Luca De Carolis per “il Fatto Quotidiano”
SALVINI MANGIA LA NUTELLA
La decisione su quel voto che può far esplodere il governo è ancora un mistero, per nulla buffo. Ma il Movimento del 2019 non è quello del 2013, perché ha capi, regole e spesso obiettivi diversi. Così la maggior parte degli eletti in Senato ha tanta voglia di dire no al rinvio a processo per sequestro di persona del ministro dell' Interno Matteo Salvini, chiesto dal Tribunale dei ministri di Catania per la gestione del caso della nave Diciotti.
migranti a bordo della diciotti
Ed è l' orientamento che trabocca anche dall' assemblea di ieri mattina dei senatori, che nulla decide ma che molto racconta del M5S di oggi. Perché negli interventi e negli umori la cinquantina di eletti presenti (metà gruppo) si divide.
conferenza stampa su reddito di cittadinanza e quota 100 11
E da una parte c' è la vecchia guardia, quella dei senatori al secondo mandato come Nicola Morra, Laura Bottici e Matteo Mantero, che sostengono la necessità di "non rinnegare i vecchi principi", quindi di votare sì al rinvio a giudizio. E dall' altra molti dei nuovi eletti, convinti che la questione che non fa dormire Salvini sia tutta un' altra storia dalle vecchie vicende di casta, quelle in cui le richieste dei giudici sbattevano contro l' immunità dei parlamentari.
NICOLA MORRA SERVE LE PIZZE
Ergo, "i giudici non possono pretendere di processare il governo" come teorizza una senatrice. In linea con molti nuovi, che sono di più, sono la maggioranza. Ed è lo specchio della mutazione del M5S , dove anni fa la rotta la indicavano Casaleggio padre e Grillo, il fondatore che giorni fa twittava "Minenna alla Consob" e ieri ha sbattuto contro la nomina di Savona. Mentre ora il gioco lo smista il capo politico Di Maio, in collaborazione e pure concorrenza con il presidente del Consiglio Conte, "l' avvocato del popolo" che è l' aedo del no al processo a Salvini: in nome del diritto e del tirare avanti.
Di Maio e Casaleggio in bici
Posizione che rimbalza anche nella sala Kock di Palazzo Madama, dove da mezzogiorno alle 14 i 5Stelle parlano (soprattutto) del caso Diciotti. A guidare, in assenza del capogruppo Stefano Patanuelli, sono il vicecapogruppo Gianluca Perilli e i membri della giunta per le Autorizzazioni: sei su sette avvocati, in grande maggioranza per il no. Mario Giarrusso, l' unico veterano in giunta, spiega norme e prassi della votazione, e racconta che sono stati depositati anche "documenti secretati".
MARIO MICHELE GIARRUSSO
Vengono letti frammenti dai faldoni, stralci di interrogatori a funzionari della capitaneria di porto e del Viminale. Ma è sulla differenza tra il passato e il presente che vive la discussione. Quindi c' è Elvira Evangelista, anche lei in giunta, che sfoglia un faldone con un centinaio di richieste dei magistrati per parlamentari accusati di corruzione, concussione e reati vari.
Cita alcuni dei vecchi casi, e spiega che quello di Salvini è completamente diverso: "Esistono solo due precedenti richieste di procedimento per ministri legati all' immigrazione, e riguardavano Roberto Maroni e Beppe Pisanu: ma non sono mai arrivate fino in giunta". Insomma, quello di Salvini è un unicum.
luigi di maio matteo salvini
E per tanti grillini non è eretico salvarlo. "L' articolo 68 della Costituzione (quello sulle immunità, che impedisce di perquisire o arrestare un parlamentare senza autorizzazione della Camera di appartenenza, ndr) è una cosa, mentre qui si parla dell' articolo 96".
Ossia quello secondo cui "il presidente del Consiglio e i ministri sono sottoposti per i reati commessi nell' esercizio delle loro funzioni alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione delle Camere secondo le norme stabilite con legge costituzionale". Ed è proprio l' articolo richiamato da Salvini nella lettera al Corriere della Sera in cui declamava che "il processo non va fatto". E non è solo a lui a pensarlo.
MARIO MICHELE GIARRUSSO
"Non si può fare un discorso sulla coerenza, si cresce e si matura: accade a un individuo e può accadere anche a un' associazione politica" sostiene un grillino della nuova leva. Quindi deve essere no, "anche perché il ministro ha agito d' intesa con tutto il governo". Ma il presidente dell' Antimafia, Nicola Morra, la pensa diversamente. E in assemblea lo dice: "Siamo entrati qui che volevamo abolire la Cassazione, e ora vogliamo fare i giudici di terzo grado, è questa la nostra rivoluzione? Non dimentichiamo i nostri princìpi".
Invece Emanuele Dessì, al primo mandato, invita a tenere conto "non solo dei principi costituzionali ma anche della politica". E ricorda: "Il Movimento è nato anche per cancellare le differenze di trattamento tra politici e normali cittadini". L' assemblea si scioglie, e i senatori appaiono. "Voteremo tutti allo stesso modo, ma il caso Salvini è differente da ogni altro su cui si è votato sull' immunità" precisa Ugo Grassi, docente di Diritto civile a Napoli. E tanti rispondono sulla possibilità di delegare la scelta finale agli iscritti sulla piattaforma web Rousseau. E la risposta diffusa è che sì, si può fare.
EMANUELE DESSI E DOMENICO SPADA
"Però servirebbe un video di presentazione esplicativo, l' argomento è complicato", osserva Ettore Licheri. E poi c' è Gianluca Ferrara: "Quando si allarga la democrazia è sempre positivo, però" Però? "Se si chiede un processo per Salvini è come se lo si chiedesse per tutto il governo". E si torna al nodo di partenza. Mentre Di Maio tace. E riflette, sul voto online. E su tutto il resto.