezza. Puntavo sui 5 mila e il quarto posto non me lo toglie nessuno: ne vado fiera. L’unico pensiero nei 10 mila è stato: Nadia, divertiti».

     

    Papà, quando è spuntato il dolore al tendine, le ha consigliato di rinunciare.

    «Aveva paura che sforzassi troppo il tendine. Sentivo il polpaccio pesante per l’affaticamento ma mi ero scaldata, ero carica, ho deciso di correre».

     

    nadia battocletti nadia battocletti

    Il tape che, giro dopo giro, si staccava non le alterava l’appoggio del piede?

    «Avevo male, comunque gli appoggi non erano i soliti: sentivo la gamba destra che spingeva alla grande e la sinistra che arrancava. Mi sono ritrovata il tape sotto la chiodata, mi ha tenuta su l’adrenalina. Mi sono chiesta: cosa devo fare? Ma in quel momento è partita l’azione e non c’era più da pensare, c’era da andare. E da fare un po’ l’aquila».

     

    Crede di avere aperto una nuova frontiera?

    «Forse sì. Sono ancora piccola in questo mondo, ma le atlete africane hanno cominciato a temermi. Se non mi hanno vista arrivare, poi mi hanno vista sfrecciare. È da bambina, da Londra 2012, che ammiro la loro falcata».

     

    E la sua, di falcata, Nadia?

    «Di africano ho l’economicità del gesto tecnico, di italiano l’essere stratega. Penso di più delle africane, sono meno istintiva ma intelligente tatticamente».

     

    Cosa succederà dopo l’Olimpiade?

    «Voglio tornare a casa, nella mia valle. Ho bisogno di relax per capire cosa è successo a Parigi. Correndo storta, ho il tendine infiammato e dolori ovunque. Ma passerà. Mi mancano gli amici, il mio ragazzo, mia madre: in fondo, io sono una mammona. Il più bel complimento me l’ha fatto lei: Nadia, mi hai mandato a dormire felice. Chiederò a Gianluca di portarmi a ballare la bachata, la mia passione».

     

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    Nadia, insomma, cosa le ha insegnato l’Olimpiade?

    «Di solito sono metodica, precisa, seguo una routine. Non devo fare nulla di sbagliato. Qui invece mi sembra di aver dato fuoco a tutta la mia organizzazione. Basta stress, la chiave è la serenità».

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