Luca Beatrice per “Libero quotidiano”
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Basta definirli "compagnucci che sbagliano": gli ecoattivisti non sono altro che delinquenti comuni, impegnati in un attacco senza precedenti contro il patrimonio artistico, fragile, inerme e indifeso. Nel mondo dell'arte e dei musei da diverse settimane stanno accadendo atti censurabili e sono gravissimi gli interventi di troppi addetti ai lavori che li giustificano, vorrebbero capirli, cercare un dialogo e sedersi attorno a un tavolo perché le ragioni dell'ambientalismo risultano attraenti e modaiole, chi le cavalca si sente giovane.
Patetico che adulti e anziani si mostrino comprensivi, come era accaduto per il vandalismo nei centri urbani, spacciati per Street Art, almeno fin quando non è stato deturpato il palazzo in cui abitano loro. In quel caso tornano schifezze.
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Ieri a Vienna si è alzato il livello dello scontro e i restauratori non hanno ancora scongiurato il rischio che il capolavoro di Gustav Klimt "Morte e vita" esposto al Leopold Museum non abbia subito qualche danno. Perché la vernice nera scagliata dai teppisti si infiltra più facilmente del purè di patate o della zuppa di pomodoro. Loro dicono che non c'è pericolo di danno, ma su che base di competenza?
E poi resta lo sfregio, offensivo non solo per chi ama l'arte ma per chiunque mantenga un minimo di rispetto per un'opera di ingegno appartenente alla comunità. Dopo Van Gogh, Monet, Warhol, è stato colpito il maestro della Secessione Viennese, e non trovo divertente che il gesto folle sia stato equiparato al movimento degli Azionisti, austriaci pure loro, che spruzzavano colore incontrollato sulle tele bianche. Tutto lascia pensare che interventi del genere ne vedremo altri, prima che siano presi i necessari provvedimenti per fermare questa vergogna.
ODIO PER IL MONDO
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Agli attivisti questo mondo non piace. Il mondo che lasceremo in eredità, dove l'aspettativa di vita è di molto cresciuta, dove le malattie si possono curare e dove c'è una disponibilità di mezzi come non era mai capitato nella storia a cominciare dallo smartphone unica appendice intelligente del corpo, un mondo che si sono trovati già pronto senza il minimo sforzo.
Imbevuti di ideologismo derivato dall'onda ambientalista promossa da Greta (una ragazzina che non va scuola) sono pericolosi quanto qualsiasi vandalo, i loro comportamenti non sono in alcun modo giustificabili e pongono un problema questo si molto serio: la protezione delle opere d'arte nei musei non è più sufficiente, direttori e conservatori sono alle prese con un imprevisto rischio di vandalismo che rivela tutte le falle dei sistemi di vigilanza.
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E infatti sono preoccupati e arrabbiati, a differenza dei liberi pensatori pronti alla giustificazione. Non è pensabile risolvere la questione con la frase scema «l'opera non è stata danneggiata» perché se non stavolta prima o poi il danno grave capiterà e a quel punto arrovellarsi sulle ragioni non basterà più.
Il teppismo va fermato ora e le punizioni esemplari sembrano la soluzione migliore, perché se la diffusione mediatica amplia l'arroganza dei cretini nel desiderio di emulazione, il rischio di finire in galera e ripagare i danni suona come l'unico deterrente possibile, a meno che i responsabili non trovino qualche illuminato esegeta della delinquenza contemporanea disposta a pagare per conto suo.
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