Luca De Carolis per il “Fatto quotidiano”
BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO
Il M5S sta in mezzo al guado e il suo prossimo futuro passa per un bivio, fatto di due strade per ora fatte di buio. Perché la possibile successione a Luigi Di Maio è un enigma. Può portare a un nuovo capo politico che al momento però non c' è, non si intravede. Oppure a un organo collegiale che però Beppe Grillo osteggia, e che per avere poteri e spazi avrebbe comunque bisogno di un nuovo Statuto, "rivisto quasi da cima a fondo" spiegano.
Eppure anche su quello si ragiona dentro il Movimento, su una sorta di segreteria politica, la soluzione che tanti big chiedono in varie forme. L' unica certezza è l' evento che può farsi congresso, quegli Stati generali che si terranno dal 13 al 15 marzo, fanno sapere in mattinata dal M5S . La risposta operativa di Di Maio, che ieri mattina ha incontrato i sei "facilitatori" del team del futuro, per fare il punto proprio sulla tre giorni.
alberto perino vito crimi
Una scatola vuota, al momento. Ma sul come riempirla passa molto del futuro dei 5Stelle. Perché nonostante le smentite, Di Maio ha pensato e pensa alle dimissioni da capo, da dare in fretta, forse già prima delle urne del 26 di questo mese. E quella piccola parte del Movimento rimastagli fedele gli soffia all' orecchio di fare un passo indietro per rilanciare, di dimettersi per poi rimettersi in gioco negli Stati generali.
Insomma, di andare anche alla conta, se servisse "perché quando e dove troverebbero un'alternativa?" (e comunque poi la parola finale spetterebbe agli iscritti sul web). Discorsi che si fanno da giorni, tra i maggiorenti del Movimento. Ma tutto dipenderà da come verrà costruito questo congresso. E dalle regole.
audizione del ministro stefano patuanelli in commissione trasporti alla camera 9
E qui entra in gioco Vito Crimi: attuale viceministro dell' Interno, ma soprattutto membro più anziano del comitato di garanzia, l'organo di appello del Movimento. Da Statuto, il sostituto del capo politico Di Maio in caso di sue dimissioni, ossia il reggente. Impegnatissimo in queste ore, raccontano: "Sta lavorando molto per il Movimento, al prossimo assetto" assicurano. Ed è l'ennesimo segnale che qualcosa di rilevante si muove ai piani alti dei 5Stelle. Nelle scorse ore c'è stata una lunga riunione a Milano dei membri dell'associazione Rousseau, quella di Davide Casaleggio.
davide casaleggio 8
E giovedì il patron dell' omonima piattaforma era a Roma, per incontrare Di Maio. Tema principale, le nuove regole per le restituzioni, da semplificare per tenere a bada i gruppi parlamentari. Ma non solo. Perché la marea di scontento che spesso bagna Di Maio rischia di sommergere Casaleggio, che con il capo politico ha uno storico asse. E allora sono una perfetta conferma del rapporto forte tra i due, le parole di Di Maio nell'assemblea congiunta con i parlamentari proprio di giovedì sera, affiorate ieri sulle agenzie: "Ora non va più bene niente, neanche il capo politico, neanche Rousseau, ma molti di voi sono stati eletti proprio grazie a queste cose che abbiamo costruito nel tempo".
PAOLA TAVERNA
È la risposta ai senatori che giovedì a Palazzo Madama hanno presentato un documento politico, in cui si chiede anche di separare i ruoli politici da quelli di governo. Tradotto, di non avere più un capo politico che sia anche ministro. "Porteremo il documento anche agli Stati generali" promette il senatore Mattia Crucioli. Come a dire che bisognerà discutere di tutto e di tutti. Ma questo ad oggi passa ancora da lui, dal Di Maio che ieri con i facilitatori ha discusso, a lungo.
Aprendo, alla fine, alla richiesta di molti: ossia far scegliere direttamente agli iscritti sulla piattaforma Rousseau tutti i facilitatori regionali. Facendo così marcia indietro rispetto alla sua linea, lasciare agli attivisti la possibilità di votare solo un elenco da cui sarebbe poi lui, il capo, a scegliere i nomi finali. E non è proprio un dettaglio.
"Chi dice che i facilitatori regionali non possano votare in un ipotetico congresso?" si chiedeva ieri un veterano del Movimento. Però è tutto da vedere, "la stessa decisione sui facilitatori regionali non è ancora definitiva" raccontavano ieri. Nell' attesa, dentro il M5S si stanno già riposizionando in vista degli Stati generali. Si muovono gruppi, si fissano riunioni, "per organizzarsi". Perché magari Di Maio e Casaleggio non lo vogliono, un Congresso vero e proprio. Ma tutti o quasi se lo aspettano.
ROCCO CASALINO GIUSEPPE CONTE
Compresi i dimaiani più fedeli, che guardano con per nulla dissimulata ostilità verso Palazzo Chigi. Perché il premier Giuseppe Conte viene considerato ormai apertamente il rivale, l' uomo che vuole tenere il M5S nel centrosinistra. L' avvocato che ha uno stile e una visione delle cose molto diversi da Di Maio, e il recentissimo derby a distanza sulla politica estera lo ha confermato. Ma non solo, perché Conte è anche in stretto e continuo contatto con Grillo, l' uomo che ha imposto la rotta verso sinistra al capo politico.
GIUSEPPE CONTE E ROCCO CASALINO IN CONFERENZA STAMPA
E allora il sospetto finale è quello che, alla fine, il Garante punti tutte le carte da qui all' avvenire sul premier, come baricentro, punto di equilibrio del M5S . E non significa che debba anche fare da capo politico. Quello dovrà essere un altro. Il nome più gettonato era e resta il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Ma avrebbe già detto a molti di non volerla, quella carica. Un altro nodo, nel M5S dove tutto si muove senza equilibrio.