https://www.iene.mediaset.it/video/vaccini-si-vaccini-no-lo-sfogo-di-un-medico_11300.shtml
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Maurizio Caverzan per La Verità
Il segreto di Davide Parenti è che è innamorato del suo lavoro. Lo fa con passione e senza risparmiarsi. Anche per questo, forse, sebbene domenica inizi la ventesima stagione, la pelliccia delle Iene è ancora nera e lucida. Parenti è un tipo complesso, sta dietro le quinte, è di sinistra e lavora da sempre a Mediaset. Ha pure l’erre francese che di solito è partner fisiologico di una certa supponenza. Invece, sarà perché siamo coetanei o perché incombe l’esordio stagionale, lo trovo disponibile e persino umile.
Vent’anni di Iene. La prima parola che le viene?
«Un bel miracolo».
La seconda?
«Abbiamo fatto un buon lavoro».
Che cosa glielo dice?
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«Il fatto che ci siamo ancora, non tanti durano così a lungo. La share media dello scorso anno è stata del 10.4% su una rete che fa circa la metà. È come se su Rai 1 ci fosse un programma che fa il 40%».
C’è.
«Sì, il Festival di Sanremo, un evento. Noi andiamo in onda due volte la settimana. Su Canale 5 Barcellona Juventus fa il 25%, su Italia 1 il 18. Fazio faceva l’11 su Rai 3 e fa il 20 su Rai 1. La rete è performante».
Vorrebbe andare su Canale 5?
«Storia antica, ogni azienda ha i centravanti e i terzini. Noi lavoriamo affinché Italia 1 superi Canale 5».
Il servizio più divertente della puntata di domenica?
«Uno scherzo a Elenoire Casalegno, che debuttò come valletta di Pressing, nel quale le sembrerà di parlare con il fantasma di Raimondo Vianello. Abbiamo campionato la sua voce, è venuto bene».
le iene sveva cardinale fu paolo catanzaro
Nel calcio si dice che per continuare a vincere ci vuole fame. E in tv?
«Passione per il proprio lavoro. Come quella di certi artigiani. Siamo dei ristoratori che offrono ai clienti quello che mangiano loro. Non facciamo un menu per gli altri. C’è una bella differenza».
Un'immagine non troppo simbolica del gioco della balena blu e dei suoi effetti
Un'immagine non troppo simbolica del gioco della balena blu e dei suoi effetti
Con i servizi sulla blue whale si è appannata l’immagine delle Iene?
«Un po’ sì. Sono piovute critiche, molte ingiuste, alle quali, non essendo in onda non abbiamo potuto replicare. Se si legge Wikipedia sulla blue whale vien fuori che abbiamo intervistato madri di persone suicidate che erano attrici. Ovviamente, non è così».
Le Iene vittime delle fake news?
«In un servizio avevamo inserito immagini prese dalla tv russa di persone che si buttavano dai tetti. Si è scoperto dopo che quei casi non c’entravano con la balena blu. Non è una fake news. Le morti causate da quel gioco esistono, in Russia, in Francia, altrove. Abbiamo sbagliato a non verificare meglio. Ma da questo a essere accusati di aver portato in Italia la blue whale… In Italia non è ancora provato il rapporto di causa effetto di alcune morti. Ma c’è l’autolesionismo, c’è la gente che si taglia e che sprofonda nella depressione. La blu whale è un gorgo che risucchia. Parlarne è doveroso».
le iene circoli per orge gay finanziati dal governo 2
Altri infortuni in passato?
«Se si riferisce a Stamina lo ritengo un buco nero della sanità italiana. Quando abbiamo parlato per la prima volta di Davide Vannoni operava gratis nell’ospedale civile di Brescia. Era autorizzato dal servizio sanitario nazionale. Fin dal primo pezzo, è lì da vedere, abbiamo detto che c’era qualcosa di poco chiaro e che Vannoni non era affidabile. Poi siamo andati a trovare i bambini, Giulio Golia è diventato quasi un loro zio. I genitori dicevano che i loro figli ne traevano giovamento. A un certo punto si è deciso che una cura compassionevole era diventata una truffa. Ma nessun incaricato della sanità pubblica è andato a conoscere queste famiglie».
La ricerca esasperata dello scoop può far deragliare?
le iene chiedono il pompino a paola saulino 1
«Non mi sembra sia successo. Sono pronto a sostenere qualsiasi tavola rotonda su questi argomenti».
Le riporto alcune critiche ricorrenti: moralismo da ditino alzato.
«Può essere che a volte esageriamo. Ma siamo in buona fede e se commettiamo errori lo ammettiamo. Non mi pare capiti spesso».
Morbosità e voyeurismo.
«Ci occupiamo delle cose che interessano a noi. Mi faccia degli esempi».
Decine di servizi su preti pedofili o locali per scambisti.
«Ne facevamo di più qualche anno fa. Comunque, in Italia ci sono 9 milioni di persone che vanno a prostitute: è un fatto. L’unico modo per capirlo è andarci, vedere chi è quella persona, qual è il linguaggio. 9 milioni di uomini che hanno 9 milioni di donne al loro fianco vanno a prostitute. Proviamo a raccontarlo in modo non banale».
E che magari aiuti gli ascolti…
«Da quando c’è la Rete con tutti i siti porno il nudo paga sempre meno».
Perché a un certo punto vi siete fermati nell’inchiesta sullo sfruttamento della prostituzione nei locali dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali?
le iene il fisioterapista col dito birichino 1
«Si è esaurita. Avevamo documentato tutto, provando che nei locali di un’associazione che riceve soldi pubblici c’erano azioni di sfruttamento della prostituzione. Andare oltre ere sconfinare nella persecuzione».
