ELVIRA SERRA per il Corriere della Sera
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Maria Giovanna, oggi sono 80. Auguri! «Ah sì, me l'hanno detto...». Non faccia finta di niente. Come festeggerà? «Eh, questo virus non ci voleva... All'ultima festa c'erano 500 persone!». Accidenti! «Erano diventate l'evento dell'estate, perché anche mio marito (l'imprenditore Gabriele Massarutto, ndr ) compie gli anni vicino, il 30: stessa età.
Sono sempre state feste open, si cominciava alle 20 e si finiva il giorno dopo alle 6. Una volta si erano trovati insieme Jörg Haider e Reinhart Rohr, che erano avversari politici. Ma anche il mio barista, per dire... Perfino la squadra di snow rugby al completo: mi avevano vista il giorno prima al supermercato e volevano una foto; dissi che non ero in ordine, ma li aspettavo a casa per il compleanno, e sono venuti con le firme sulla palla ovale».
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Maria Giovanna Isabella Isolina Elmi, amatissima figlia femmina, dopo tre maschi, di papà Luigi e mamma Italia, ha mantenuto l'eleganza della Signorina Buonasera che annunciava i programmi dal piccolo schermo e l'entusiasmo dell'inviata di Sereno variabile che si spostava come una trottola da un capo all'altro dello Stivale. Con in più una innata gentilezza nascosta nei dettagli.
Come quello di far trovare alla cronista una sua foto incorniciata sul comodino della stanza dove trascorrerà la notte a Tarvisio - «Così ti senti a casa» - in quella zona di confine tra Italia, Austria e Slovenia che si candidò a ospitare le Olimpiadi invernali nel 2002 e nel 2006, con un progetto chiamato, appunto, «Senza confini».
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Dei tanti soprannomi che le hanno dato - Azzurrina, Fatina bionda, Barbie, Voce di velluto, Biancaneve, Serena invariabile - a quale è più affezionata? «Fatina di sicuro, perché me lo diedero i bambini ai tempi in cui conducevo Il dirigibile , prima con Toni Santagata e poi con Mal. Era una specie di Sereno variabile ante litteram... Io ero la Fata Azzurrina, parlavo con i pupazzi, Zippo coniglio macchinista, e Franz cuoco di bordo, e i bambini non capivano perché con loro restassero muti e con me no».
Veniamo alla Signorina Buonasera. Faceva le prove davanti allo specchio?
«No, imparavo a memoria tutto. Per 7 giorni in Parlamento non capivo nemmeno cosa stessi dicendo. Usavo bigodini bollenti per farmi le onde naturali, poi entravo in una stanzina e salivo su una pedana, perché Marina Morgan era molto più alta di me e il tecnico cambiava solo il controluce. C'era un semaforo: giallo attenzione, rosso e verde audio e video».
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Papere clamorose?
«È passata per papera, ma non avevo colpe, l'annuncio del Capodanno 1979 a reti unificate. Rai 3 era appena nata. Davanti a me c'erano i monitor di Rai 1 e Rai 2, ma non di Rai 3.
Così, vedendo che sul primo canale e sul secondo c'erano ancora il programma e l'intervallo, continuavo a sistemarmi il corpetto del vestito di pailettes: temevo che potesse dare l'effetto nudo a seconda della inquadratura. Peccato che su Rai 3 fossi già in onda... Quando sono tornata nella saletta del caffè mi passarono subito una telefonata: "Oh ma tu ce voi fa' morì, noi siamo gli avieri di Caserta!"».
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Doveva sorridere sempre. Come ha fatto nei momenti più duri? Penso ai giorni del divorzio da Ernesto Hoffman o a quando mancò la sua collega e amica Roberta Giusti... «Prima ci fu la morte del mio papà... Ero disperata, ma il lavoro è sempre stato un complice. Ricordo di aver ricevuto, dopo, una lettera: "Sorridi sempre, ma non più con gli occhi"».
Riceveva tante lettere?
«Tantissime! Un siciliano voleva sposarmi e per iscritto poneva le condizioni: "Andremo al cinema una volta alla settimana, dovrai cucinare per me tutte le sere...". Un altro me lo trovai sotto casa, aveva citofonato dicendo che mi aveva portato i polli cotti. E io: "Ma quali polli?". E lui: "Sì, me lo hai detto tu, hai cambiato la riga dei capelli, era il segnale!"».
Cos' ha pensato della nuova generazione di annunciatrici, alla Claudia Andreatti?
«Ai miei tempi c'era solo il piano americano, non ho amato queste inquadrature a figura intera: alla fine ti chiedevi dove avevano comprato le scarpe... E poi quella chiusura con il dito puntato mi sembrava da maleducati».
E di Alessandra Canale che pianse in diretta dopo l'ultimo annuncio?
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«L'uso privato della tv pubblica è sempre stato vietatissimo. Una volta la Carrà si mise a piangere perché sua madre stava molto male ed ebbe una ramanzina... Comunque, tutto sommato, Alessandra ha fatto bene. Io per carattere, non lo avrei fatto».
Lei in compenso fece causa alla Rai per essere stata estromessa da «Sereno variabile».
