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    LA CANNES DEI GIUSTI – STI CAZZO DE FRANCESI…VISTO CHE CANNES 2020 NON SI POTEVA FARE COL COVID-19 FRA MORTI, MALATI E CRITICI VECCHI E SOVRAPPESO, THIERRY FRÉMAUX HA DECISO DI FARE UN FESTIVAL FINTO, METTENDO IL BOLLINO “SCELTO DA CANNES” SU BEN 56 FILM COME SE FOSSERO GIÀ STATI VISTI SULLA CROISETTE. E DI VIETARNE COSÌ IL PASSAGGIO A VENEZIA, DOVE PER STATUTO I FILM IN CONCORSO DEVONO ESSERE DELLE PRIME VISIONI MONDIALI. OHIBÒ! PER TUTTA RISPOSTA VENEZIA…


     
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    Cannes 73

    Marco Giusti per Dagospia

     

    FREMAUX FREMAUX

    Sti cazzo de francesi… Visto che Cannes 2020 non si poteva fare col Covid-19 fra morti, malati e critici vecchi e sovrappeso, Thierry Frémaux ha deciso un po’ pomposamente di fare un festival finto, mettendo il bollino “scelto da Cannes” su ben 56 film come se fossero già stati visti sulla Croisette. E di vietarne così il passaggio a Venezia, dove per statuto i film in concorso devono essere delle prime visioni mondiali. Ohibò! Uno sfregio, un po’ come il gesto che fa il guappo con i colletti inamidati della camicia alla torta di Totò e famiglia nel primo episodio di “L’oro di Napoli” di Vittorio De Sica.

    tre piani nanni moretti tre piani nanni moretti

     

    Per tutta risposta Venezia, ma soprattutto Rai Cinema, che rappresenta tutta o quasi la produzione italiana, ha tolto di peso tutti i suoi film che avrebbero potuto essere scelti da Frémaux, a cominciare da “Tre piani” di Nanni Moretti, considerato da mesi arcisicuro a Cannes, che scende quindi al piano terra del Lido questo settembre. Covid permettendo.

     

    the french dispatch 2 the french dispatch 2 alberto barbera alberto barbera

    Con gran dispiacere, penso, di Moretti, che non dava più i suoi film a Venezia dai tempi di “Palombella rossa” sapendo che il pubblico dei critici francesi era più amico, meno irridente e snob, quindi più abboccone e qualche premio ogni tanto ci scappava. I film scelti da Frémaux col bollino Cannes, invece, e citò i più appetibili, “The French Dispatch” di Wes Anderson, “Eté” di François Ozon, “Asa Ga Kuru” di Naomie Kawase, “Druk” di Thomas Vinterberg, “Heaben: The Land of Happiness” di Im Sang-soo, “Soul” di Pete Docter, ecc., potranno però andare quest’autunno in altri festival, a Toronto, a San Sebastian, a Roma, a New York, a Londra.

    the french dispatch the french dispatch

     

    Ma, soprattutto, potranno uscire in sala il più presto possibile, a luglio, come quelli di Ozon e di Maiween. Da una parte, Frémaux doveva rispondere alle richieste della produzione francese, che domina da sempre Cannes, e che vuole i suoi film subito in sala quest’estate per fare ripartire tutta la macchina cinema. Cosa che in Italia non si è mai fatta o quasi. I film che escono da noi a giugno sono considerati già morti. Da un’altra, doveva anche evitare che la Venezia di Barbera, più nemica che amica, le togliesse dal piatto i film migliori.

    margherita buy nanni moretti thierry fremaux margherita buy nanni moretti thierry fremaux

     

    benedetta di paul verhoeven benedetta di paul verhoeven

    Penso soprattutto a Wes Anderson o a Steve McQueen, ma anche all’opera prima di Viggo Mortensen, al sequel di “Train to Busan”, mentre l’attesissimo erotico con le suore lesbiche “Benedetta” di Paul Verhoeven figura da ora già nella Cannes del 2021 (o no?). Già aveva dovuto sopportare a denti stretti l’appoggio di Netflix e del cinema da piattaforma a Venezia. E proprio quest’anno Frémaux aveva pensato di aprire alla partecipazione, non in concorso, dei film Netflix, a cominciare proprio da quello del presidente della giuria di quest’anno Spike Lee, “DA 5 Bloods – Come fratelli”, che uscirà senza bollino il 12 giugno anche in Italia.

    DA 5 Bloods – Come fratelli DA 5 Bloods – Come fratelli

     

    roberto cicutto roberto cicutto

    Cosa che non ha più potuto fare. Infatti non ci sono film Netflix tra i 56 titoli col bollino. Ovvio quindi, che potrebbero andare a Venezia. Una Venezia in formato light, fortemente voluta da tutti, a cominciare da Zaia&Cicutto, dove sono previsti una ventina di titoli, dicono, per un pubblico di critici molto ristretto, e dove dominerà, si pensa, la produzione italiana, forse europea, a parte i francesi, magari qualche film americano di nicchia… Una versione un po’ autarchica, insomma, come ai tempi della Coppa Mussolini. Dove una delle logiche sarà ancora una volta come far vedere a Natalia Aspesi “Tre piani” di Nanni Moretti… 

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