CANNABIS
Chiara Pellegrini per “Libero Quotidiano”
Fumata nera, per il momento, sulla proposta di legalizzazione della cannabis. L' esame, approdato ieri a Montecitorio per la discussione generale, si aggiornerà a settembre e lo scontro in aula sarà inevitabile.
Il voto del testo, che contiene le «disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati», elaborato dall' intergruppo per la cannibis legale del senatore e sottosegretario agli Esteri, Benedetto della Vedova, ha già spaccato la maggioranza.
Basti pensare area popolare (Ncd e Udc) da sola ha presentato 1.300 emendamenti (2.000 in tutt0) per ritardare l' approdo alla Camera. Il provvedimento, prima dell' esame parlamentare, tornerà infatti alle commissioni Giustizia e Affari sociali.
beatrice lorenzin
«Alcol e droga sono una piaga per i giovani», ha tuonato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Le fa sponda anche il ministro degli Affari regionali, Enrico Costa che ha detto: «Statalizzare lo spaccio di droga per introitare risorse da destinare alla prevenzione è contradditorio e un po' perverso».
GOVERNO DIVISO
Oltre ad Area Popolare anche alcuni esponenti del Pd si sono detti contrari alla legalizzazione, dunque meglio rinviare tutto per evitare il rischio di incidenti prima della pausa estiva. Una decisione, quella di rimandare, che è stata accolta, obtorto collo, da Sinistra italiana - la legge è tra quelle spettanti in quota alle opposizioni - e da Della Vedova, che teme che il provvedimento diventi «oggetto di un braccio di ferro all' interno della maggioranza». Il ddl parte da una base di 220 firme a Montecitorio.
La maggioranza teorica è a quota 316, per farcela servono un' ottantina di voti, da pescare soprattutto fra le fila del Pd. Dell' intergruppo hanno sottoscritto la proposta 87 deputati del Movimento cinque stelle, 85 del Pd, 24 di Sinistra italiana, i 16 fra civatiani ed ex grillini di Alternativa libera-Possibile, oltre a 7 montiani di Scelta civica e due forzisti.
COSA PREVEDE IL DDL
cannabis
Ma che cosa prevede il ddl n.3235? La proposta consente la possibilità di coltivare fino a 5 piante di cannabis, previa comunicazione all' ufficio regionale dei Monopoli competente per il territorio.
Sarà consentito coltivare costituendo un' associazione senza fini di lucro, composta da un massimo di 50 membri, ognuno dei quali avrà il "permesso di coltivare" fino a 5 piante. Il Ddl prevede inoltre la possibilità di detenere fino a 5 grammi per uso ricreativo all' esterno, che salgono a 15 grammi in casa senza dover dichiarare nulla.
Si potrà fumare solo negli spazi privati, chiusi o aperti, dei "cannabis social club", mentre rimane in vigore il divieto relativo ai luoghi pubblici aperti al pubblico e in ambienti di lavoro. Depenalizzata anche la cessione gratuita anche alle persone maggiorenni entro il limite indicato per la detenzione personale. La vendita sarà regolamentata attraverso il monopolio di Stato e il 5% dei proventi derivanti dalla legalizzazione verrà destinato alla prevenzione contro la droga.
BUSINESS DI STATO
In base ai calcoli effettuati dall' intergruppo parlamentare il mercato della cannabis vale circa 12 miliardi di euro, spesi da circa 13 milioni di consumatori. Soldi che potrebbero finire nelle casse dello Stato in caso di legalizzazione. Secondo uno studio effettuato dall' università degli Studi di Roma La Sapienza, basato su ricerca del National bureau of economic research, con un' aliquota fiscale al 75% lo Stato italiano incasserebbe almeno 6 miliardi di euro l' anno.
La legalizzazione avrebbe inoltre un impatto sul Pil variabile, secondo gli esperti, da un minimo dell' 1,5% ad un massimo che va oltre il 3%. In Italia l' uso terapeutico della cannabis è previsto dal 2007, ma nella pratica per i pazienti non è mai stato semplice procurarsi i medicinali.
COSTA CANNABIS
Nel 2013 un decreto legge ha semplificato le cose, consentendo ai medici di base di prescriverli, e undici regioni hanno introdotto leggi specifiche sui medicinali a base di cannabis, accollando i costi al servizio sanitario regionale per l' uso in alcune patologie. Anche per questo dal 2014 la produzione di cannibis è diventata di Stato, le piantine vengono coltivate nello stabilimento chimico militare di Firenze. Lo scopo era quello di risparmiare centralizzando la produzione e sottraendola alle iniziative fai-da-te.