Federico Berni per corriere.it
delitto alessandra cità
Le ha sparato in testa mentre dormiva, il 47enne che si è poi costituito ai carabinieri per l’omicidio della sua compagna, intorno alle 2 di notte ad Albignano, un paesino alle porte Truccazzano, nel Milanese. Da circa due settimane i due vivevano a casa di lei, nel comune dell’hinterland milanese. Lei voleva interrompere la relazione, ma aveva deciso comunque di ospitarlo a casa sua (lui era di base a Bressanone, in provincia di Bolzano) per via dell’isolamento imposto dell’emergenza coronavirus. La vittima si chiamava Alessandra Cità e aveva 47 anni.
Il suo compagno, invece, è Antonio Vena, coetaneo di origini siciliane e un impiego in una ditta di serramenti nella provincia in Alto Adige. Nella notte tra sabato e domenica, l’uomo si è presentato alla Caserma dei Carabinieri di Cassano d’Adda per confessare quanto aveva fatto «per gelosia». Il cadavere della donna, anche lei di 47 anni, era riverso sul letto, il fucile a pompa calibro 12 era sul posto. La relazione fra i due andava avanti da nove anni.
La ricostruzione
alessandra cità
L’uomo è stato sottoposto a fermo da parte dei carabinieri. Nel corso della mattinata di domenica, è arrivato in caserma a Cassano d’Adda il sostituto procuratore Giovanni Tarzia che ha cominciato a interrogare il presunto omicida. Secondo quanto emerso, a uccidere la donna è stato un solo colpo, sparato da un fucile a pompa detenuto legalmente dalla donna.
I due, prima dell’emergenza Coronavirus erano soliti trascorrere il weekend sotto lo stesso tetto, visto che l’uomo, negli altri giorni della settimana, lavorava in trasferta. A causa dell’epidemia in corso, però, il 47enne è rimasto a casa per le chiusure delle attività economiche.