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    MA I “GRETINI” CHE SE LA SONO PRESA CON LA STATUA DI INDRO MONTANELLI HANNO MAI LETTO UN SUO ARTICOLO? – LA LEZIONE DI GIAN ANTONIO STELLA: “ZERO CARBONELLA. ECCO COSA SANNO I SEDICENTI GUARDIANI DEL PIANETA DI ‘EXTINCTION REBELLION’. MONTANELLI NEL 1973 SCRISSE SUL 'CORRIERE' PAROLE PESANTISSIME CONTRO LE GRANDI IMPRESE AVVELENATRICI ITALIANE, LE RAFFINERIE. E FU SOLO UNO DEI TANTI ‘MISSILI’ CHE MONTANELLI SPARÒ". L'ATTACCO AI PALAZZINARI E LA DIFESA DEL PATRIMONIO AMBIENTALE E ARTISTICO...


     
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    Estratto dell’articolo di Gian Antonio Stella per “il Corriere della Sera”

     

    statua di indro montanelli a milano avvolta da un nastro statua di indro montanelli a milano avvolta da un nastro

    Zero carbonella. Ecco cosa sanno di Indro Montanelli i sedicenti guardiani del pianeta di «Extinction Rebellion» che a Milano hanno avvolto col nastro giallo e nero la statua del grande giornalista come «simbolo di un passato, ma anche di un presente, costruito sul mito della crescita infinita, dello sfruttamento di territori, persone, risorse». Ma sanno di cosa parlano?

     

    Dice tutto l’articolo di fondo pubblicato sotto il titolo «Una nuova minaccia nell’Italia dei veleni», sul Corriere del 9 gennaio 1973, prima che Frank Sherwood Rowland scrivesse su Nature del buco dell’ozono e che scoppiasse la crisi petrolifera.

    Eccolo, quell’articolo: «Di tutti i Paesi europei, l’Italia è il più ricco di raffinerie. (...) Perché l’Italia è l’unica nazione che non si contenta di raffinare per il proprio fabbisogno.

     

    INDRO MONTANELLI CONTRO LE RAFFINERIE - 9 GENNAIO 1973 INDRO MONTANELLI CONTRO LE RAFFINERIE - 9 GENNAIO 1973

    Lo fa anche per conto di terzi. E infatti una buona metà della sua produzione viene esportata un po’ dovunque, perfino negli Stati Uniti. Non è necessario appartenere alla cerchia degli “iniziati” per capire i motivi di questo primato. Gli altri Paesi ce lo lasciano volentieri perché, come sta scritto nelle dichiarazioni dei responsabili, prima di tutto non vogliono morire avvelenati dal petrolio, il più inquinante di tutti gl’ingredienti; secondo non considerano questa attività redditizia per l’altissimo costo degl’impianti di depurazione richiesti dalla legge.

     

    Il segreto della raffinomania italiana è tutto qui. Solo in Italia questa industria assicura facili e sostanziosi utili perché è affrancata da ogni pedaggio alla pubblica salute. Essa gode di licenza di uccidere».

     

    Parole pesantissime. Firmate dal più grande giornalista italiano sulla prima pagina del più grande giornale italiano contro le più grandi imprese avvelenatrici italiane nella più ottusa e complice ignavia della politica che non aveva la minima coscienza del degrado ambientale allora in corso.

     

    statua di indro montanelli a milano avvolta da un nastro statua di indro montanelli a milano avvolta da un nastro

    E non si trattava dell’impennata estemporanea d’un toscano bizzoso. Ma di uno dei tanti «missili», per dirla con Beppe Gualazzini, che Montanelli sparò per anni in difesa del nostro patrimonio paesaggistico, ambientale, artistico.

     

    Contro i palazzinari: «L’Italia sarà, come dicono, la “culla dell’arte”. Ma in questa culla sgambettano i più biechi assassini del paesaggio. Sempre per quella smania di star tutti attruppati, il cemento travolge l’erba e sommerge le più belle valli e i più pittoreschi litorali». Contro la «modernizzazione» di Venezia a partire dalla demolizione di un vecchio muro a piazzale Roma prima ancora che nascesse Italia Nostra: «Qualunque colpo di piccone in questa città, anche quando è necessario, rappresenta un lutto nazionale.

     

    statua di indro montanelli a milano avvolta da un nastro statua di indro montanelli a milano avvolta da un nastro

    Si può subirlo con rassegnazione, come la morte di una persona cara. Ma celebrarlo come una festa no, non è permesso». […] E ancora contro il forsennato sviluppismo «spontaneo» nel Veneto più nobile e prezioso: «Ma cosa verranno a visitare, i visitatori, quando Asolo sarà stata sommersa da un bel formicaio di grattacieli, quando le sue colline saranno irte di ciminiere, quando la sua aria sarà resa irrespirabile dai fumi delle medesime?

     

    Perché il tecnico o l’operaio di Sesto San Giovanni dovrebbero scomodarsi a venire fino ad Asolo per ritrovarvi le stesse colate di cemento, lo stesso frastuono, gli stessi puzzi, la stessa nuvolaglia di gas? Ecco a dove conduce la demagogia di certi pianificatori». E via così...

     

    Non c’entrava un fico secco, Indro Montanelli, col «mito della crescita infinita, dello sfruttamento di territori, persone, risorse» citato oggi così, a casaccio. Da analfabeti dell’ambientalismo. E se col senno di poi è facile esprimere oggi ripulsa per il «matrimonio etiope» dell’allora ventiseienne Indro con una dodicenne […] è indecente ignorare il resto.

    indro montanelli indro montanelli

     

    E cioè la strenua difesa del territorio rimasto integro («Ogni filare di viti o di ulivi è la biografia di un nonno o un bisnonno») e decine di battaglie, spesso profetiche e non di rado indigeste allo stesso mondo destrorso montanelliano, che anticiparono di decenni moltissimi dei temi oggi cari a chi invoca una svolta radicale dopo gli errori del passato. […]

    GIAN ANTONIO STELLA GIAN ANTONIO STELLA

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