Lucia Annunziata per “La Stampa”
lucia annunziata foto di bacco
Per chi non lo conoscesse bene, visto che è appena (ri)salito alla ribalta nazionale, il modo migliore per trovare subito Jean-Luc Mélenchon, JLM, nelle foto dei risultati elettorali delle politiche francesi, è quello di guardare le giacche dei protagonisti.
Se ne trovate una che va larga, cade dalle spalle a mantello, o pare una tunica, o una casacca col colletto largo, state tranquilli lo avete trovato. Inizio con questa nota un piccolo commento sul leader della sinistra unita in Francia, perché l'abbigliamento di Mélenchon è da tempo una sua, probabilmente involontaria, firma politica — e il risultato si vede nella sera delle elezioni in contra-sto con il suo (vero) avversario, il presidente Macron.
jean luc melenchon ballottaggio elezioni legislative
Da una parte un uomo di corporatura adeguata alla sua età, che porta sulle spalle con noncuranza «qualcosa per pre-sentarsi in pubblico, basta che sia pulita», nodo della cravatta largo sotto un colletto sbottonato.
Dall’altra un uomo asciutto, con un vestito calzato a guanto. È in senso più largo la sinistra “arrangiata” contro la sinistra degli impeccabili: e visti i risultati elettorali, non è forse troppo dire che in una società politica schiava della comunicazione, ci sono poche immagini che meglio ci raccontano la caduta del mondo delle élite di sinistra, come questo superamento del sartoriale.
IL VIAGGIO IN UCRAINA DI DRAGHI, MACRON E SCHOLZ BY OSHO
Fatto è che, in questo scorcio di anni Venti del secolo, avanza sulle scene un giro di leader politici che, con suprema indifferenza, ripeto forse senza neanche volerlo, abbracciano di nuovo le stigmate di una condizione proletaria. Quelle stesse che da anni la sinistra lavora a cancellare da sé stessa, nella permanente ricerca di trasformarsi nella classe dirigente (o almeno concepita come tale) attraverso alta scolarizzazione, alto reddito, e una immagine più da “Grand commis”, o tecnico che si vuol dire, che da politico.
emmanuel macron voto per le elezioni legislative
Gli esempi di un cambiamento di passo sono nella cronaca. In Germania torna alla guida del governo, dopo 16 anni, un socialdemocratico, Olaf Scholz di buoni studi (giurisprudenza), e ottimo curriculum (sindaco di Amburgo, e segretario generale Spd con cancelliere Gerhard Schröder), che ha avuto un successo elettorale che pochi avevano previsto, proprio per le sue caratteristiche di quieto, pragmatico, uomo qualunque.
olaf scholz gerard schroder.
Con lui ritorna in campo l’estetica della Germania di una laboriosa a classe media, un po’ (tanto) ingrugnata. Ma dietro la vittoria c’è il suo programma di ricostruire un rapporto con quella classe operaia messa sotto pressione dalle ripetute crisi in corso.
In Inghilterra il Labour è guidato da un altro avvocato. Solido, silente, nessun vezzo, Keir Rodney Starmer, che porta il nome del primo leader del partito laburista James Keir Hardie (uno scozzese venuto alla luce nel 1856 in una casetta di due stanze), nasce a Londra a Southwark nel 1962, secondo di 4 figli di una infermiera e un artigiano che costruiva utensili. E viene educato in una buona università grazie a una borsa di studio per merito.
tony blair bill clinton madeleine albright
E ora in Francia, il Mélenchon di cui abbiamo parlato, nato e cresciuto a Tangeri, in Marocco, da una famiglia di pieds-noir, i francesi d’Algeria, con tre nonni spagnoli e la quarta algerina di origini siciliane, non è forse un caso che molti dei voti che ha galvanizzato siano proprio dei lavoratori delle ex colonie.
Mélenchon è da anni sempre sé stesso, e da anni descritto come l’ultimo dei mohicani degli anni Sessanta, si è intestato tuttavia il grande sogno di rifondazione politica della sinistra antagonista al progetto politico macroniano, immaginato nella prestigiosa scuola École nationale d’administration (Ena), e portato avanti con grandi discorsi, grandi promesse e una frenesia sempre più sottolineata dalle recenti e successive crisi europee.
CLINTON BLAIR
Come si vede, quella che inizia come una annotazione di abbigliamento, si rivela in realtà una storia di status e di approccio politico. Nei nuovi (non per età) uomini della sinistra si presenta sulla scena politica una rottura con una storia che la sinistra maggioritaria degli ultimi decenni ha così bene interpretato.
È la sinistra degli anni Ottanta capitanata da Bill Clinton e Tony Blair, quando al vecchio mondo delle classi venne sostituito (in anticipo nel mondo anglosassone) dalla rivoluzione della modernità del sapere tecnologica. Nulla di errato. Anzi.
jean luc melenchon emmanuel macron
Clinton e Blair venivano a loro volta da tradizionali famiglie (Clinton dal “White trash”, i poveri bianchi statunitensi; Blair dalla classe media britannica) da cui a lungo la sinistra ha formato i propri leader. Ma il profilo che i due portarono in politica era quello di una nuova classe dirigente educata nelle migliori università del mondo, connessa in una rete globale di uomini e donne con altrettante chiare stelle di merito.
A metà di quegli anni Ottanta, furono i capostipiti di una sinistra che voleva lasciarsi alle spalle l’idea di società legata alle vecchie classi, alle vecchie dinamiche della produzione, per intercettare il cambiamento – le nuove tecnologie, il nuovo capitalismo, il mondo globale.
EMMANUEL MACRON MATTEO RENZI
Furono infatti i due primi leader di sinistra a smantellare lo Stato Sociale in nome di una società che, con il proprio dinamismo economico e tecnologico, sostituisse il sostegno statale con lo stimolo di un nuovo modo di produrre. I due ebbero a lungo ragione – i loro mandati politici furono sostenuti da una crescita e da un salto economico senza precedenti.
La globalizzazione fu il loro “Ticket-to-ride”, e con sé trascinarono una nuova leva di leader: Schröder in Germania, in parte i francesi Lionel Jospin e poi François Hollande, e in Italia molti uomini ex Pci. È il tempo della adesione al liberismo senza limite, che negli anni portò poi a tante autocritiche.
jean luc melenchon dopo il voto per le elezioni legislative
La globalizzazione oggi si è inchiodata, e le crisi del capitalismo dal 2008 hanno cambiato la narrazione sul futuro. Blair, Clinton e molti altri leader di allora, hanno concluso le loro carriere con mesti addii. Lasciandosi alle spalle una devastante crisi di rappresentanza.
Eppure, la politica non si ferma mai. Nella crisi si ripresenta una nuova richiesta, altri profili sociali, come quelli evidenti nel voto a Mélenchon. Elettori che votano per lo scontento, più che per qualcosa. In cerca di nuovi leader.