Francesco Persili per Dagospia
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“E' stato fatto un danno incalcolabile allo sport italiano". Malagò in una diretta Instagram con i ragazzi del settore giovanile del Bologna torna ad attaccare la Raggi per la mancata candidatura olimpica di Roma: “E’ una ferita che resta tutta la vita. Avevamo un dossier formidabile, ce la potevamo giocare anche contro due mostri come Parigi e Los Angeles, ma la sindaca di Roma ci impedì di andare avanti. Con i Giochi Olimpici, avremmo anche rifatto gli stadi in undici città (Verona, Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Cagliari e Palermo). Pensate che danno ha fatto la Raggi...".
Il presidente del Coni rivela che ci ha messo un anno per riprendersi. “Poi mi si accese la lampadina e siamo partiti con Milano-Cortina, ricevendo ampio consenso dal CIO”. L’Olimpiade di Tokyo? Si farà l’anno prossimo. Sarà uno spartiacque, saranno i Giochi della rinascita, come li ha definiti il presidente del Cio, Bach.
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Saranno i Giochi del riscatto per Nibali “che si vorrà riprendere l’oro che ha perso a Rio”. Malagò profetizza anche tre medaglie per Simona Quadarella (400, 800 e 1500 stile libero). Ma forse neanche una di questa sarà d’oro perché c’è la Ledecky". Il o la portabandiera? “Non c’è una regola scritta. Da quando sono presidente del Coni ho avuto la fortuna di scegliere tre grandi atleti Zoeggeler, Pellegrini, Arianna Fontana. A differenza degli americani che difficilmente scelgono lo sportivo più rappresentativo in un Paese come il nostro, il portabandiera, oltre ad essere un simbolo, deve essere anche uno che ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi”.
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La più grande storia sportiva dell’Olimpiade? Quella dell’australiano Bradbury, oro nella gara dei 1000 metri dello short track nel 2002. Nella finale a quattro lui era quello più scarso. Quelli davanti avevano 30 metri di vantaggio e stavano battagliando per l'oro. Ma all'improvviso una carambola li fa cadere tutti e tre e l'ultimo va a vincere... (Video)
Il numero uno dello sport italiano ribadisce la sua ammirazione per Mennea (“Mi aiutò a diventare presidente del Coni”), Savoldi, Sofia Goggia e per tutti quelli che vanno oltre i propri limiti anche fisici. E poi confessa: “Il calcio per me è una malattia. A sei anni andavo a vedere sia la Roma che la Lazio. Non esistevano le tv e io pur di assistere a una partita andavo all’Olimpico anche quando giocava in casa la squadra biancoceleste. Il campionato? “Oggi ci sono tutti i presupposti per la ripresa delle attività che è diversa dalla ripresa delle competizioni ma per la seconda è necessaria la prima".
Giovanni Malagò e Gabriele Gravina Foto Mezzelani GMT45 mennea mennea rocchetti simona quadarella simona quadarella nibali mattarella 1 simona quadarella Il Presidente del Coni Giovanni Malagò Foto Mezzelani GMT 04 malagò Giovanni Malagò e Gabriele Gravina Foto Mezzelani GMT43 Giovanni Malagò e Gabriele Gravina Foto Mezzelani GMT41 Giovanni Malago ph Bob Krieger