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    MA CHE SEI “CECATO”? - MASSIMO CARMINATI FINISCE SUL BANCO DEGLI IMPUTATI PER SCULTURE E DIPINTI FALSI – L’EX NAR A PROCESSO PER “RICETTAZIONE E TRAFFICO DI REPERTI ARCHELOGICI” - LE STATUETTE, PROVENIENTI DA SCAVI ARCHEOLOGICI CLANDESTINI, SONO STATE TROVATE NEL 2014, NEL CORSO DELLA PERQUISIZIONE DURANTE L'ARRESTO PER LA MAXI-INCHIESTA RIBATTEZZATA MONDO DI MEZZO – LA DIFESA DI CARMINATI


     
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    Francesca De Martino per "il Messaggero"

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    Una collezione d' arte sterminata, con opere di Guttuso, Mimmo Rotella e Giacomo Balla, ma che conteneva anche pezzi falsi e reperti sottratti da scavi archeologici clandestini. Quando i carabinieri avevano perquisito la casa di uno dei capi del Mondo di Mezzo, Massimo Carminati, condannato in via definitiva a 10 anni di reclusione, avevano trovato una pinacoteca che conteneva quadri di pregio, ma anche decine di riproduzioni.

     

    Il suo patrimonio - da più di 10 milioni di euro - era finito sotto confisca, ma i falsi avevano fatto scattare un' inchiesta parallela, che aveva portato a galla l' esistenza di una rete di falsari, che avevano venduto opere anche all' ex Nar. E che gli avevano ceduto anche statue e frammenti di vasi che, invece, si sarebbero dovuti trovare in un museo.

     

    Per questo motivo, a carico di Carminati è scattata una nuova contestazione: ricettazione e traffico di reperti archeologici. Nello specifico si tratta di 14 opere: 12 statuette in bronzo, 2 riproduzioni di reperti assiro-babilonesi e frammenti etruschi di cocci in terracotta. Sotto accusa ci sono anche i soggetti che quei beni glieli avrebbe venduti: Roberto Fontana e Roberto Gallo. E poi ancora Augusto Patara, Antonio Porta e Antonio Cirielli, che avrebbero comprato da Fontana e Gallo altre opere false di importanti artisti. Ieri si è tenuta la prima udienza del processo a loro carico, ma le carte sono tornate in Procura per alcuni difetti di notifica.

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    I REPERTI Le statuette, provenienti da scavi archeologici clandestini, su cui dovrà rispondere il Cecato sono state trovate nel 2014, nel corso della perquisizione fatta dagli investigatori durante l' arresto per la maxi-inchiesta ribattezzata Mondo di Mezzo. Non potevano passare inosservate, le bellezze di casa Carminati. La famiglia e il dignitario a cavallo sono le prime due riproduzioni di reperti che aprono la lista dei beni che, secondo l' accusa, sarebbero stati acquistati per poi essere rivenduti, dall' ex terrorista nero.

     

    A seguire, ci sono altri frammenti etruschi di cocci in terracotta e dodici reperti in bronzo tutti realizzati con la tecnica della cera persa: rappresentano Nettuno, una maschera da guerriero, un pugnale con impugnatura decorata, un cavallino, due pugnaletti con impugnatura a serpente marino, cinque animaletti, un cencio con coppa e poi un bastone con un serpente. Tutti beni che sarebbero intestati a Roberto Fontana e Roberto Gallo, già indagati dagli investigatori per falsificazione e opere d' arte false.

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    Secondo la difesa di Carminati, rappresentata dagli avvocati Francesco Tagliaferri e Cesare Placanica, non si tratterebbe di reperti: «Non sono beni archeologici, ma opere recenti e semplici imitazioni che il nostro assistito aveva piacere di esporre in casa - sottolinea Tagliaferri - E anche chi non è un esperto si potrebbe accorgere che si tratta di opere copiate. Quando inizierà il processo, attraverso le consulenze, saremo in grado di dimostrare la verità dei fatti».

     

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    IL COMMERCIO Secondo gli inquirenti, a cedere le opere a Carminati sarebbero stati Gallo e Fontana, che avrebbero messo in piedi un vero e proprio commercio di sculture e dipinti falsi. A loro viene contestato di avere riprodotto «falsamente opere di scultura/pittura», che poi avrebbero autenticato e, successivamente, ceduto «per farne commercio». Tra gli acquirenti, infatti, non c' era solo l' ex Nar. Roberto Fontana avrebbe venduto ad Antonio Porta tre sculture lignee Bronzi di Riace, profili, lettere.

     

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    Porta avrebbe anche comprato trenta opere attribuibili ad autori come Schifano, Guttuso, Nespolo e Dorazio. Cirielli avrebbe invece detenuto, sempre con l' intento di ottenere un guadagno, un dipinto falso, firmato Schifano, e un altro, firmato Montanarini. Patara avrebbe invece acquistato quattro tele false firmate Schifano.

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