Luigi Grassia per “la Stampa”
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Il coronavirus ha fatto rinviare molti eventi economici, ma non li ha cancellati, caso mai li ha compressi, e adesso che la morsa del "lockdown" si allenta, questi eventi si presentano in massa a recuperare il tempo perduto. Giorni fa in America ha esordito sul listino di Borsa la società SelectQuote (attiva nella comparazione online delle polizze assicurative) e ieri ha inaugurato col botto una nuova raffica di offerte pubbliche iniziali (Ipo) il gigante Warner Music Group: la terza casa discografica del mondo ha annunciato il successo di un collocamento azionario che le ha fruttato molto più del previsto, cioè 1,93 miliardi di dollari, un fatto indicativo dello stato d' animo degli investitori, e che fa ben sperare per le altre Ipo in arrivo. Con questa mossa Warner ottiene a Wall Street una capitalizzazione di 12,75 miliardi.
Wall Street
Il crollo di Borsa a New York conseguente al Covid-19 aveva imposto il rinvio dei collocamenti azionari in agenda, per non offrire i titoli a prezzi troppo bassi, ma la rapida ripresa dei listini ha incoraggiato anche il ritorno in grande stile delle Ipo .
IL CORONAVIRUS METTE A DURA PROVA IL TORO DEI MERCATI
Da notare che all' ultimo istante Warner ha imposto all' operazione un ulteriore rinvio, ma non legato al Covid: la conclusione del collocamento era prevista per l' altroieri, ma è stata posticipata di 24 ore per esprimere solidarietà con il movimento #BlackOutTuesday, un evento sui social media per protestare contro le discriminazioni razziali. La Warner è molto esposta su quel fronte perché è stata la casa discografica di personaggi e gruppi ascrivibili (a vario titolo) alla controcultura come Pink Floyd, Prince e David Bowie, e oggi schiera Cardi B, Ed Sheeran, Bruno Mars e nomi nuovi come Lizzo e Charli XCX. Fra tutti loro l' impegno contro il razzismo (un impegno sentito oppure solo ostentato, ma questo è un altro discorso) è molto diffuso, e sarebbe stato inopportuno se la casa madre si fosse dimostrata insensibile.
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Sul piano economico si potrebbe immaginare che, come altre aziende attive nell' intrattenimento, Warner Music Group sia stata beneficiata, anziché danneggiata, dal lockdown, che ha costretto milioni di persone a restare casa, in cerca di passatempi online, e che questo abbia contribuito al successo dell' Ipo; ma i numeri di bilancio giustificano solo in parte questa ipotesi, e anzi, visti globalmente, la smentiscono: è vero che Warner ha visto ad aprile un aumento del 12% dei ricavi dallo streaming, grazie a nuove pubblicazioni come l' album "Future Nostalgia", ultima opera della vincitrice del premio Grammy Dua Lipa; ma per una casa discografica lo streaming è solo uno dei settori di attività, e tenendo conto anche di tutto il resto, il gruppo Warner ha subito nel secondo trimestre 2020 una perdita netta di 74 milioni di dollari, contro un utile netto di 67 milioni nel corrispondente periodo dell' anno scorso.
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Tuttavia, gli analisti osservano che l' industria dell' intrattenimento si è mostrata più resistente (o "resiliente", come va di moda dire adesso) rispetto ad altri settori di fronte al duro impatto della crisi del coronavirus e del conseguente rallentamento economico; e questo incoraggia gli investitori a puntare su una grande casa discografica come Warner Music Group.
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