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    "PER VEDERE IL MIO CHIEVO SI SCOMODÒ LA CNN. HO SEMPRE FATTO DI TESTA MIA MA NON MI PENTO" - ALBERTO MALESANI: “AL CHIEVO FACEVO DI TUTTO. ALL'INIZIO DISTRIBUIVO PERSINO I BIGLIETTI AGLI AMICI, PERCHÉ NESSUNO VENIVA AL CAMPO. UN ALLENATORE CHE AMMIRO E’ CARLO ANCELOTTI, CHE HA VINTO MOLTO DI PIÙ DI TANTI ALTRI CHE SONO MOLTO RECLAMIZZATI. GLI MANCA SOLO UN MONDIALE: GLI AUGURO DI CUORE DI VINCERLO CON IL BRASILE. LA GENTE MI RICORDA CON SIMPATIA? PERCHÉ HO VINTO. SE ARRIVI SECONDO O TERZO, TI DIMENTICANO IN FRETTA…” - GLI SBROCCHI IN CONFERENZA STAMPA - VIDEO!


     
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    Estratto dell’articolo di Stefano Semeraro per “la Stampa”

     

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    Alberto Malesani, ovvero la favola del Chievo in Champions League e il miracolo del Parma delle tre coppe - Italia, Uefa e supercoppa - in 100 giorni. Di miracolistico in quei risultati, in realtà, c'era poco. Piuttosto un'idea di calcio diversa […] senza scendere a compromessi. Il prezzo da pagare è stata un'uscita precoce dal giro. Più subita che voluta.

     

    Malesani, il calcio le manca?

    «Non tanto. Mi manca il lavoro sul campo […]».

     

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    Infatti lei è diventato produttore di vini, con la Giuva.

    «L'azienda l'ho venduta. L'offerta era buona, e garantiva un futuro importante».

     

    La gente la ricorda con simpatia.

    «Mi ricordano perché ho vinto. Se arrivi secondo o terzo, ti dimenticano in fretta. Poi qualche idea credo di averla avuta. La finale di Coppa Uefa con il Marsiglia è citata da tutti come l'esempio di un calcio all'avanguardia. […]».

     

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    […] «Da imprenditore ho visto il mio vino dentro ristoranti importanti. Prima del calcio avevo creato un ufficio import export alla Canon Italia. Vengo da una famiglia di operai, sono stato operaio, geometra, impiegato. E da allenatore ho portato un piccolo borgo come Chievo dal nulla alla Champions league».

     

    Una favola ripetibile?

    «[…] Le idee contano, certo, ma come dicevano l'avvocato Agnelli e il grande Silvio Berlusconi: se vuoi avere, devi spendere».

     

    […] «Al Chievo […]Facevo di tutto. All'inizio distribuivo persino i biglietti agli amici, perché nessuno veniva al campo. Ma siamo arrivati a fare sold out per il derby con il Verona, per cui si scomodò anche la Cnn. Quelli sono successi».

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    […] Poi c'è il capitolo esultanze.

    «Le ho sdoganate. Quella del derby nacque da una scommessa con Gigi del Neri, gli dissi che se avessi vinto avrei corso sotto la curva del Verona. Io allenavo l'Hellas, eravamo sotto 2-0 e vincemmo 3-2. Era gioia, non uno sberleffo, l'avrei fatto ovunque. Ora vedo esultare per molto meno…».

     

    La conferenza stampa infuriata al Panathinaikos gira ancora su internet.

    «Fu solo uno sfogo. Il vero Malesani non è quello lì. In Grecia fra l'altro mi trovai molto bene, la squadra la gestivamo io e il presidente: nessun direttore sportivo, niente procuratori…».

     

    Che cosa le ha fatto male?

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    «Vedere il Chievo ferito e abbandonato. C'è qualcosa di strano nel mondo in cui è stato fatto fuori, non hanno considerato la storia. […]».

     

    Quale squadra le sarebbe piaciuto allenare?

    «La nazionale. E il Milan, di cui sono tifoso. Quello dell'epoca di Berlusconi e Galliani. A un certo punto le strade si sono anche incrociate. Ma non è successo»

     

    Che allenatori ammira? […]

    «Ancelotti e Del Bosque. Hanno vinto tanto. […]Carlo ha vinto molto di più di tanti altri che sono molto reclamizzati, gli manca solo un Mondiale, gli auguro di cuore di vincerlo con il Brasile. Dopo Mancini, altro grande allenatore, meriterebbe la panchina azzurra».

     

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    Come allenatore Malesani ha dato il massimo?

    «Di sicuro ci ho provato. Ho trasmesso quello che avevo da trasmettere. Tanti non ci riescono: per paura, timidezza, pigrizia. Io ho sempre avuto il coraggio di farlo e la gente, anche i campioni, mi ha seguito». […]

     

    Se arrivasse un'offerta per allenare?

    «La rifiuterei. Serve una vigoria psicofisica spaventosa che non ho più». […]

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