È difficile in questo momento criticare i gay?
«Siamo un programma aperto alle diversità. Abbiamo fatto molti servizi contro le discriminazioni sessuali. Ma le discriminazioni non devono esserci nel bene e nel male. E se c’è sentore di reati…».
Avete argomenti prioritari?
«Assolutamente no. In vent’anni è stato fatto tutto. Cambia il trattamento. Ora le storie si allungano perché vogliamo svelare i meccanismi. Se raccontiamo di una donna stalkerizzata da un uomo, poi andiamo da lui e gli diciamo di smetterla. Entriamo nella storia, provando a cambiarla».
Come si chiama questo giornalismo?
«Non siamo una testata giornalistica, ma intrattenitori. Abbiamo un’etica, un punto di vista. Anzi, più d’uno, discutiamo molto. Se ci accorgiamo che un pezzo era sbilanciato da una parte, ci torniamo con una versione diversa».
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Quanti siete?
«In questo momento ci sono 38 inviati, 25 autori, più cameramen, grafici, montatori e la redazione… più di 100 persone e un indotto di altre 50».
Come controllate?
«Un gruppo di autori senior mette in crisi la bontà delle notizie e dei trattamenti».
Presenti al mondo Le Iene attraverso due inchieste.
«La prima è Drug wipe, il narcotest ai parlamentari. Con un escamotage abbiamo toccato la fronte con un panno per togliere la sudorazione. Analizzando il sudore si può sapere se nelle 36 ore precedenti si è fatto uso di sostanze stupefacenti. Il 33% del campione di politici ne aveva fatto uso. È un’inchiesta finita sui giornali di tutto il mondo. Però ho preso 15.000 euro di multa e sei mesi di galera con l’accusa di violazione della privacy, poi cambiata in vilipendio delle istituzioni».
La seconda?
«Un pezzo di Nina Palmieri sulla storia di un malato terminale omosessuale che voleva lasciare la casa al compagno che, alla sua morte, l’avrebbe persa. Abbiamo incontrato il padre che non accettava l’omosessualità del figlio dicendogli che conta l’amore non il sesso. Alla fine si è ricreduto. La legge sulle unioni civili era lontana».
le iene su grillo e le firme false dei grillini a palermo 2
Enrico Lucci conduce Nemo - nessuno escluso
Cosa pensa di Nemo, nessuno escluso?
«Che è un buon programma e Rai 2 ha fatto bene a confermarlo sebbene non abbia avuto ascolti eccellenti. Anche Le Iene all’inizio non ebbero successo, ma a forza di essere difese…».
Quanto vi manca Enrico Lucci?
«Tantissimo. Gli artisti sono sempre insostituibili».
Avete preso Antonino Monteleone.
«Non solo lui. È un ottimo giornalista, molto strutturato. Gli chiederemo di avvicinarsi al nostro stile da saltafossi».
Quanto conta la squadra?
«Se i singoli giocano bene tutta la squadra gioca meglio. Il ritorno della Gialappa è fondamentale».
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Le Iene - una transessuale nel bagno degli uomini
«Non mi sembra. Tutti i giornalisti sanno che con l’editore si deve fare i conti. Grazie a Mediaset Le Iene sono un programma molto libero. Credo che da nessun’altra parte si potrebbe fare un programma così. In una tv commerciale gli investitori pubblicitari sono determinanti. A volte questa azienda fa una tv volgare, ma sul nostro sito si possono trovare i pezzi nei quali abbiamo criticato gli inserzionisti più importanti».
Ha ragione Antonio Ricci quando dice che uscire dalla piattaforma Sky è stata una scelta alla Tafazzi?
«Sicuramente è stata una decisione che ad alcuni programmi è costata più che ad altri. Le strategie di Mediaset si fanno su tavoli diversi dal mio, ma credo che Le Iene abbiano pagato questa scelta».
E quando sottolinea la scarsa presenza social dei contenuti Mediaset?
«Su questo dissento. Con 5 milioni di amici su Facebook Le Iene sono il programma italiano più social. E detengono il record mondiale di condivisioni: 660.000. È il video su un papà che accompagnava a scuola la figlia affetta da una strana malattia e restava tutta la mattina davanti alla scuola per poter intervenire in caso di emergenza».
LE IENE SERVIZIO SU GAY
Lei è il papà delle Iene e Ricci di Striscia la notizia. Siete padri di figli unici?
«Dall’esperienza di Striscia sono nate Le Iene, dalle quali sono derivati altri programmi».
Nessuno forte come i fratelli maggiori.
«Diamogli tempo».
A che punto è il documentario sull’immigrazione che aveva proposto a Vice?
«Lo stiamo ancora girando. In compenso, è quasi pronto quello realizzato con Claudio Canepari sulla campagna elettorale di Ismaele Lavardera, candidato sindaco a Palermo. Si dice che la politica ha bisogno di trasparenza: Lavardera ha filmato in chiaro e con candid camera i comizi e gli incontri con gli altri politici. Lo vedremo presto su Italia 1».
E la collaborazione con Vice?
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«Rientra in un progetto che prevede la rielaborazione con lo stile delle Iene di materiali di grandi reporter internazionali su temi come inquinamento, effetto serra, droghe, grande criminalità e terrorismo. Anche questo presto su Italia 1».
Un segreto per ripartire quando è depresso o scarico?
«Non sono mai depresso».
Chi è Davide Parenti?
«Urca! Vediamo… Sono un formidabile rompicoglioni che sta alle regole ma non obbedisce. Sono imbattibile nel mio lavoro, salvo arrivare spesso secondo».
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