«Mi è costato molto dolore. A me seccava essere pagata per non lavorare. Comunque è una storia vecchia: si è chiusa dopo un bel po' di anni con una transazione economica».
Chi vinse Sanremo nel 1977?
«Homo Sapiens con Bella da morire ».
E nel 1978? «I Matia Bazar con ...e dirsi ciao ». Ricorda anche chi presentava, immagino...
«Nel '77 scoprii che sarei stata a Sanremo dai tabelloni dei turni. Mike Bongiorno voleva al suo fianco un volto amato dal pubblico e da un breve sondaggio ero risultata io la più amata. Ero terrorizzata! Lui fu splendido: mi diede una scatola con tutte le schede dei cantanti, così potevo prepararmi».
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Lo conosceva già, avevate fatto insieme un fotoromanzo...
«Di Mike non ho mai avuto il numero di telefono. E di quel fotoromanzo, Un nido di tenebre , per Grand Hotel , ebbi il coraggio di riparlargli solo molti anni dopo».
Nel 1978, invece, lei era accanto a Beppe Grillo.
«Veramente Beppe Grillo fu la mia guest star. Quel Festival lo presentai io, prima donna nella storia. Indossavo una collana alta della principessa Helietta Caracciolo: mi ero fatta un buco nero con il ferro, cercando di arricciarmi una ciocca, e quel collarino mi salvò!».
Facciamo un balzo in avanti: 2005, l'Isola dei Famosi.
«Era da un po' che me lo chiedevano, ma temevo che la Mutty, la madre di Gabriele, da mutter, disapprovasse. E invece al dunque disse che era fantastico e così andai».
I naufraghi più giovani non furono generosi con lei, che poi arrivò terza.
«Forse pativano di più la fame e si controllavano meno. Ma non importa. Ci sentiamo ancora. Con Idris è nata una bellissima amicizia. Mi è rimasto impresso quando Al Bano andò via e ci affidò la croce di legno che aveva costruito, per proteggerci. Lory Del Santo e Daniele Interrante volevano utilizzare il legno, io mi opposi e Idris, musulmano, mi aiutò a raddrizzarla. "Ricorda che Dio è uno solo", disse».
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Davvero Audrey Hepburn le chiese l'autografo?
«Sì, al Matriciano a Roma. Era per il figlio Luca che guardava Il dirigibile ed era innamorato di me».
E della cavalcata nel deserto con Rambo?
«Intervistai Sylvester Stallone vicino a Tel Aviv per Sereno variabile: mi fece salire sul suo cavallo afferrandomi con una morsa d'acciaio. In aeroporto, dopo, scampai a un attentato...».
Prego?
«Ma sì, al check in dopo estenuanti interrogatori, urlarono: " Everybody down ! Everybody down !". Le hostess sparirono, inghiottite non so dove. Poco dopo, due soldati comparvero tenendo per le braccia un uomo».
E del corteggiamento di Tony Curtis?
«Eravamo a Taormina per il festival e mi aveva invitata nel suo hotel per nuotare con Esther Williams, ma io dovevo lavorare e gli diedi buca. Poi al party serale mi venne a cercare con il mio nome scritto sul palmo della mano».
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Di quale cosa, tra le tante che ha fatto, è più orgogliosa?
«In Rai facevo parte del gruppo donatori di sangue. Sono 0 Rh negativo, preziosissimo perché lo puoi donare a tutti, ma lo puoi ricevere solo dal tuo gruppo. Una volta un tecnico delle riprese precipitò in parapendio, ci allertarono tutti, ma solo io potevo darlo.
Due anni dopo, quando ci siamo rivisti, mi ha abbracciato e ringraziato».
E sul lavoro di cosa è più fiera?
«Dell'intervista a Giulio Andreotti per le Europee del 18 giugno 1989. Era stato lui a chiedere che fossi io, fu una bella soddisfazione».
Pochi sanno che ha fatto tanta radio.
«Che bei ricordi, erano gli inizi. Facevo dei collegamenti con le Forze armate. Andai dentro un sommergibile, su un incrociatore lanciamissili, sulla nave scuola Corsaro II... A un certo punto quelli dell'Aeronautica protestarono.
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Così salii bordo del Fiat G.91 e feci una serie di looping indimenticabili: mi avevano fatto indossare la tuta del Generale Remondino. Quando mi toccò l'elicottero il pilota mi fece fare un "valzer" e mi chiese se era meglio del looping. Ma come potevo dirlo? Allora lui, dopo aver chiesto l'autorizzazione via radio, fece precipitare l'elicottero e quando eravamo quasi a terra fermò l'aeromobile. Quindi, serafico: "Ecco, questo un G.91 non lo può fare"».
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Quale regalo vorrebbe per il compleanno?
«Nel 2014 all'udienza pubblica del mercoledì in piazza San Pietro avevo chiesto a papa Francesco di venire al Santuario del Monte Lussari per benedire la Madonna, venerata da italiani, austriaci e sloveni. Avevo portato uno scatolone pieno di cartoline raccolte nei tre Paesi. Lui mi promise: Verrò, se il Signore me darà la vida . Lo sto ancora aspettando».
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