Salvatore Riggio per corriere.it
ciccio caputo
Tutti pazzi per Francesco «Ciccio» Caputo, nato ad Altamura il 6 agosto 1987. L’attaccante, simbolo dei bomber di provincia, è cresciuto vicino Bari e dopo tanta, ma tanta gavetta, si sta togliendo delle soddisfazioni importanti, meritate, con la maglia del Sassuolo. Una serie A che Caputo aveva assaggiato – proprio con il Bari – appena sei mesi tra il 2010 e il gennaio 2011, giusto in tempo per firmare il primo gol nel massimo campionato (28 novembre 2010 nell’1-1 contro il Cesena) e andare al Siena, in B.
Poi l’attaccante, che mercoledì ha dato spettacolo nel 3-3 con la Juventus, ha continuato il suo peregrinare in B tra Bari, Virtus Entella ed Empoli, regalando ai toscani la promozione con 26 gol in 41 partite. Così l’anno successivo, ed era la stagione scorsa (2018-2019), Caputo ha potuto finalmente viversi la A da protagonista. Unica pecca è che i suoi 16 gol in 38 presenze non sono bastati per salvare l’Empoli, ma a lui sono serviti per il trasferimento al Sassuolo, dove quest’anno ha già toccato quota 17 (31 le partite disputate).
ciccio caputo
Numeri da attaccante di razza e ora sono in tanti a invocarlo in Nazionale per il ritorno in campo degli azzurri venerdì 4 settembre contro la Bosnia a Firenze per la Nations League. Cosa deciderà davvero Roberto Mancini è ancora da vedere, ma già in passato il c.t. ha dato dimostrazione di tenere conto del campionato, convocando Quagliarella, quando era al top della forma. L’età di Caputo, di certo, non spaventa Mancio.
ciccio caputo
Ma, al di là di ogni tipo di discorso legato alla Nazionale, quello che resta è la felicità di questo ragazzo cresciuto nelle giovanili del Toritto e che, prima del grande salto al Bari, aveva indossato le maglie di Altamura e Noicattaro. Il nostro calcio è ricco di storie così, come Dario Hubner o Igor Protti o, ancora, Christian Riganò e Luca Toni, giusto per citarne qualcuna.
E pensare che da ragazzino Caputo stava per dire addio al calcio. Del pallone non ne voleva proprio più sapere, aveva deciso di disertare gli allenamenti per lavorare con il padre muratore. Era saltato all’improvviso il trasferimento al Grosseto e Caputo, deluso, aveva deciso di appendere le scarpe al chiodo. A convincerlo ci aveva pensato il suo tecnico del Toritto, Onofrio Colasuonno. Gli aveva spiegato che ci sarebbero state tante altre occasioni e ha avuto ragione.
Anni dopo, chissà se l’attaccante del Sassuolo pensa ancora al bivio della sua vita. Il grande salto è arrivato nel 2009, la chiamata del Bari di Antonio Conte, in B. Poi l’Entella, l’Empoli e appunto il Sassuolo. Fino al cartello esibito prima che si fermasse il calcio a causa di questa maledetta pandemia: «Andrà tutto bene», il suo messaggio mostrato dopo il primo dei due gol siglato al Brescia. Una ventata di ottimismo in un momento difficile.
roberto mancini foto di bacco ciccio caputo