Nicola Pinna per “la Stampa”
LE CLARISSE DI ORISTANO
Nel silenzio assoluto del monastero si sente all' improvviso il din-don di una notifica. «Scusate, forse mi è arrivato un messaggio su WhatsApp. Oppure, qualcuno ha scritto sulla pagina Facebook del convento».
Suor Maria Caterina disattiva con un click la suoneria del suo smartphone e non si fa prendere dalla fretta di leggere: «Risponderò più tardi, diciamo che il tempo a disposizione non mi manca. Io e le consorelle diamo una risposta a tutti, perché le nuove tecnologie sono preziose per far arrivare lontano il nostro messaggio e per far conoscere a tante gente come si svolge la vita in clausura. Non è impossibile che qualcuno possa trovare la vocazione su Facebook».
LE CLARISSE DI ORISTANO
Nel vecchio e modesto convento di Santa Chiara le grate in ferro sono chiuse dal 1300. Le monache ricevono visite solo per poche ore al giorno, dialogano con gli ospiti attraverso l' antica ruota in legno e raramente si presentano in un parlatorio semibuio. Le regole dell' isolamento e della meditazione sono tutte rispettate con rigore. Le giornate trascorrono sempre allo stesso modo, tra preghiera, cucito, giardinaggio, cucina e riposo.
Suor Immacolata, suor Rosaria e le altre otto consorelle non mettono mai il naso fuori dal portone in legno, ma da qualche settimana sono arrivate più lontano di quanto avessero immaginato. È bastato un computer e dopo tanti secoli si è sgretolata la barriera impenetrabile che separava il silenzio del monastero dal mondo chiassoso che corre veloce giusto a pochi passi. Suor Maria Caterina è la più giovane, è una sorta di «digital manager» della povera famiglia delle Clarisse: qualcuno, qui a Oristano, l' ha già soprannominata «suor Google».
LE CLARISSE DI ORISTANO
Per la vita del convento è stata una piccola rivoluzione digitale e nel giro di poche settimane in 17mila hanno attivato un contatto quotidiano con le monache. «Il fatto che abbiamo scelto di vivere in clausura non esclude che possiamo stare al passo con i tempi: diciamo che questo non è contrario ai nostri principi.
Anzi, l' obiettivo è semplicemente quello di farci conoscere, di far sapere dove siamo e come viviamo. Usare il computer o lo smartphone, essere aggiornate su quel che succede fuori e conoscere il linguaggio che usano le altre persone è di grande aiuto per dialogare con chi viene a trovarci o con chi ci chiede un aiuto. Non era possibile incontrare gli studenti e non sapere cosa fosse un selfie: l'abbiamo scoperto ascoltando la televisione».
LE CLARISSE DI ORISTANO
Il convento social vanta già tantissimi seguaci, ma ciò che nessuno si aspettava è che le monache di clausura si mettessero in posa. In pochi, prima d' ora, le avevano viste in faccia. Nelle foto, invece, ci sono tutte e sfruttando la curiosità che suscita questa bella galleria (realizzata dal fotografo Gabriele Calvisi) le clarisse oristanesi hanno pensato di avviare un' inedita raccolta di fondi.
«La nostra vita si sostiene solo sulle misere pensioni delle più anziane e grazie alle donazioni degli oristanesi - racconta suor Chiara, la badessa del convento - mantenere la struttura, fare i lavori che consentano di salvaguardare un edificio storico tra i più importanti della città comporta spese che non saremmo in grado di sostenere. Proprio per questo abbiamo aderito al progetto».
LE CLARISSE DI ORISTANO
Le foto delle monache, riprese con discrezione in tutti i momenti della giornata, sono finite in una mostra e sono diventate anche eleganti cartoline, piccole opere d' arte, che sarà possibile acquistare. Ovviamente su internet, attraverso il sito o la pagina Facebook del convento.
Mentre tutti si stupiscono per l'incursione digitale delle monache, dentro il convento tutto si svolge con la calma di sempre. Suor Maria Teresa ha 95 anni e vive dietro la grata da quando in città non c' erano ancora le macchine. Suor Maria Nives e suor Gesuina passano la mattinata nella piccola sartoria e suor Chiara Rosaria si occupa delle due anziane consorelle costrette su una sedia a rotelle. «A parte questi impegni, il nostro tempo è totalmente dedicato alla preghiera - racconta suor Maria Caterina - Preghiamo per gli altri, non per noi stesse.
LE CLARISSE DI ORISTANO
Pensiamo a quello che succede fuori, invochiamo l' intervento di Dio per chiunque ce lo chieda, ma anche per situazioni che sembrano molto lontane. Preghiamo perché la Siria ritrovi la pace e abbiamo chiesto al Signore che la Francia potesse affrontare le elezioni senza altro spargimento di sangue. Ora pensiamo anche alla nostra città, che si appresta a scegliere il nuovo sindaco. Io, ma senza confessarlo alle altre, prego anche perché la Juventus vinca la Champion' s league. Una suora tifosa non merita la scomunica».
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