Adriano Scianca per La Verità
charles manson
«Nobody».
«Nessuno», rispondeva Charles Manson a un giornalista che gli chiedeva «Chi sei in realtà?». Eppure tutta la sua vita è stata contrassegnata da un' ossessione: essere qualcuno. Essere una rockstar, un capo, un guru, un oggetto del desiderio, un' icona del male. Gli è riuscito tutto, tranne diventare una stella della musica, che del resto è anche il ruolo che racchiude tutti gli altri.
Eppure c' era andato vicino, quando sembrava essere diventato un intimo di Dennis Wilson, il batterista dei Beach Boys. Non funzionò e una narrazione troppo hollywoodiana per essere vera attribuisce proprio alla frustrazione dell' artista fallito i fatti di Cielo Drive. Del resto Adolf Hitler non fu forse scartato dall' accademia delle belle arti? Ma è solo freudismo d' accatto, la verità è che continuiamo a non sapere chi sia stato Charles Milles Manson, se non per una certezza che appare incontrovertibile, ovvero che è morto. Era da diversi decenni all' ergastolo. Pochi giorni fa, era stato trasferito dal penitenziario di Corcoran in ospedale in gravissime condizioni. Aveva 83 anni, compiuti da poco.
la manson family
Era nato, infatti, il 12 novembre 1934, figlio illegittimo e non voluto di una prostituta sedicenne. Chi ben comincia... Quando aveva cominciato ad aggregare intorno a sé giovani sbandati e ragazze scappate di casa, la sua promessa di salvezza sembrava decisamente meno cruenta di quanto poi non si sarebbe dimostrata.
Susan atkins manson family
Nel suo background esoterico, appreso in prigione, abbondavano riferimenti massonici, satanisti, crowleyani, ma anche elementi tratti da Scientology. La «Famiglia», così si faceva chiamare la sua setta, girava per il deserto con un pulmino dipinto di nero. Rubacchiavano nei supermercati e propugnavano una visione a forti tinte ecologiste e animaliste. Odiavano i neri, però, il che li distingueva dal resto dell' ondata hippy. La vita, nella Family, trascorreva tra Lsd e sesso di gruppo.
Qualcuno ha calcolato, non sappiamo bene in che modo, che Manson abbia avuto per diverso tempo almeno sette rapporti al giorno con donne differenti. Sin da ragazzino, si era rivelato un manipolatore e pare che tra i suoi studi ci fossero anche tecniche di ipnosi. Di nuovo, distinguere la realtà dal mito si rivela difficile.
sharon tate e roman polanski
L' utopia mansoniana rivelò il suo vero volto nell' agosto del 1969, quando quattro membri della Famiglia - Charles «Tex» Watson, Susan Atkins, Patricia Krenwinkel e Linda Kasabian - irruppero in una villa che si trovava a 10050 Cielo Drive, nella zona nord di Beverly Hills. Tra le quattro persone uccise ci fu l' attrice Sharon Tate, che aveva 26 anni ed era all' ottavo mese di gravidanza.
charles manson
Suo marito era il regista Roman Polanski. La notte seguente, il gruppo di Manson uccise altre due persone - Leno LaBianca e sua moglie Rosemary - in una casa nel quartiere di Los Feliz, a Los Angeles. La Atkins si vanterà in carcere dell' eccidio: dare il colpo di grazia a Sharon che la supplicava di risparmiarla in nome del bambino che stava per nascere, diceva, era stata l' esperienza sessuale più eccitante della sua vita. Raccontava anche di aver avuto un orgasmo leccandosi il sangue della vittima dalle mani. A dicembre, i membri della banda erano tutti in galera.
Furono condannati a morte nel marzo 1971, ma la pena fu commutata in ergastolo dopo che nel 1972 la Corte suprema dello stato della California aveva abolito la legge sulla pena di morte.
susan atkins, patricia krenwinkel and leslie van houten
Manson, in realtà, non confessò nulla e appare certo che non fosse sulla scena del crimine. Inoltre le testimonianze contro di lui venivano da persone mentalmente provate dagli acidi e furono più volte ritrattate.
charles manson
Un buon avvocato avrebbe potuto evitare il massimo della pena, ma sia il pubblico ministero, Vincent Bugliosi, che Manson stesso sembravano desiderare che sul banco degli imputati finisse il diavolo in persona.
L' establishment cercava un pretesto per criminalizzare hippy e contestatori, Charlie era disposto a fornirglielo su un piatto d' argento per poter finalmente cessare di essere nessuno. Il processo divenne così spettacolo, lo spettacolo del male, con Manson che voltava le spalle al giudice, proferiva sconclusionate sentenze mistiche, cambiava continuamente look, mentre il pubblico ministero avvertiva i giurati di fare attenzione alle sue famigerate facoltà ipnotiche. Per mettere un po' di ulteriore pepe nella trama, sembra peraltro che le «sue ragazze», ovvero le coimputate, si presentassero vestite esattamente come lui, con cui pure non potevano comunicare.
charles manson
Uno show la cui natura fu ben compresa da Brian Warner, un lungagnone dell' Ohio che nel 1989 fondò un gruppo musicale prendendo il cognome di Manson e il nome di Marilyn Monroe. Marilyn Manson, appunto. Perché tutto fa spettacolo e le massaie sognano gli amori della diva appena prima di deplorare quei drogati del massacro di Beverly Hills. Manson si è quindi autosacrificato, dopo aver sacrificato svariate altre vite in senso molto più letterale, sull' altare di un destino iconico. Senza aver ucciso nessuno in prima persona, è divenuto emblema del serial killer, questa figura disumana e sovrumana al tempo stesso, l' uomo che uccide senza un perché, la morte pura e semplice, e che così facendo squaderna il mistero della nuda vita.
charles manson
Puoi amare o odiare chi agisce per un motivo, ma la morte, semplicemente, è. Non puoi spiegarla, devi semplicemente prendere atto che esiste. È stato così che Charlie di Cincinnati ha definitivamente smesso di essere ciò che più temeva. E a chi gli faceva domande sulla sua identità, replicava: «Non sono nessuno. Sono un barbone, uno scroccone, un vagabondo. Sono un vagone e una brocca di vino. E una lama di rasoio, se ti avvicini troppo»
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