Goffredo De Marchis per “la Repubblica”
BOSCHI SAN CARLO
Da fatina a vicepremier, titolavano i giornali un anno fa quando l'ascesa di Maria Elena Boschi sembrava inarrestabile e per lei si parlava apertamente di un ruolo da numero due del governo. O addirittura da numero 1 bis. Poi è arrivata, come una tempesta, la vicenda di Banca Etruria, il coinvolgimento del padre nell' inchiesta giudiziaria, le contestazioni dei risparmiatori e una discesa vertiginosa almeno quanto rapida era stata la scalata.
Nell' ottobre del 2015 la ministra delle Riforme, negli indici di gradimento, era il ministro più popolare. Divenne quarta nel gennaio 2016, sesta a maggio e dodicesima, ovvero quintultima, in agosto. Eppure non è finita finché non è finita. Perché domenica notte la madrina delle riforme potrebbe trasformarsi davvero in una madre costituente visto che la nuova Costituzione si chiama Boschi ed è frutto del suo lavoro e del suo sforzo in prima linea.
BOSCHI SAN CARLO
La riforma porta la firma di Renzi e della Boschi. Ma è stata la ministra a metterci più di tutti "la faccia", come si usa dire, durante i due anni e mezzo di lavoro parlamentare. Ha tenuto i legami con il presidente Napolitano, ispiratore del testo. Ha sfidato i "professoroni", senza paura. L'ha corretta e ricorretta. Si è alleata con Anna Finocchiaro che ha confessato di provare per lei una specie di "maternage". L'ha difesa in pubblico centinaia di volte. L'ha condotta fino al traguardo del voto degli elettori.
MARIA ELENA BOSCHI
Un impegno che più di una volta ha fatto immaginare che si preparasse a succedere a Renzi. Quando a luglio venne inaugurata la Sala delle donne, la Boschi era una delle ospiti di Laura Boldrini. Nella sala sono esposti i ritratti fotografici delle 21 madri costituenti, della prima presidente della Camera, della prima ministra e delle prime sindache.
Sono appesi anche tre specchi, per i ruoli che mancano all' appello (Quirinale, Palazzo Chigi, Palazzo Madama). La Boschi fu invitata a riflettersi, come Biancaneve, nella cornice del presidente del Consiglio. Ma si tirò indietro: «Evito di passare lì davanti, altrimenti chissà cosa dicono». Il segno di chi crede in un futuro ancora migliore.
maria elena boschi
La lunga marcia si interrompe sul più bello, proprio alla vigilia della corsa verso il referendum, il "suo" referendum. Novembre 2015: esplode il caso Banca Etruria, l'istituto di Arezzo, città di Boschi, in cui hanno lavorato il padre e il fratello. Gli obbligazionisti perdono i risparmi.
Cominciano gli attacchi, le opposizioni affondano il colpo. Alla Leopolda, dicembre, Boschi non si fa vedere per due giorni. Non è più nell' avanguardia del renzismo. Emarginata no, protagonista assoluta nemmeno. Sono mesi duri. Alla fine di questa estate, viene spedita in Sudamerica per una lunga missione.
maria elena boschi (4)
Si rincorrono le voci: la ministra è stata allontanata dal ring del referendum, è la prova del suo oscuramento, il guru della comunicazione Jim Messina ha consigliato a Renzi, per i fini referendari, di valorizzare il privato, ovvero la moglie Agnese Renzi, rinunciando al ticket che per mesi hanno rappresentato lui e la Boschi. Ma se la trasferta latinoamericana, con una campagna a tappeto per il Sì, si rivelasse decisiva grazie al voto degli italiani all' estero?
BERNINI SALVINI BOSCHI
In questi mesi di saliscendi si è detto di contrasti seri nel "giglio magico". Tra Boschi e Luca Lotti, soprattutto. I due renziani più vicini al premier. Leggende? No. C' è un punto di partenza che divide i due. Il sottosegretario alla presidenza confessa: «La mia vita politica comincia e finisce con Matteo». La ministra invece continua a pensare alla sua carriera in autonomia.
Determinata, sicura, vista l'aria, ha fatto un passo indietro. Ha messo a tacere, per esempio, l'ipotesi di una nascente corrente boschiana. Anche se i suoi fedelissimi esistono. Il capogruppo alla Camera Ettore Rosato, i toscani Francesco Bonifazi e Edoardo Fanucci, l'aretino Marco Donati. Al Senato la vicepresidente Valeria Fedeli.
BOSCHI
I rapporti sono ottimi con la presidente della Camera Boldrini, che ha apprezzato i primi passi della ministra da quando ha la delega per le pari opportunità (ha sbloccato i finanziamenti per i centri antiviolenza) e con Piero Grasso, il presidente del Senato. Chi la vede all' opera nella conferenza dei capigruppo, non nega la sua preparazione. Il sindaco di Ercolano, Ciro Buonajuto, è l' unico boschiano certificato sui territori.
L' altra sera era il suo accompagnatore alla prima del San Carlo di Napoli. Dove Boschi si è presentata con un abito lungo e una profonda scollatura. Una mise non ministeriale, come si conviene a una serata di gala, ma ai tacchi alti non rinuncia neanche al lavoro. Le gaffe recenti non l' hanno aiutata. Su tutte il riferimento ai «veri partigiani che votano Sì» per contestare la scelta opposta dell' Anpi.
BOSCHI
«Sia più umile», ha detto di lei Bersani come dice sempre di Renzi. A Palazzo Chigi per un attimo hanno pensato che fosse rimasta ferma alla stagione del 41 per cento mentre ora invece si combatte una guerra sul filo dei voti. Dunque, non poteva essere il volto del referendum. La popolarità in calo ha fatto il resto. Il nervosismo è filtrato spesso in questi mesi. Una settimana fa, in un incontro in Svizzera per il quesito, ha perso le staffe con una signora che la contestava. La "faccia", nella campagna conclusasi ieri sera, ce l' ha messa Renzi. Ma se vince il Sì, l' anno bisestile può finire anche per la madrina della riforma che diventa madre costituente.
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