Uski Audino per “la Stampa”
LO SCONTRO A STRASBURGO TRA BERLUSCONI E MARTIN SCHULZ
«Bizzarro» dice Martin Schulz - ex presidente del Parlamento europeo, ex candidato cancelliere per l'Spd e ora presidente della Fondazione Friedrich Ebert - «come quest' uomo possa sopravvivere politicamente ancora e ancora dopo tutti gli scandali».
Il riferimento è a Silvio Berlusconi, uno con cui il conto può sembrare essere rimasto aperto. Correva l'anno 2003 quando l'allora presidente del Consiglio italiano per rispondere alle critiche del capogruppo dei socialdemocratici tedeschi si rivolse al «signor Schulz» offrendosi di suggerirlo «per il ruolo di Kapò» in una produzione televisiva. Un insulto personale in risposta ad una critica politica.
LO SCONTRO A STRASBURGO TRA BERLUSCONI E MARTIN SCHULZ
Come valuta che un uomo con il passato di Silvio Berlusconi aspiri ad un ruolo di governo?
«La mia opinione su Berlusconi è nota. Ma la situazione è davvero bizzarra: come quest' uomo possa sopravvivere politicamente ancora e ancora dopo tutti gli scandali è piuttosto interessante. Non ha fatto del bene al Paese. E ora sta giocando di nuovo un ruolo ambiguo».
Ha capito come si è arrivati alla crisi di governo?
«Si, certo. Se si conoscono le persone coinvolte - Conte, Berlusconi, Salvini e Meloni - allora si capisce. Sono tutti politici a cui non importa servire l'Italia. L'importante per loro è mantenere il proprio potere e la propria influenza. E riconoscere tutto ciò è amaro».
LO SCONTRO A STRASBURGO TRA BERLUSCONI E MARTIN SCHULZ
La crisi politica in Italia avrà un impatto sugli scenari europei?
«C'è una cosa che non capisco: se i sondaggi dicono che due terzi degli italiani sostengono Draghi e vogliono che rimanga capo del governo, allora non ha senso che le stesse persone votino per una maggioranza di destra. Ecco perché ho una visione critica di questi sondaggi.
Per questo dobbiamo attendere i risultati delle elezioni. Se Meloni diventerà capo del governo, dipenderà anche da Salvini e Berlusconi ed è difficile prevedere cosa può succedere in Italia e in Europa. Lei è un'euroscettica e antieuropeista di destra radicale. Allo stesso tempo, l'Italia dipende dai soldi di Bruxelles».
LO SCONTRO A STRASBURGO TRA BERLUSCONI E MARTIN SCHULZ
Il viaggio a Kiev di Scholz, Macron e Draghi è stato un passo nella direzione di una politica estera comune europea. Crede che si potrà ripetere in futuro con qualsiasi premier in Italia?
«No, non credo. Sarebbe difficile per Macron e Scholz sviluppare una strategia comune con un politico come la Meloni. Se lei diventasse capo del governo, non avrebbe la maggioranza assoluta, ma dovrebbe collaborare con Berlusconi e Salvini. Quest' ultimo è un vero putiniano e Berlusconi è un uomo che si preoccupa solo di garantire le sue sfere di influenza economica. Un governo di destra simile sarebbe molto instabile e un partner non affidabile in Europa».
LO SCONTRO A STRASBURGO TRA BERLUSCONI E MARTIN SCHULZ
La crisi energetica non accenna a finire. Secondo lei l'Europa è preparata ad affrontare questa fase di carenza di gas?
«La Commissione ha avanzato buone proposte per garantire la solidarietà tra gli Stati membri. Ma abbiamo visto dalla reazione dei primi Paesi che sarà molto difficile - cosa che ovviamente sa anche la leadership del Cremlino. Il gas sarà certamente usato come leva politica per dividere l'Europa. Se il governo di Roma - l'Italia è uno dei tre Stati del G7 dell'Ue - si dovesse ritirare da questa comunità europea di solidarietà e dal boicottaggio della guerra dei russi, sarebbe un disastro».
La Germania è in un momento di difficoltà per la sua forte dipendenza dal gas russo. Crede che alla fine l'Ue si mostrerà solidale con la Germania quanto lo è stata nei confronti dei paesi più colpiti dalla pandemia, tra cui l'Italia, con il Recovery Fund?
mario draghi olaf scholz emmanuel macron 2
«Lo spero, ma non è detto. Draghi e il suo governo hanno ottenuto enormi risultati per l'Italia con il forte sostegno di Berlino e Parigi. Sono state messe a disposizione grandi somme, grandi investimenti. Germania, Francia e Italia finanziano oltre il 60% dell'Ue. Ciò significa che questi tre Stati stanno compiendo un enorme sforzo di solidarietà con l'intera Ue. Ma ricordiamo anche la divisione Nord-Sud.
Danimarca, Svezia, Finlandia, Paesi Bassi e anche Austria avevano un'idea diversa del Recovery Fund. Sono stati Olaf Scholz, in qualità di ministro delle Finanze, e Bruno Le Maire, il suo omologo francese, a far approvare il fondo nella sua forma attuale. L'Italia ne beneficia enormemente. E qualsiasi nuovo governo italiano farebbe bene a non mettere in discussione questa solidarietà».
mario draghi olaf scholz emmanuel macron sul treno per kiev
Intende dire che sarebbe il momento di ricambiare?
«Sì, certo, è sempre un dare e avere. La Germania avrebbe dovuto fare di più nella crisi dei rifugiati, ad esempio, e io l'ho spesso criticato. Da quando Scholz è stato ministro delle Finanze e da quando è diventato Cancelliere, l'Italia - questa è la mia convinzione - può contare del tutto sulla Germania. Quindi anche Berlino deve poter contare su Roma».
La Nato sta rafforzando il suo fianco orientale. I Paesi della Nato stanno mandando i loro soldati per arrivare a 300.000 unità. L'opzione di un confronto sul terreno è concreta?
mario draghi olaf scholz emmanuel macron sul treno per kiev
«No, non credo. È positivo che la Nato si allarghi. Ed è anche giusto che si rafforzi il fianco orientale. Ma dalla stagnazione delle azioni militari russe si vede che le capacità militari della Russia sono limitate. Un ulteriore impegno militare la Russia non può permetterselo. Per questo è ancora più importante che l'Europa si renda capace di difendersi».
Ritiene che la Difesa europea sia diventata più debole per il rafforzamento della Nato?
«No, e sarebbe un peccato. Deve diventare più forte. Perché su una cosa dobbiamo essere chiari: la parte europea della Nato deve diventare militarmente e politicamente più forte e organizzarsi meglio dal punto di vista politico e militare sotto l'ombrello della Nato. Oggi possiamo contare sul governo di Washington. In futuro, non lo so».