Gianmaria Tammaro per Dagospia
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Fermi tutti: arriva Apple. Ieri, a Cupertino, si è tenuta la conferenza di lancio di Apple Tv+, la piattaforma streaming della Mela. Avrà contenuti originali (e non si sono risparmiati nel far sfilare grandi star sul palco, passando da Steven Spielberg a JJ Abrams, da Jennifer Aniston e Reese Witherspoon, fino a sua maestà Oprah) e sarà, così dice la reclame, “la casa dei grandi storyteller”.
Probabilmente, però, la novità/non-novità più importante è stata Apple Tv, con il suo potenziamento, la sua nuova interfaccia, la possibilità di cumulare l’offerta di più canali e piattaforme, e di mostrare più contenuti, alcuni – come nel caso dello sport – anche live. Al momento, è disponibile solo nel mercato nord-americano ma rappresenta la mossa più intelligente di Apple.
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Apple Tv+ è ancora – nonostante le immagini delle prime serie – una bella promessa: tanto fumo e una bella confezione. Non se ne conosce ancora il prezzo. Non si sa dove sarà disponibile. E a parte i nomi famosissimi che hanno sfilato, non si sa chi altro ci sarà. E, piccola nota, per fare buona tv serve chi conosce la tv, non chi fa cinema.
Ma questo è un punto, su cui torneremo quando verranno distribuiti i primi titoli. Passando oltre: non si sa nemmeno come verranno distribuiti questi contenuti: se stagione per stagione o se una puntata a settimana, se – insomma – come fa Netflix o come fa Amazon Prime Video per alcune serie co-prodotte con i canali americani.
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Apple arriva sul mercato dello streaming, e dice che farà grandi, grandissime cose: di fare più e meglio di Netflix, di essere la casa ideale non solo della tecnologia, ma pure dei bei contenuti (e qui, invece, il riferimento è stato a Disney+, la piattaforma streaming di Topolino che dovrebbe essere annunciata più tardi quest’anno). Ma la verità è che il mercato è già saturo, e l’ennesima piattaforma, con l’ennesima offerta economica (il WSJ parlava, nel suo lungo report, di “9.99 dollari al mese”), non riuscirà a imporsi sugli altri a meno che non riuscirà ad essere superiore al resto della competizione.
tim cook e oprah winfrey alla presentazione di apple tv+ 1
Al momento Netflix – per fare un nome – ha già trovato un suo equilibrio produttivo e tecnologico, ha un’interfaccia chiara e ha anche una scuderia di creativi al lavoro su tanti nuovi titoli originali (e sono, va detto, creativi che vengono dal piccolo schermo, come Ryan Murphy o Shonda Rhimes). Quanto ci vorrà ad Apple per arrivare allo stesso punto?
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Apple Tv+ è la promessa – lo dicevamo prima – di una grandissima azienda di dare e fare molto. Di aiutare, e l’hanno ripetuto un po’ tutti, l’umanità con le grandi storie. La sensazione, però, è che tutto sia ancora America-centrico (Oprah come ciliegina della torta è abbastanza significativa sotto questo punto di vista), e un modo per rilanciare la vendita – che si è un po’ arenata, almeno per gli smartphone – di device. Apple Tv è disponibile anche su Roku, sulla Fire Stick di Amazon e su alcune smart Tv. Ma Apple Tv+? Potrà essere vista anche da chi non fa parte di quel miliardo e pass di possessori di aggeggi della Mela?
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In questo momento, il vero competitor non è né Netflix, né Amazon, né tantomeno la neonata Apple Tv+: ma la pirateria. Il download di torrent è tornato ad aumentare. Troppe offerte, tutte economicamente interessanti ma tutte così terribilmente simili, portano lo spettatore a una sola conclusione: non scegliere. E avere quello che vuole quando lo vuole gratuitamente. Forse è su questo che bisognerebbe concentrarsi. Ed è per questo che Apple Tv sembra così importante – molto più importante della neonata Tv+.
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Lo stesso modello dell’abbonamento – un tot al mese, ogni mese, per vedere ogni cosa – è arrivato a un limite. Perché, banalmente, ce ne sono troppi in giro. Basti pensare al mercato italiano: Sky, Infinity, TimVision, Netflix, Prime Video. E ancora non si vedono Apple, Disney e Hulu.
La cosa migliore, come fanno per esempio ITunes e Google Play, potrebbe essere permettere al consumatore di comprare, o di pagare, solo quello che vuole (la differenza tra TVOD e SVOD, tra il modello transactional e subscription). Ma forse la verità è un’altra ancora. E cioè che ad Apple non interessa la televisione o almeno: non interessa solo quello. Nella conferenza di ieri, si è spinta oltre, ha toccato qualunque campo e qualunque settore, compreso il banking e i pagamenti con carta.
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L’idea di Apple è essere uno strumento per tutto: l’estensione tecnologica della vita quotidiana dei suoi clienti. E la televisione, che pure fa parte di questa macrocategoria, è solo una delle tantissime facce di questa medaglia. Apple non gioca contro qualcuno: Apple gioca contro tutti, e vuole essere la migliore. E al momento, contrariamente ad altri, ne possiede i mezzi.
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