Mauro Masi* per “Italia Oggi”
* Delegato italiano alla proprietà intellettuale
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Il 2018 ci ha, tra l' altro, regalato la piena consapevolezza che la rete può divenire (e forse lo è già) un serio pericolo per la democrazia. Ne abbiamo parlato su questa rubrica pochi giorni fa e molti lettori hanno dissentito sostenendo, in buona sostanza, che la rete non minaccia la democrazia ma semmai sta spingendo i sistemi democratici a dotarsi di strumenti più in linea con i tempi, tempi ormai inevitabilmente scanditi dal web.
mauro masi
Con me non sono d' accordo in tanti. E voglio citare Aviv Ovadya, che è uno dei principali esperti mondiali di comunicazione sul web, ingegnere informatico del Mit e chief technologist al Center for Social Media Responsibility presso l' Università del Michingan e che fu il primo a segnalare, peraltro inascoltato, il rischio dell' esplosione del fenomeno «fake-news» prima delle elezioni Usa del 2016.
Di recente Ovadya ha lanciato un nuovo allarme: l' evoluzione del sistema «fake-news» ci sta portando verso un rischio ben peggiore: una vera e propria distorsione non solo di alcune notizie ma della stessa realtà, o meglio, di quello che la rete ci fa apparire come realtà. E ciò anche perché la tecnologia applicabile sul web è già ora in grado di creare falsi che sembrano assolutamente verosimili se non addirittura veri.
tasti falso e vero
Gli esempi non mancano: nel lato oscuro della rete ci sono soggetti in grado di utilizzare algoritmi di apprendimento automatico e software open source per creare facilmente video pornografici che sovrappongono realisticamente volti di celebrità, o di chiunque altro, sui corpi degli attori professionisti.
donald trump fake news twitter
Addirittura in istituzioni serissime come le prestigiose università di Stanford e di Washington sono stati creati programmi che combinano e mixano filmati video registrati con il rilevamento del volto in tempo reale per manipolare il video, così come programmi che sono in grado di trasformare clip audio in un video realisticamente sincronizzato con la bocca della persona che pronuncia quelle parole facendogli dire qualunque cosa. Si immagini cosa possa significare una manipolazione del genere anche solo in campo politico.
Il rischio vero che ci si prospetta quindi è quello di essere bombardati da un fiume costante di disinformazione dove sarà sempre più difficile distinguere ciò che è reale e vero da quello che non lo è.
Da qui due conseguenze entrambe allarmanti: la prima, il pubblico, o almeno una parte rilevante di esso, crede alle fake news e agisce in conseguenza; la seconda è quella che lo stesso Ovadya chiama l'«apatia della realtà»: sommersa dalla disinformazione la gente semplicemente inizia a mollare, le persone smettono di prestare attenzione alle notizie e il livello fondamentale di conoscenza richiesto dalle nostre democrazie per funzionare diviene vago e instabile.
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Quindi, tornando al nostro assunto iniziale, il pericolo esiste, eccome. E avere consapevolezza che il pericolo per la democrazia esiste aiuta a trovare soluzioni o quantomeno spinge alla modifica dei comportamenti.
Dopo le prime accuse sull' inquinamento preelettorale del 2016 Zuckerberg rispose stizzito sostenendo che solo dei pazzi potevano parlare di fake news alimentate da Facebook: ha dovuto chiedere precipitosamente scusa e si sta ancora scusando.